Turismo, la Regione investe sui laghi

lovere1“La bellezza dei nostri laghi, la loro ricchezza naturalistica, enogastronomica e culturale sono elementi unici nel panorama turistico mondiale.  Favorire la valorizzazione e sostenere in modo specifico la promozione di questo patrimonio è un’azione strategica che avrà ricadute stabili e durature sul tessuto economico di questi territori”. Lo ha detto Mauro Parolini, assessore al Commercio, Turismo e Terziario della Regione Lombardia, commentando l’approvazione da parte della Giunta, su sua proposta, della delibera avente come oggetto la valorizzazione turistica dei grandi laghi lombardi. Le progettualità riguarderanno azioni promozionali sui mercati internazionali, interventi volti al miglioramento dell’accoglienza dei turisti, dell’informazione e della promozione digitale, la realizzazione di infrastrutture e servizi mirati all’ottimizzazione della fruizione dei laghi, interventi finalizzati alla sostenibilità e alla conservazione del patrimonio naturale. Le risorse saranno così suddivise: Lago di Garda: 300mila euro (soggetto capofila, la Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano); Lago di Como: 300mila euro (soggetto capofila Unioncamere Lombardia); Lago di Iseo 300mila euro (soggetto capofila il Comune di Lovere) – Lago Maggiore 300mila euro (soggetto capofila la Camera di Commercio di Varese). “In quest’ottica di promozione integrata e di sviluppo – ha concluso Parolini – è inoltre necessario che i brand locomotiva rappresentati dai laghi lombardi fungano da traino per far conoscere ad un pubblico di viaggiatori sempre più ampio anche la ricchezza di località turistiche meno conosciute, che rappresentano oggi veri e propri diamanti grezzi con potenzialità ancora non pienamente espresse”.




L’Ocse su Bergamo: «Più lavoro di squadra e meno meeting e relazioni personali»

«È di fondamentale importanza che gli stakeholder di Bergamo creino una visione comune per lo sviluppo. E tra questi vanno inclusi il sindaco di Bergamo, gli altri sindaci della provincia, i leader del settore privato e delle istituzioni accademiche, oltre alle associazioni imprenditoriali, ai sindacati e alla Camera di Commercio». È chiaro e netto il messaggio che l’Ocse lancia a Bergamo nel Rapporto sull’economia e il territorio presentato oggi in Camera di Commercio. Si parla, nel Rapporto – al termine di una approfondita analisi dei punti di forza e di debolezza del territorio – di «una visione che dovrebbe cristallizzare le azioni a breve, medio e lungo termine. Sforzi di cooperazione che dovrebbero essere istituzionalizzati, piuttosto che dipendere da meeting ad hoc o relazioni personali. Ciò aiuterà a promuovere la continuità negli obiettivi e nei programmi politici». «La piattaforma formale – continua l’Ocse – dovrà essere bilanciata dalla partecipazione di rappresentanti del settore pubblico e privato, oltre che della società civile, per aumentare il senso di appartenenza. Inoltre, dovrebbe essere collegata a risorse e leve politiche. La visione e breve termine dovrebbe dare luogo a un quadro politico comune con linee guida chiaramente articolate che identifichino gli obiettivi chiave delle politiche e i parametri di azione e valutazione, e siano supportati da un impegno politico». «Una visione condivisa per lo sviluppo di Bergamo non gioverà solo agli stakeholder della provincia – avverte l’Ocse -. Al contrario, aumenterà anche il loro potere di contrattazione nei confronti di altre provincie e del governo regionale e nazionale, e migliorerà la loro capacità di influenzare le politiche regionali e nazionali». In conclusione, gli analisti dell’Ocse fanno due raccomandazioni chiave a Bergamo. La prima: creare una piattaforma strutturata di discussione tra tutti gli attori locali, compresi i rappresentanti del settore pubblico, del settore privato e della società civile, per elaborare una strategia di sviluppo comune. La seconda: creare gruppi di lavoro per sostenere la piattaforma nella concezione e implementazione di aspetti specifici della strategia di sviluppo regionale. Sarà capace Bergamo di far tesoro di queste indicazioni?




Romano, negozi contro le strisce blu in piazza Fiume

Pietro Giussani, macelleria, via Tadini 60, aperta da trent’anni

Pietro Giussani - Romano di Lombardia rid
 Lei è il presidente dell’associazione dei negozi, qual è la situazione a Romano?

«Purtroppo la grande distribuzione sopperisce alle necessità della clientela. Noi ci perdiamo, ma a pagare lo scotto sono anche le generazioni future. Chi è quel giovane che oggi apre un’attività con tutti i costi che comporta? Magari all’inizio c’è l’entusiasmo, ma poi appena si alza la saracinesca sono spese su spese».

Quali sono i settori che, invece, funzionano?

«Bar e pizzerie da asporto. Lo Stato ha liberalizzato all’eccesso e oggi si vedono tabaccherie che accanto a sigarette e valori bollati offrono anche caffè e cappuccini. Un’assurdità, a mio parere, perché non ci si improvvisa barman».

Il sindaco vorrebbe installare le telecamere intelligenti, ovvero che leggono la targa, cosa ne pensa?

«È un modo per tutelare la zona a traffico limitato dall’entrata di chi non è autorizzato. Ma è un’iniziativa che mi lascia perplesso. Credo che sia un ostacolo ulteriore per chi lavora e magari aspetta la merce dai fornitori».

 

Valerio Pagani, bar La Chicheria, via Tadini 40

Valerio Pagani - Romano di Lombardiab ridQual è la priorità per incentivare le attività a Romano?

«Io punterei a sistemare la situazione dei parcheggi in piazza Fiume: introdurrei quelli a disco orario, fino a due ore, e lascerei solo un quarto a pagamento. Le strisce blu vanno bene per chi deve fare una commissione veloce in centro, non per chi ci lavora o vuole passare un pomeriggio a fare shopping. Sono penalizzanti».

Oggi dove parcheggiano i clienti?

«Piazza Fiume è sempre vuota, proprio perché cara: 80 centesimi all’ora. In compenso, il parcheggio dell’ospedale, che è gratuito, è sempre strapieno. Ma crea un disagio alla gente che ha bisogno di fermarsi per fare esami o andare a far visita a parenti ricoverati».

Mariano Costardi, “Pavone Rosso”, negozio di scarpe e pelletteria, avviato trent’anni fa in via Rubini 9

Mariano Costardi - Romano di Lombardia ridCome si fronteggia la crisi degli acquisti?

«Anche i giganti al giorno d’oggi faticano. Le regole del mercato valgono per tutti. Molti nostri colleghi restringono l’offerta scegliendo di vendere solo articoli da donna oppure puntano a risparmiare sulle spese per il personale con una gestione familiare».

La vostra strategia qual è?

«Noi, al contrario, crediamo che sia importante proporre una vasta gamma di prodotti e di qualità».

Dunque, non pesa la concorrenza dei centri commerciali che sono a pochi chilometri da Romano?

«Non possiamo lamentarci. Anzi, direi che ci hanno aiutato a fare una selezione».

In che senso?

«Chi è andato là, e magari ha acquistato, poi è tornato da noi».

Pinuccia Bedoschi, Elisabeth abbigliamento uomo e donna e bigiotteria, via Tadini 6

Pinuccia Bedoschi - Romano di Lombardia ridQual è la priorità dei commercianti in questo momento?

«Chiediamo all’amministrazione che i parcheggi di piazza Fiume non siano a pagamento. Noi che gestiamo attività ne risentiamo molto. Ogni ora dobbiamo chiudere e correre a cambiare il tagliandino, altrimenti il vigile è già pronto a fare la multa».

Qual è la situazione delle vendite?

«Il negozio è appena nato, avviato lo scorso novembre. La passione è tanta, per ora si sopravvive».

Cosa, invece, funziona?

«L’associazione dei commercianti ci tutela molto e bene. La quota di adesione è bassa rispetto alle attività proposte: eventi, luminarie, vetrine a tema. Anche grazie al loro contributo nel rendere vivo il paese, la situazione è migliore di altri centri vicini e più grandi, come Treviglio».

Silvana Russi, “Casa del bambino”, abbigliamento, via Tadini 11

la casa del bambino - Romano di LombardiaQual è la situazione del commercio?

«Pessima».

Se avesse la bacchetta magica cosa farebbe?

«Trasformerei tutte le strisce blu dei parcheggi in bianche».

Perché?

«Non mi sembra giusto che chi lavora qui otto ore al giorno debba pagare per parcheggiare la propria auto. In secondo luogo, ci sono troppi ambulanti senza permessi e questuanti che infastidiscono i passanti. Per noi scatta subito il verbale per la minima svista. Loro sono liberi di muoversi, importunare e vendere».

Il negozio è stato avviato oltre mezzo secolo fa. Quali sono stati gli anni più difficili?

«Con la crisi ormai ci conviviamo. Mia suocera, Maria Teresa Martinelli, che è la titolare, sostiene che il 2014 sia stato l’anno più nero. I clienti vogliono risparmiare e si rivolgono agli shopping center. Chi vuole il capo bello, viene ancora qui. Per fortuna»”.

Alessandro Bonetti, “Civico 54”, negozio di abbigliamento, via Tadini 54 e via Stadio 12/14

Alessandro Bonetti - Romano di Lombardia ridCome vanno gli affari?

«È un disastro, in tutti i sensi. Non arriva gente, i negozi sono deserti».

Quale potrebbe essere l’aiuto dal Comune?

«Va tolta la riga blu, almeno a metà parcheggi che sono al servizio del centro storico. Dà fastidio a tutti, a noi commercianti che lavoriamo, ma anche a chi deve fare acquisti o commissioni».

Ci sono altre pecche?

«Manca la vigilanza. Ci sono ambulanti che fermano con insistenza le persone e offrono di tutto, dai fiori a scarpe e borse. Il giovedì mattina, quando c’è il mercato, la situazione è fuori controllo. Così non va bene».




Albino, «il centro preda di sporcizia e maleducazione»

albino orizzFabio Gualandris – Fantagrafia

Fabio Gualandris«Nel 2000 sono state rifatte le strade del centro storico di Albino tranne via Sant’Anna dove si aspettava l’inizio dei lavori all’ex convento. Quindici anni dopo qui la situazione è peggiorata: buche dovute al cedimento delle vecchie condotte, perdite maleodoranti e tetti pericolanti». A segnalare il disagio è Fabio Gualandris, che in paese è un personaggio molto conosciuto e attivo. Oltre a fare il grafico per “Fantagrafia pubblicità” è custode della chiesa di Sant’Anna, presidente dell’associazione culturale Lo Scoiattolo e amministratore del gruppo Facebook “Sei di Albino se …”. E nel corso della recente assemblea in Consiglio comunale sul tema della zone 30 non ha perso occasione per portare all’attenzione dell’amministrazione tutte le sue idee per migliorare l’area in cui vive. «Anni fa, con l’apertura della galleria del Misma, avevo percepito un notevole miglioramento della qualità dell’aria che mi sembra venuto meno ultimamente a causa del traffico e dei parcheggi selvaggi – si sfoga Gualandris –. Non voglio criticare la decisione di aprire alle auto, bensì la mancata applicazione di regole che ha creato, in alcuni orari, caos. È aumentata anche la sporcizia nelle strade, ma quella è dovuta alla maleducazione». Gualandris suggerisce quindi al sindaco di risistemare la piazzetta davanti alla chiesa di Sant’Anna con acciottolato e arredo urbano, magari vietando la posa di stand, gazebi e biciclette legate con catene ai cancelli della chiesa. E ne ha anche per la parrocchiale: «Purtroppo di sera i porticati si riempiono di persone che bevono, abusano di sostanze, fanno i loro bisogni, sporcano e danneggiano tutto. E così ogni mattina sacrista e volontari devono pulire queste schifezze. Bisognerebbe chiudere nelle ore notturne, con una bella cancellata, il sagrato e il passaggio al parcheggio». In via Mazzini, invece, Gualandris sottolinea come  i marciapiedi a livello strada invitino gli automobilisti a parcheggiare quasi contro il muro, ostacolando mamme con passeggino e disabili in carrozzina: «Si potrebbe introdurre una Ztl notturna, dalle 22 alle 6, per ridurre i furti e rendere la via più tranquilla. Per quanto riguarda i parcheggi, nelle grandi città i residenti e i lavoratori hanno spazi gialli gratuiti riservati. Sarebbe bello se anche gli abitanti di Albino, muniti di cartellino rilasciato dalla polizia municipale, venissero esonerati dal pagamento».

Paolo Ghilardi

Paolo GhilardiNei 15 giorni che hanno preceduto l’assemblea sulle zone 30 Paolo Ghilardi, dipendente della Persico Spa di Nembro e residente nella centralissima via Mazzini, ha deciso di fare un esperimento: «Ho percorso la mia via in auto sotto i 30 chilometri orari e devo dire che è una bellissima velocità per transitare in centro mantenendo la padronanza al volante. Se esce improvvisamente qualcuno da un negozio o da un portone, ci si può fermare in tempo, evitando incidenti». Resta però il problema della sporcizia legata in particolare alle deiezioni canine: «Io ci abito in via Mazzini – continua – e non capisco perché altri albinesi si permettano il lusso di portare i loro cani in centro per la passeggiatina serale e consentano ai loro animali di sporcare le case altrui. I cartelli che molti residenti e negozianti hanno appeso sulla strada non sono per i cani ma per i loro padroni che quantomeno dovrebbero sempre utilizzare sacchettino o paletta. Prima ci vorrebbe una corposa fase di informazione e sensibilizzazione verso la cittadinanza. Poi una forte volontà di reprimere questo fenomeno con multe e tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione. Guai se facessimo solo la zona 30, l’arredo urbano, le zone riservate ai pedoni, le fioriere, lasciando come biglietto da visita una città sporca».

Antonella Bessi – profumeria Vanity

Antonella BessiAntonella Bessi di “Vanity”, profumeria centro estetico di via Mazzini, lamenta invece poca coesione tra i negozianti. E a farne le spese è il commercio che, a suo dire, ha bisogno di vivacità per attirare la clientela: «Tutto è lasciato al singolo, non c’è ancora un lavoro di squadra – spiega Antonella –. Noi commercianti aderenti all’associazione Botteghe di Albino, presieduta da Emanuela Poli, abbiamo creato eventi ben riusciti che hanno risvegliato il paese, colorandolo di visi vecchi e nuovi. Personalmente ho percepito entusiasmo tra gli albinesi. Purtroppo, però, le energie da mettere in campo sono molte e portano via tempo alla famiglia e al lavoro. Mi piacerebbe che il rilancio di Albino coinvolgesse l’apertura dei negozi ma che l’organizzazione e la logistica degli eventi non ricadesse tutta sulle nostre spalle. Per far vivere un paese servono eventi che attirino gente e creino un nuovo momento di incontro tra i cittadini che escono a passaggio e i turisti incuriositi. Il paese prende vita solo se c’è festa. E Albino si presta bene alle feste per la sua posizione a metà valle, per la solarità del posto e dei cittadini e per le numerose opere d’arte di cui dispone. Le idee ci sono, ma spesso mancano le forze per attuarle».

Paola Carrara – “Lo stile di Paola”

Paola CarraraC’è poi chi lavora in periferia e si sente isolato rispetto ai commercianti che hanno una bottega in centro. È il caso di Paola Carrara, titolare del negozio di abbigliamento “Lo stile di Paola” di via Provinciale: «Quando vengono organizzate delle iniziative ad Albino io sono sempre tagliata fuori – dice –. Il mio negozio è decentrato rispetto a via Mazzini e capisco che non si possa arrivare ovunque, però dovrebbero far passare le manifestazioni anche qui, altrimenti se tutto viene concentrato nel borgo, noi perdiamo clienti. E con la crisi che c’è, tra tasse e affitto da pagare, sopravvivere è dura».

Michela Faiella – Cogal Caffè

Più ottimista è infine Michela Faiella del Cogal Caffè: «Questo locale è gestito da mia madre Viliana e fa parte del complesso Cogal Home, uno store che offre tante idee per l’arredamento della casa. Noi siamo state chiamate per la gestione e per il rifornimento di prodotti di pasticceria che produciamo nel nostro storico bar di Gandino dove i clienti, per ora, non mancano. Io personalmente lavoro bene, però in generale l’economia qui in valle non gira come una volta. Di conseguenza la gente spende meno. In più c’è anche il problema della concorrenza cinese nell’ambito di bar e ristorazione».

 




La “guerra” delle mimose. L’Ascom contro le vendite abusive

Mimose

A pochi giorni dalla festa della donna, a Bergamo si riaccende la querelle della vendita abusiva di fiori sulle strade. Come avviene sempre in occasione delle ricorrenze, l’8 marzo semafori, vie e piazze dei principali della città e della provincia saranno presi d’assalto.

Questa volta però i negozianti non stanno a guardare e sferrano una controffensiva.

Nei giorni scorsi, il Gruppo Fioristi Ascom Bergamo ha affrontato la questione e – in una lettera rivolta a sindaci e assessori al commercio – ha invitato le Amministrazioni a inasprire controlli e multe, soprattutto nei periodi delle ricorrenze, quando le vendite abusive dilagano.

«Purtroppo il fenomeno negli ultimi anni nella nostra città, come anche a livello nazionale, è cresciuto ed è sfuggito di mano – dice Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom Confcommercio Bergamo – non si sa chi sono queste persone, da dove vengono, chi li gestisce, come possono permettersi questo tipo di vendita. Chiediamo controlli più fitti per tutelare il lavoro di chi paga regolarmente le tasse e mette la propria faccia a disposizione dei clienti e delle forze dell’ordine. Non si tratta tanto di un tizio che vende fiori al semaforo, ma del fatto che si sta facendo morire una categoria».

Il messaggio di Ascom è forte e chiaro: le tasse devono pagarle tutti, quindi è giusto perseguire i commercianti che non sono in regola, ma bisogna fare attenzione anche a cosa accade al di fuori dei negozi.

Spiega Adriano locandina campagna no abusivismo fioristi ascomVacchelli, presidente dei fioristi bergamaschi Ascom: «Come ogni anno, con l’arrivo in particolare delle giornate di San Valentino, delle Feste della donna e della mamma si moltiplicano le vendite abusive di fiori e piante nelle strada e nelle piazze. Questo è un fenomeno che si acuisce ogni anno ed oggi, a causa delle difficoltà e del perdurare della crisi, la nostra categoria è in grave difficoltà e tanti piccoli negozi, che illuminano i centri storici, sono costretti a chiudere».

Il fatto è che i venditori abusivi non hanno regole, non hanno spese, non hanno permessi, forse neppure i documenti di identificazione, alla faccia dei commercianti che ogni giorno trascorrono ore e ore in negozio, pagando tasse molto alte e subendo controlli di ogni genere.

«Certamente chi vende abusivamente fiori in strada è vittima o colpevole del racket – denuncia Vacchelli – ma la conseguenza di questa illegalità ricade su tutti perché non si parla solo di sfruttamento ma anche di evasione di imposte e tasse. Di fronte a questo fenomeno ci sentiamo impotenti e chiediamo con forza l’aiuto e l’intervento delle Amministrazioni e la collaborazione dei consumatori che possono dare un contributo importante in questa battaglia».

Per sensibilizzare i cittadini, i fioristi Ascom promuovono la campagna ‘Rispondi no alla vendita abusiva, compra in negozio’, una locandina che verrà diffusa nei negozi nei prossimi giorni e che i fioristi possono scaricare dal sito www.ascombg.it.

 

 




Jobs Act, «persa un’occasione per favorire l’occupazione giovanile»

Il presidente dell'Adapt Emmanuele Massagli è stato tra i relatori del convegno sul Jobs Act promosso dall'Ascom di Bergamo
Il presidente dell’Adapt Emmanuele Massagli è stato tra i relatori del convegno sul Jobs Act promosso dall’Ascom di Bergamo

Emmanuele Massagli, 32 anni, è dal 2012 presidente di Adapt, associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro, ed è membro del collegio dei docenti della Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro dell’Università di Bergamo. Massagli, che è dottore di ricerca in Diritto delle Relazioni di Lavoro con una tesi sul lavoro dei giovani, nel commentare la nuova riforma non nasconde un certo scetticismo di fronte alle ricadute positive del Jobs Act sull’occupazione giovanile: «Mi aspetto senz’altro più assunzioni, ma dubito che interessino giovani o fasce deboli. L’incentivazione economica corposa della Legge di Stabilità rende di fatto più vantaggiosa l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori esperti». Il problema della disoccupazione giovanile continua così a crescere: «È paradossale, ma l’Italia che conta ormai 2 milioni e mezzo di Neet  (Not – engaged – in Education, Employment or Training) e ha un tasso di disoccupazione giovanile del 43% sta perdendo l’occasione di rilanciare l’occupazione degli under 30 messa a disposizione dal Piano Garanzia Giovani, con 1 miliardo e 500 milioni di euro di risorse europee».  L’ennesima opportunità Ue sfumata? «Fa rabbia perdere risorse destinate ad alleggerire una vera e propria emergenza sociale. Ma tra cambi di governo (il piano è nato con il Governo Monti, è stato approvato da quello Letta ed è diventato operativo con Renzi, ndr.) e gestione frammentaria delle Regioni che detengono la responsabilità delle politiche attive del lavoro, sono solo 12mila le offerte di lavoro ad oggi presentate. Bisognava coinvolgere le associazioni datoriali e fare una campagna di informazione forte rivolta ai giovani nei luoghi che frequentano».

Quali sono i reali benefici per le pmi della riforma del lavoro?

Il principale vantaggio sta non tanto nel Jobs Act ma nella Legge di Stabilità. Per la  prima  volta il contratto a tempo indeterminato diventa competitivo, arrivando a costare meno dell’apprendistato di durata inferiore ai due anni e sensibilmente meno di un inquadramento a  tempo determinato. Grazie all’incentivazione economica è previsto l’esonero dei contributi per tre anni consecutivi per ogni nuova assunzione a tempo indeterminato effettuata nel 2015. Si tratta di un risparmio di 8.070 euro annui per ogni neo-assunto. Anche la deducibilità ai fini Irap dei costi del personale a tempo indeterminato va a vantaggio sia delle imprese che del lavoratore, che vede una stabilizzazione degli 80 euro in busta paga.

Si intravedono già effetti sul mercato del lavoro?

Solo nella Provincia di Milano nel mese di gennaio sono cresciuti del 23% i contratti a tempo indeterminato. Ed è facile prevedere che con l’entrata in vigore del contratto a tutela crescenti si registri un ulteriore aumento di assunzioni: sono molte le imprese che stanno aspettando le nuove regole per assumere.

 Non c’è il rischio che come con altri incentivi si “dopi” il mercato del lavoro?

Come tutti gli incentivi altera il mercato, ma se l’economia riprende a partire dal 2016 ci sono buone speranze per i 200mila nuovi occupati che si stima di avere nel 2015. Non credo che le aziende – come paventano i sindacati – si mettano ad assumere per poi licenziare. Per le aziende il contenzioso rappresenta una perdita inutile di tempo e di risorse.

Crede che porti davvero una nuova svolta nell’abbattimento del contenzioso?

La semplificazione della disciplina in uscita è senza dubbio un vantaggio perché rende più quantificabile per le aziende i costi di una causa persa. Il Jobs Act è prevedibile che porti ad un abbattimento del contenzioso, anche se in realtà le cause ex articolo 18  sono solo 70mila l’anno e, in base ai dati del Ministero della giustizia pre-riforma Fornero, rappresentano il 12% dei contenziosi. Senz’altro cambieranno le strategie delle imprese per difendersi e licenziare, dato che il reintegro diventa un’eccezione.

 Quale valore assume la contrattazione aziendale con la riforma?

Tenderà a crescere e ad avere un ruolo sempre più importante. Il mercato del lavoro sembra però andare verso il contratto individuale data la crescita dei lavoratori autonomi. Il popolo delle partite Iva conta 5 milioni e 500mila lavoratori e senza dubbio uno dei limiti più grandi del Jobs Act è quello di essere stato costruito attorno ad un’idea di subordinazione, in un mercato del lavoro sempre più individuale.

Quali sono altri punti deboli e  zone d’ombra della riforma?

Oltre a non aver considerato i lavoratori autonomi, il Jobs Act ha dato una stretta sui contratti a progetto che comunque non spariranno come annunciato da Renzi. Infatti questa tipologia contrattuale che interessa circa 500mila lavoratori continuerà ad essere impiegata laddove è regolato da contrattazione collettiva. Il Jobs Act sembra inoltre avere come disegno un aumento dei contratti a tempo indeterminato per andare a creare una flexsecurity in linea con i Paesi del Nord Europa. Si va concretizzando una maggiore flessibilità ma mancano ancora i pilastri delle politiche passive, a partire dagli ammortizzatori sociali, e aspettiamo la bozza sulle politiche attive. Senza politiche passive e politiche attive efficienti diventa davvero difficile trovare un equilibrio.




Saldi, la partenza è ok. «Positivo il week end lungo»

Soddisfazione per il primo week-end lungo di saldi. È questo quanto si percepisce tra i commercianti bergamaschi dopo l’avvio, sabato 3 gennaio, delle vendite di fine stagione.

«In questi primi quattro giorni di saldi l’affluenza è stata buona sia in centro città che nei centri commerciali – afferma Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Bergamo –. Il numero di presenze ha eguagliato quello dello scorso anno. Così come anche il numero di scontrini, che però hanno registrato un importo medio di 80 euro, inferiore rispetto all’inizio saldi del 2014. In un contesto di reddito disponibile come quello attuale l’inizio dei saldi ci pare confortante e conferma l’interesse dei consumatori per questo tipo di vendita ritenuto ampiamente affidabile».

L’andamento di quest’avvio dei saldi ha avuto riscontri positivi nel centro città e che negozi dei centri commerciali. Tra i prodotti più richiesti: borse e scarpe da donna, capi spalla, accessori, maglieria, giacconi e giubbotti.

«La buona affluenza ci fa dire che i bergamaschi non si sono mossi durante le vacanze natalizie e hanno investito i loro risparmi in oggetti e capi utili. Nel confronto con i clienti è emerso anche un senso di maggior responsabilità e di maturità nel fare acquisti, dettato sicuramente dal clima di incertezza sul futuro che continua a dominare, anche se devo dire che un cauto ottimismo inizia a far capolino nei discorsi e sui volti dei bergamaschi», confida Malvestiti.

I saldi invernali iniziati lo scorso 3 gennaio continueranno per 60 giorni. «Già da oggi però l’affluenza nei negozi è diminuita – continua Malvestiti –. Attendiamo il prossimo fine settimana, anche se temiamo che, nonostante la buona presenza di clienti, le vendite di fine stagione non colmeranno le perdite subite nel 2014». «Il 2015 – prevede il presidente di Ascom Bergamo – sarà determinato ancora dall’incertezza e la ripresa dei consumi sarà lenta».




A Natale nei negozi bergamaschi batte un cuore solidale

I commercianti bergamaschi daranno anche quest’anno un significato speciale al Natale partecipando all’iniziativa solidale che vede affiancati Ascom e Centro Missionario Diocesano. “Abita la stella! E il cuore della missione vive in famiglia” è lo slogan di questa 11esima edizione, che invita a riflettere sul valore della casa. Una proposta che si integra al cammino pastorale proposto dagli Uffici della Curia Diocesana che, attorno al tema della casa e dell’abitare, sviluppa la preghiera familiare e l’animazione di ragazzi, adolescenti e giovani.
L’operazione non prevede una raccolta fondi nel punto vendita, ma chiede ai negozianti di farsi promotori degli obiettivi e del messaggio della campagna nei confronti dei cittadini che quotidianamente frequentano gli esercizi. Con un contributo di 15 euro, riceveranno il kit con il materiale di comunicazione, composto dal testimonial dell’iniziativa (un cuore in legnetti sbiancati e stelline in betulla e pigne, decorato da nastri in raso), dalla locandina, da segnalibri da includere nelle confezioni dei regali di Natale e dall’illustrazione dei tre progetti solidali sostenuti quest’anno. In Terra Santa l’obiettivo è “Una scuola per tutti” supportando l’azione del progetto “tuttiascuolainterrasanta” dove la convivenza tra popoli e religioni diventa cultura e vita; in Iraq il progetto del Cmd “Prendersi cura dei piccoli” punta a costruire attraverso la pace un futuro di fraternità mentre in Etiopia l’impegno delle suore Orsoline di Gandino è offrire “Un pasto al giorno per la famiglia”, per non negare a nessuno il calore di una casa che accoglie.
L’invito a partecipare è rivolto a tutti i commercianti bergamaschi ed è stato già sposato appieno dagli ambulanti della Fiva, che esporranno il testimonial alla fiera di Santa Lucia, e dall’Aspan, impegnata nell’acquisto dei kit e nella promozione dell’iniziativa. Il Distretto del commercio Bergamo Centro dedicherà alla campagna l’allestimento di tutte le luminarie cittadine ed anche le grandi strutture commerciali saranno teatro di iniziative dedicate. Ad Oriocenter e nel centro commerciale di Curno saranno presenti stand per le vendita di presepi e artigianato etnico, mentre all’Iper di Seriate saranno all’opera dei volontari per confezionare pacchi regalo. Nei giorni 15, 19 e 22 dicembre anche l’aeroporto di Orio al Serio ospiterà la vendita di presepi e articoli regalo dal Sud del mondo, mentre i negozi dell’aerostazione aderiscono all’iniziativa con il kit e con un banner pubblicitario della cartolina solidale.
La campagna si articola in numerose altre iniziative e appuntamenti. A cominciare dall’ormai tradizionale “Concerto di Natale” nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna in programma sabato 13 dicembre, serata durante la quale sarà assegnato il premio “Papa Giovanni XXIII” a tre missionari bergamaschi. Tornano anche la capanna con la Natività sul Sentierone per la raccolta fondi, il “Panettone della solidarietà” (frutto dell’impegno di numerosi volontari che hanno provveduto al confezionamento e disponibile al costo di 12 euro), l’accoglienza della luce di Betlemme con gli Scout e il conivolgimento delle scuole e degli oratori in un concorso artistico sul tema della casa. La vendita dei presepi è anche on line sul sito www.websolidale.org, che dà la possibilità di inviare gli auguri natalizi via internet tramite la “Cartolina solidale”: per ogni cartolina virtuale inviata, l’Associazione WebSolidale Onlus devolverà un euro ai tre progetti, mentre non c’è nessun costo per chi invia la cartolina.
Per informazioni: www.cmdbergamo.org