La nuova sfida della Provincia? Portare i turisti sull’Iseo in idrovolante

lago iseo monte isola - ritI presidenti delle Province di Brescia e Bergamo, Pier Luigi Mottinelli e Matteo Rossi, si sono incontrati a Lovere. Oltre al progetto del G16, che unisce le sponde bresciane e bergamasche per la promozione turistica del Sebino, i due presidenti si sono concentrati su Erg (European region of gastronomy) Lombardy 2017, che ha lo scopo di contribuire a una migliore qualità della vita nelle regioni europee, sostenendo le culture alimentari caratteristiche, l’educazione a una migliore salute, la sostenibilità e l’innovazione gastronomica. “Stiamo costruendo una sinergia tra le Province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova – ha dichiarato Mottinelli -. Nei prossimi sei mesi che saranno dedicati alla gastronomia europea, la Lombardia Orientale, con il progetto Erg, sarà capitale di questo evento”. Dall’incontro è emersa anche una forte volontà di creare sinergie sempre più forti tra Brescia e Bergamo.

“Oggi abbiamo fatto il punto sui progetti che stanno nascendo – ha dichiarato Rossi –. Stiamo lavorando all’idea che il lago, anziché rappresentare la periferia di entrambe le Province, diventi invece l’area strategica che tiene insieme i due territori”. Oltre al progetto ERG, sono in arrivo altre novità per il lago. Sul fronte della formazione, il biennio di specializzazione post diploma dedicato alla filiera metallurgica e alla tradizione manifatturiera anche in Valle Camonica, e il nuovo liceo sportivo all’istituto Celeri Lovere che valorizzerà gli sport acquatici e le importanti realtà sportive del territorio. Sul fronte turistico, sulla scorta del successo di The Floating Piers, si sta lavorando a un progetto che possa portare turisti attraverso gli idrovolanti, mettendo in collegamento i laghi di Iseo e Como.

 




Bergamo, c’è turismo dopo Expo

Dopo il balzo in avanti registrato nel 2015 grazie a Expo, nel 2016 il turismo bergamasco mantiene il trend positivo. È quanto emerge dal monitoraggio dei flussi turistici registrati nel periodo gennaio-settembre 2016 ed elaborati dall’Osservatorio turistico del Settore Welfare, Turismo e Cultura della Provincia di Bergamo.

Grazie all’altissima percentuale di esercizi che hanno fornito i movimenti relativi alla propria clientela, si tratta di una fotografia del turismo provinciale che, seppur provvisoria, difficilmente differirà da quella che si delineerà a seguito del consolidamento dei dati da parte di Istat.

Di fronte alla crescita a due zeri del 2015, dovuta soprattutto ad Expo, l’aspettativa quasi naturale era quella di una flessione. Invece non è stato così. Il monitoraggio evidenzia che la destinazione turistica bergamasca è ormai consolidata, al di là dei grandi eventi.

I dati complessivi mostrano una sostanziale tenuta rispetto allo stesso periodo del 2015 (+0,5% arrivi -0,5% presenze) con una lieve flessione del turismo domestico (-0,9% arrivi e -4,5% presenze) e un incremento dei flussi da parte di clienti stranieri (+2,4% arrivi e +5,8% presenze). Gli arrivi totali nei primi nove mesi del 2016 sono stati 802.906 contro i 799.169 dello stesso periodo del 2015. Le presenze sono scese a 1.602.464 da 1.610.486 nel 2105. Gli arrivi dall’estero sono saliti dai 333.332 del 2015 ai 341.237 del 2016, le presenze sono passate da 623.763 a 659.999. In calo invece, come detto, il turismo domestico. Nel 2015 gli arrivi sono stati 465.837 contro i 461.699 del 2016, le presenze sono passate da 986.723 a 942.465.

Per quanto riguarda il tipo di sistemazione, aumenta chi sceglie le strutture extra-alberghiere a scapito di hotel e pensioni. Le presenze totali negli esercizi alberghieri sono infatti scese da 1.189.249 a 1.154.410. Bed & breakfast, case vacanze e appartamenti, pur restando su valori assoluti inferiori di oltre la metà, hanno totalizzato 448.054 presenze contro lo 421.237 del 2015.

tabelle flussi turistici - bergamo - 2016 - gennaio settembre - osservatorio provincia bergamo

«Negli ultimi due anni, in particolare, si sono raggiunti traguardi in termini di pernottamenti mai toccati nella storia del turismo bergamasco – sottolinea il presidente della Provincia Matteo Rossi -. I dati relativi ai flussi turistici registrati nel periodo gennaio-settembre 2016 fanno ben sperare di poter addirittura superare il record di presenze annuali registrato nel 2015, anno in cui il nostro territorio ha subito in modo deciso i positivi influssi dell’Esposizione Universale di Milano. Di notevole importanza anche il fatto che il livello di internazionalizzazione turistica nella nostra provincia faccia registrare una crescita annuale costante, portando ricchezza non solo in termini economici ma anche dal punto di vista sociale e culturale».

Un’indagine statistica della Banca d’Italia in tema di turismo internazionale evidenzia come nel periodo gennaio-ottobre 2016 in terra bergamasca i turisti stranieri abbiano speso circa 185 milioni di euro (19 milioni in più rispetto allo stesso periodo nel 2015). «Il settore turistico si configura sempre più come una parte essenziale della nuova economia bergamasca – aggiunge Rossi – e l’aggregazione territoriale, la promozione e il costante miglioramento dei servizi offerti sembrano essere la chiave giusta per poter cogliere al meglio l’opportunità offerta anche dalla presenza sul nostro territorio del terzo scalo nazionale».

Per quanto riguarda la provenienza degli stranieri, sono i tedeschi a farla da padrone, con il 13,8% dei pernottamenti; da segnalare l’incremento del 75,7% rispetto all’anno precedente, fattore che risalta in modo consistente nelle aree che hanno beneficiato degli effetti dell’evento “The Floating Piers”.




Alberghi in calo in Bergamasca, sono 270. Tutte le schede nell’annuario provinciale

albergoIl Servizio Turismo della Provincia ha completato l’aggiornamento 2017 dell’Annuario di tutti gli alberghi presenti sul territorio bergamasco. La pubblicazione è disponibile in formato pdf sul sito istituzionale.

Sono 270 le strutture censite, di cui 24 nel capoluogo, per un totale di 6.800 camere con 12.614 posti letto e 127 appartamenti e 295 posti letto. L’annuario riporta indirizzi e siti web degli alberghi, oltre al numero di stelle e altre caratteristiche: per fare qualche esempio, sono 168 le strutture che risultano accessibili ai disabili, mentre 148 sono gli alberghi che accettano animali domestici.

Il numero complessivo risulta in calo, nell’edizione 2015 erano presenti 283 strutture, in quella del 2016, 273, di cui 26 in città.




Montagna in crisi senza neve, gli albergatori confidano nel Carnevale

montagna - sci monte pora innevamento artificiale 3

Le Orobie senza neve, con comprensori ridotti, imbiancati artificialmente, sperano di riscattare una stagione difficile, appesa alle prenotazioni per Carnevale e alle settimane bianche di febbraio.

In Val Seriana gli operatori turistici allargano le braccia e confidano nelle prenotazioni per i prossimi fine settimana. «È il secondo anno consecutivo senza neve – spiega Fabio Iannotta dell’Hotel Milano di Bratto -. Si soffre, ma poteva andare anche peggio: stiamo riuscendo a mantenere le posizioni dello scorso anno. L’innevamento artificiale ci dà una mano e il bel tempo aiuta, nonostante il freddo. A qualche giorno di ferie a Natale e Capodanno non si è tutto sommato rinunciato: famiglie e coppie, per la maggior parte lombarde, hanno scelto la Presolana come sfondo per i canonici brindisi. Non è mancato qualche turista straniero: inglesi, francesi e svizzeri».

Le prenotazioni arrivano sempre più sotto data ed è difficile fare previsioni per Carnevale: «C’è interesse, chiamano, passano e chiedono informazioni, ma per le prenotazioni si affidano al last minute – continua Iannotta -. Non bisogna soffrire di pressione arteriosa e attirare turisti con pacchetti. E aspettare, fiduciosi. Nonostante gli sforzi degli impiantisti a mantenere l’innevamento, senza nevicate i gruppi che ogni anno organizzano week-end e settimane bianche si rivolgono altrove o disdicono le prenotazioni».

Si punta su benessere e gastronomia per salvare la stagione: «La voglia di relax e wellness non tramonta e il territorio della Presolana, come la buona cucina, attirano sempre – commentano dall’Hotel Milano -. Stiamo avendo ottimi riscontri da pacchetti sul fine settimana che garantiscono il pernottamento a metà prezzo il venerdì».

Le gare di sci in calendario sono in sospeso fino all’ultimo e così le presenze in hotel: «Le scuole di sci stanno rimandando le prenotazioni e i gruppi si stanno evidentemente muovendo verso altre mete, finché non arriva un po’ di neve», spiega Massimo Ferrari dell’Albergo Aurora di Castione della Presolana.

La stagione finora è stata salvata da cofanetti regalo e offerte su Booking.com: «Mancano i gruppi organizzati, ma finora famiglie e coppie hanno scelto ancora la Presolana per i fine settimana, complici le offerte – spiega Cristian Messa, presidente del Consorzio Albergatori e Operatori Turistici Cooraltur-Presolana Holidays -. Oltre ai pacchetti proposti direttamente dal Consorzio, con 2 pernottamenti in mezza pensione e 3 giorni di skipass a 140 euro a persona incluso il transfer dall’aeroporto, molti sfruttano cofanetti regalo e colgono offerte last minute on line».

Si confida nel calendario di manifestazioni sportive: «Speriamo di riuscire ad organizzare i campionati regionali al Pora e quelli studenteschi provinciali – continua Messa -. Purtroppo queste ed altre manifestazioni in programma sono a rischio senza neve». In calo le presenze straniere: «Senza cime innevate la classica settimana bianca organizzata dai turisti provenienti dal Nord Europa è a rischio; i nostri alberghi registrano solo qualche presenza sporadica». Per Carnevale l’interesse è alto: «Riceviamo richieste per i prossimi fine settimana e per Carnevale l’interesse non manca – continua Messa -. Il 90% dei turisti è rappresentato da famiglie che portano i bimbi a divertirsi sulla neve e tra pista di bob e uno dei più apprezzati campi scuola, il nostro comprensorio continua a mantenere il suo appeal. Mancano gli appassionati di discesa, finché non arriva la neve».

Le cose non van meglio in alta Val Brembana. A Foppolo Gianfranco Invernizzi dell’Hotel Des Alpes segna un calo del 40 per cento delle prenotazioni: «Tra disdette e rinvii, le presenze latitano. Dipende tutto dal meteo e dalla neve: l’interesse c’è ma non c’è turismo con il comprensorio sciistico ridotto. A Capodanno abbiamo lavorato bene, ma Natale è stato disastroso. Ora non resta che attendere e sperare: le richieste sono buone, in linea con lo scorso anno. La clientela abituale ha rinviato le ferie in attesa della neve. Speriamo in un Carnevale sugli sci».

Anche a Schilpario, meta per gli appassionati di sci nordico, la stagione soffre: «È da tre anni che a Natale manca la neve e la stagione è sempre più corta – commenta Claudio Agoni dell’Albergo Pineta, nonché sindaco del comune scalvino -. Mancano quasi totalmente la clientela di passaggio e il turismo giornaliero. La pista di fondo sta tenendo e gli appassionati di sci nordico continuano a scegliere la nostra località, ma gli sforzi di puntare anche su discesa e sci alpinismo sono vanificati dall’assenza di neve in quota. Si è fatto davvero tutto il possibile per salvare la stagione e sostenere i costi dell’innevamento artificiale, ma gli sforzi non bastano per compensare l’assenza di neve».

Anche le temperature gelide non aiutano a far decollare, anche se in grande ritardo, la stagione: «I costi di gestione e riscaldamento sono alle stelle e i turisti non amano muoversi con temperature sottozero – continua Agoni -. Organizziamo gare per invogliare il turismo giornaliero, proponiamo pacchetti di offerte, ma senza neve è tutto più difficile».

Se la stagione invernale finora è da dimenticare, sono alte le aspettative per l’inaugurazione del Museo dei Mezzi Militari della Seconda Guerra Mondiale, che promette di trasformare in una meta Schilpario: «Nell’ottica di destagionalizzare il turismo e di ritagliarsi una nicchia, a breve inaugureremo 6mila metri quadri di esposizione di mezzi militari collezionati da Silvano Bettineschi – continua il sindaco di Schilpario -. Un vero e proprio arsenale che sarà custodito in un grande capannone di proprietà del Comune e che assieme al vicino Museo delle Miniere potrà rappresentare un polo di attrazione turistica».




Home restaurant, ecco le prime regole

home restaurant

Massimo 500 “clienti” all’anno, incassi non superiori ai 5.000 euro, prenotazioni e pagamenti solo digitali. Sono i principali paletti fissati per gli home restaurant, secondo il testo varato dalla Camera per la regolamentazione dell’attività non professionale di ristorazione esercitata in abitazioni private. Il disegno di legge passa adesso al Senato e se sarà approvato senza modifiche, la ristorazione privata avrà la sua prima legge nazionale.

La nuova disciplina mira a tutelare i consumatori e la leale concorrenza.

Prima di tutto, come detto, viene stabilito che l’attività di home restaurant si avvalga di piattaforme tecnologiche che possano prevedere commissioni sul compenso di servizi erogati. Per questo, pagamenti e prenotazioni dovranno avvenire esclusivamente attraverso piattaforme online che tracceranno tutto, per scongiurare il pericolo di evasione fiscale.

Inoltre viene fissato un tetto giornaliero di coperti: al massimo 10 e i compensi non potranno superare i 5.000 euro all’anno. Se questa soglia verrà superata, scatterà l’obbligo di dotarsi di partita Iva e di iscrizione all’Inps.

Altri vincoli imposti agli home restaurant sono la location, che non potrà essere la stessa che ospita già un B&B o una casa vacanze, e che dovrà essere assicurata per la responsabilità civile verso terzi, e l’obbligo di assicurare chi cucina. I padroni di casa dovranno inoltre verificare che le loro abitazioni possiedano i requisiti igienico-sanitari previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti. Per questa ragione, per avviare l’attività occorrerà inviare al proprio comune la segnalazione certificante l’inizio di essa, e a copertura degli eventuali danni relativi dovrà essere stipulata una polizza per la responsabilità civile verso terzi.

La mancanza di leggi aveva consentito finora al fenomeno della ristorazione privata di crescere e prosperare in autonomia (7,2 milioni di euro il fatturato stimato nel 2014), suscitando le proteste delle associazioni degli esercenti, che ne hanno chiesto a gran voce la regolamentazione in nome di una concorrenza ad armi pari con i pubblici esercizi.

Positivo il giudizio di Fipe Confcommercio sulle norme. «Il provvedimento rappresenta un buon punto di partenza per la futura regolamentazione del settore e apprezziamo la volontà e l’impegno di contrastare gli abusi e i rischi delle attività sommerse, con danni erariali e ai lavoratori impiegati, anche per salvaguardare i consumatori – ha detto il presidente Lino Enrico Stoppani -. Il provvedimento andrebbe a nostro avviso ulteriormente migliorato soprattutto per quanto riguarda le tutele per la salute dei consumatori, con l’obbligatorietà delle procedure Haccp sui temi della sicurezza igienico-sanitaria».

Per una parte del mondo degli home restaurant invece si tratta di un provvedimento capestro. Secondo Giambattista Scivoletto, fondatore di HomeRestaurant.com amministratore e amministratore di B&B.it «L’obbligo di registrazione sulle piattaforme web e quello di acquisire pagamenti solo in forma elettronica impedirà l’85% delle probabili aperture». Sulla stessa scia anche Confedilizia che definisce la nuova legge il “de profundis degli home restaurant”.




Fuori casa, l’avanzata dei take away

takeaway

Il Rapporto ristorazione Fipe 2016, presentato ieri a Milano, fa il punto sui pubblici esercizi italiani. Nel nostro Paese nel 2016 è proseguito, secondo le stime dell’ufficio studi della Federazione, da un lato il calo dei consumi alimentari domestici (-0,1%), dall’altro l’incremento di quelli fuori casa (+1,1%) peraltro ben rilevato dallo stesso Indicatore dei Consumi Fuori Casa (Iceo) che sale al 41,8% dal 41,6% del 2015.

Si conferma, inoltre, il trend che vede un’Italia in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove al contrario i consumi alimentari fuori casa hanno registrato una significativa contrazione. Guardando all’Europa nel suo complesso, infatti, i consumi alimentari valgono 1.541 miliardi di euro suddivisi tra il 64,2% nel canale domestico e per il 35,8% nella ristorazione, con differenze notevoli tra Paesi. Si spazia dalla Germania, dove i consumi alimentari nella ristorazione rappresentano meno del 30% del totale, al Regno Unito (47%), alla Spagna (52%) e all’Irlanda (57%).

In Europa tra il 2007 ed il 2015 si è registrata una flessione dei consumi pari a circa 22 miliardi di euro ma nel nostro Paese la contrazione degli alimentari ha riguardato quasi del tutto il canale domestico, a differenza di quanto successo ad esempio in Spagna (-14,3 miliardi di euro) o nel Regno Unito (-7 miliardi di euro).

Ma chi sono gli avventori dei pubblici esercizi in Italia? Nel 2016, 39 milioni di italiani hanno consumato pasti fuori casa, così divisi: 13 milioni di heavy consumer, coloro che consumano 4-5 pasti fuori casa a settimana. Per lo più uomini (53,9%) di età compresa tra i 35 e i 44 anni (23,7%) e residenti al Nord Ovest (29,5%) in centri abitati tra i 5.000 e i 40.000 abitanti (36,8%); 9 milioni di average consumer, quelli che consumano almeno 2-3 pasti fuori casa a settimana. Sono in prevalenza uomini (51,7%), residenti in Centro Italia (29,1%) in centri abitati tra i 5.000 e i 40.000 abitanti (37,9%); 17 milioni di low consumer, che consumano pasti fuori casa 2-3 volte al mese. In questo caso si tratta in prevalenza di donne (54,8%), di età superiore ai 64 anni, residenti nelle regioni del Nord Italia, in centri abitati tra i 5.000 e i 40.000 abitanti (40,1%).

La giornata degli italiani

A colazione

6 italiani su 10 fanno colazione fuori casa. 5 milioni di italiani non rinunciano a cappuccino e brioche 3 o 4 giorni a settimana

colazione-cappuccino-croissantIl Rapporto Fipe passa in analisi la ripartizione dei consumi fuori casa durante l’arco della giornata. Dall’indagine emerge che più di sei italiani su dieci consumano, con diversa intensità, la colazione fuori casa: cinque milioni di italiani consumano fuori casa la colazione almeno 3 o 4 volte alla settimana, per quattro milioni si tratta invece di un rito quotidiano. Il locale per eccellenza dove gli italiani consumano la colazione è il bar/caffè, senza alcuna distinzione di genere, età o area geografica. Il bar/pasticceria è secondo in classifica per preferenza, preferito soprattutto dalle donne (65% contro il 57% degli uomini) e nel Nord Est (64%). Le alternative restano esigue, come i distributori automatici, scelti dal 17% dei consumatori. A colazione gli italiani spendono in media 2-3 euro; solo l’1,5% spende meno di un euro e in questo caso si tratta di heavy consumer.

A pranzo

Il 67% degli italiani pranza fuori casa durante la settimana, per 5 milioni di italiani è ormai un rituale, almeno 3-4 volte a settimana

spaghetti-amatricianaPassando al pranzo, la tipologia di consumo e prezzo relativo dipende in larga misura di giorni della settimana. Al 67% degli italiani, pari a poco meno di 34 milioni, capita di consumare il pranzo fuori casa durante la settimana, e per cinque milioni si tratta di un’occasione abituale (3- 4 volte alla settimana). I tre profili di consumatori si caratterizzano per evidenti differenze: gli “heavy” consumano il pranzo soprattutto al bar, mangiando un panino o un primo piatto, gli “average” e i “low” scelgono sia il bar che il ristorante preferendo la pizza. La spesa durante la settimana si concentra prevalentemente nella fascia 5-10 euro (45,5%). Nel week end luoghi, prodotti e spesa cambiano significativamente: ristoranti/trattorie e pizzerie scalano la classifica, preferiti rispettivamente dal 56,2% e dal 39,5% degli intervistati. La spesa sale nella fascia 10-20 euro con il 42,2% delle risposte.

A cena

Il 61,7% esce a cena almeno una volta al mese, 2 milioni di italiani escono 3 volte a settimana, in particolare in osterie e pizzerie

ristoranteArrivando a sera, l’analisi Fipe rileva che il 61,7% degli intervistati ha consumato almeno una cena fuori casa con riferimento ad un mese tipo. Poco meno di due milioni hanno cenato fuori casa almeno tre volte alla settimana, prediligendo soprattutto le osterie e, in seconda scelta le pizzerie. La fascia di prezzo di una cena tipo è tra i 10 e i 20 euro, anche se più di un terzo degli italiani riserva ad una singola cena dai 20 ai 30 euro. Solo un intervistato su cento è disposto a pagare più di 50 euro per consumare l’ultimo pasto del giorno. La disponibilità a pagare degli heavy consumer risulta significativamente differente rispetto ai “low”: i primi pagano in media tra i 20 e i 30 euro, mentre più del 50% dei low consumer si accontenta di una cena compresa nella fascia 10-20 euro. I residenti nel Nord Ovest si dimostrano più propensi a spendere: il 13,2% paga più di 30 euro per una cena tipo, percentuale che nel Sud e nelle Isole è inferiore al 5%.

La “demografia” dei pubblici esercizi

Calano i bar del 3,9%, aumentano del 35% i take away

In continua espansione si è dimostrata anche la rete dei pubblici esercizi, con un aumento dell’8,1% nel 2016 rispetto al 2008, pari ad un valore assoluto di +20.184 imprese. Guardando invece alle tipologie di esercizi i bar hanno registrato un calo del 3,9% a fronte di un aumento dei take away del +35%. Puntando l’attenzione sui centri storici, si è confermata inoltre la tendenza, emersa negli ultimi anni, ad una dequalificazione dell’offerta commerciale, con il rischio concreto di vedere depotenziata la forza competitiva dell’Italia nel mercato turistico internazionale: fortemente rafforzata, infatti, risulta la presenza di esercizi take away (+41,6%), cui fa da contraltare il calo dei bar (-9,5%).

Le dinamiche dell’occupazione

L’input di lavoro del settore dei pubblici esercizi conta oltre un milione di unità, misurato in unità di lavoro standard, mentre le ore lavorate sono rimaste al di sotto dei livelli del 2008. Rispetto a sei anni fa, invece, il settore ha assorbito circa l’1% in meno del fabbisogno delle ore complessivamente lavorate. La produttività delle imprese della ristorazione non solo risulta bassa, ma anziché crescere è diminuita risultando inferiore di quattro punti percentuali rispetto al 2009 anche se nel corso del 2015 si sono registrati segnali di recupero.

I prezzi

Per quanto riguarda i prezzi, nel mese di ottobre 2016, l’ultimo rilevato nel Rapporto, quelli dei servizi di ristorazione commerciale (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.) hanno registrato un aumento dell’1% rispetto allo stesso mese del 2015 mentre per la ristorazione collettiva l’incremento è stato del 2%. Prendendo in esame l’andamento dei prezzi di alcuni prodotti di punta del consumo alimentare fuori casa, negli ultimi giorni è stata dedicata grande attenzione alla variazione dei prezzi nei quindici anni che intercorrono dall’introduzione dell’euro: prodotti di punta del consumo alimentare fuori casa, dalla pizza alla tazzina di caffè, sono diventati i principali bersagli della denuncia di aumenti straordinari e ingiustificati. Ad un’attenta analisi dei dati, invece, si giunge a conclusioni assai diverse. Nel 2002 la rilevazione del prezzo della tazzina di caffè al bar effettuata sui listini dei bar in diverse città campione forniva un prezzo medio di 1.533 lire, che convertite in euro davano 0,79. I prezzi rilevati dall’Osservatorio Prezzi a novembre 2016 sulle stesse città indicano un valore medio di 0,98 euro: il risultato è un incremento del 24%.

 




B&B, ostelli, rifugi: ecco i nuovi loghi regionali

Nell’anno dedicato al turismo in Lombardia arriva anche un nuovo logo – coordinato – per le strutture ricettive non alberghiere, ossia ostelli, foresterie, locande, bed & breakfast, rifugi alpini ed escursionistici. Una scelta «per uniformare l’immagine e rendere ancora più riconoscibili queste importanti strutture e accrescere la qualità della nostra accoglienza» ha spiegato Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, commentando l’approvazione da parte della Giunta, su sua proposta e in concerto con l’assessore regionale allo Sport e alle Politiche per i giovani Antonio Rossi, dei nuovi contrassegni identificativi.

«Proseguono l’iter attuativo della nuova legge sul turismo e il cambio di passo che abbiamo impresso a questo settore durante la legislatura. Una rivoluzione – ha sottolineato l’assessore – che ha interessato vari aspetti, dalla promozione della destinazione Lombardia, oggi più moderna, efficace ed integrata, all’innalzamento degli standard qualitativi di tutte le strutture e all’informazione turistica, fino ad arrivare alla formazione degli operatori e al sostegno economico per i loro investimenti con un bando ad hoc da ben 35 milioni di euro per riqualificare le strutture (alberghi, ristoranti e b&b), che aprirà in primavera».

«Negli ultimi anni – ha aggiunto l’assessore Antonio Rossi – abbiamo investito molto sui rifugi e sugli ostelli per migliorarne la ricettività, innalzando la qualità e cercando di venire incontro alle nuove esigenze manifestate da chi sceglie le nostre montagne e la nostra regione. La Lombardia primeggia nel campo dell’accoglienza e del turismo e la misura approvata dalla Giunta renderà visibili e riconoscibili le strutture che godono degli alti standard stabiliti dalla legge sul turismo. Così miglioreremo concretamente il servizio offerto ai turisti».

Quanto ai nuovi contrassegni, «si tratta di loghi contraddistinti da una creatività molto efficace e pulita, in linea con i colori della segnaletica turistica stradale, che comprendono anche il nuovo brand turistico inLombardia, il marchio di Regione Lombardia e che accoglieranno anche quelli dei territori di riferimento. Non appena terminata la produzione, Regione Lombardia – ha annunciato Parolini – li offrirà ai gestori delle attività, che provvederanno ad esporlo fuori dalle loro strutture».

«Il nostro obiettivo – ha ribadito Parolini – è diventare la prima regione italiana anche nel turismo. Per questo stiamo mettendo in campo una serie di opportunità e misure organiche rivolte anche agli operatori della filiera, per accompagnarli in maniera sussidiaria a compiere insieme un salto di qualità. Un processo che passa anche attraverso un’ampia azione di rinnovamento dell’immagine coordinata del nostro sistema turistico».

 




“Little Bergamo”, la guida che racconta la città ai bambini

Barbara Baldin (a sinistra) e Sara Noris
Barbara Baldin (a sinistra) e Sara Noris

Prendiamo due giornaliste bergamasche, per di più mamme e amiche, con il comune desiderio di dare vita a qualcosa di nuovo, legato al mondo dei bambini che ben conoscono, ma rigorosamente profumato… di carta. Ed ecco “Little Bergamo” (Cobalto Edizioni), una guida per piccoli lettori tra i 7 e gli 11 anni, che porta la firma di Barbara Baldin e Sara Noris.

Tutto ha inizio più di un anno e mezzo fa, davanti a un caffè. È bastato un attimo per condividere uno stato d’animo e un’idea, poi la Cobalto Edizioni ha fatto il resto: 96 pagine di curiosità, storie, colori (le illustrazioni sono di Massimo D’Acunzo) dedicate alla città. Una sorta di viaggio, libero e fantasioso, alla scoperta di Bergamo. Senza percorsi e indicazioni dettagliate ma diviso per tematiche – dalle mura alle fortificazioni, dalle piazze alle statue, dalle funicolari alle torri e altro ancora – seguendo una sola regola: è il piccolo lettore che decide cosa vedere e dove andare.

«Siamo partite proprio da questo principio – commenta Sara Noris -, aiutare il bambino a scoprire la città inventandosi un percorso in completa autonomia. Vorremmo stuzzicare la sua curiosità e invogliarlo ad andare a verificare di persona quanto ha letto. Non conosce le meridiane e il loro meccanismo? Il nostro consiglio, anzi quello di Leo, il bambino che accompagna il nostro lettore nel viaggio di scoperta, è di andare a osservare come funzionano. Non sa nulla delle statue sparse per il centro? L’invito è di andarci proprio vicino per guardarle bene… E così per le altre tematiche trattate. Offrire al bambino la possibilità di scegliere cosa vedere è anche un modo per aiutarlo a conoscere la città allegramente. Per questo l’obiettivo è coinvolgere le scuole primarie».

book-little-bergamoIl progetto, infatti, è ambizioso: portare “Little Bergamo” nelle scuole di città e provincia, perché secondo le autrici potrebbe essere uno strumento utile per rafforzare il legame con il territorio. «Dobbiamo abituare i nostri bambini a guardarsi attorno – aggiunge Barbara Baldin – a chiedersi il perché delle cose, partendo dalla città in cui vivono. Già schedati come nativi digitali, troppo spesso hanno a che fare con un mondo tutto virtuale, che non dà loro la giusta misura della realtà, a partire dalle app di messaggi che usano invece di parlarsi… Little Bergamo è da toccare con mano, da sfogliare con calma, magari iniziando dalla fine, perché è il bambino stesso a guidare la sua esplorazione alla scoperta di ciò che lo circonda. Un invito a osservare, curiosare, annotare, cercare, documentare: un perfetto e divertente compagno di viaggio che solo il bambino può animare».

Ma non finisce qui. La guida, che è rivolta non solo ai piccoli bergamaschi ma anche ai turisti (nei programmi anche la traduzione in inglese), ha un sito web dedicato – www.littlebergamo.com – dove è possibile approfondire  gli argomenti o trovare nuove informazioni. La guida è in vendita a Bergamo da “Libreria Arnoldi” in piazza Matteotti, “Ibs” in via XX Settembre,  “Palomar” in via Maj, “Punto a capo” in via Colleoni in Città Alta e anche all’edicola di Andrea Esposito di via Battisti. Oltre che sul sito web e nella sede della casa editrice Cobalto.

 

 

 




Far conoscere le produzioni locali, a Bergamo finanziati otto progetti

Val Taleggio

I prodotti del territorio diventano sempre più protagonisti della promozione e dello sviluppo locale. E Bergamo è in prima fila. Alla nostra provincia va infatti circa un quarto delle risorse messe complessivamente a disposizione dal bando della Regione Lombardia per la diffusione della conoscenza delle filiere agroalimentari e zootecniche, la cui graduatoria è stata pubblicata sul Burl (serie ordinaria n. 2) del 9 gennaio 2017.

Dei due milioni di euro assegnati ai soggetti pubblici destinatari dell’iniziativa, 528mila arrivano infatti in terra di Bergamo (l’altra provincia a fare la parte del leone è Brescia con 566mila euro). Sosterranno otto progetti. Quello predisposto dal Comune di Taleggio, in particolare, si è guadagnato il primo posto della classifica regionale, con il punteggio di 87,5. Si intitola “La transumanza sulla strada dello stracchino e della pietra”, prevede un costo complessivo di 245mila euro e ha ottenuto un contributo regionale di 100mila, la soglia massima concessa.

L’en plein di contributi (100mila per un progetto del valore totale di 165mila) è stato raggiunto anche dal Comune di Treviglio con l’Agrimuseo Orizzontale, un’iniziativa che vuole evidenziare lo stretto legame tra la storia trevigliese e la presenza dei suoli agricoli, in un ideale percorso culturale che porta il visitatore dal cuore del centro storico (ovvero dal Museo Verticale) alle periferie in cui viene ancora praticata l’agricoltura.

Fondi (40.950 su un totale di 80mila) arrivano anche in città per “Bergamo-hub urbano dell’agricoltura biodiversa”.

I 32 progetti finanziati il Lombardia

Provincia di Bergamo

  • “La transumanza sulla strada dello stracchino e della pietra” (Comune di Taleggio, 100.000 euro)
  • “Valorizzazione del sistema di produzione e lavorazione del mais di montagna” (Comune di Cusio, 47.110 euro)
  • “La valle dei cinque campi” (Comune di Corna Imagna, 52.340 euro)
  • “Progetto per la promozione delle tradizioni agroalimentari del territorio di Camerata Cornello e della Val Brembana” (Comune di Camerata Cornello, 73.440 euro);
  • “Bergamo-Hub Urbano dell’agricoltura biodiversa” (Comune di Bergamo, 40.950 euro)
  • “Terra di mercanti, tra agricoltura, cultura e sapori” (Comune di Averara, 69.118 euro)
  • “Valorizzazione del territorio di Gorno e del prodotto tipico formaggio di monte” (Comune di Gorno, 45.500 euro)
  • “Agrimuseo orizzontale’ (Comune di Treviglio, 100.000 euro)

Provincia di Brescia

  • “Il banco dei sapori” (Comunità montana della Valle Camonica, 72.000 euro)
  • “La valorizzazione e promozione della tradizione agricola locale d’eccellenza legata alla filiera dell’olio biologico d’oliva di Tignale” (Comune di Tignale, 100.000 euro)
  • “Agricultura in Valle Trompia: la filiera agroalimentare del formaggio tra vita rurale e realtà virtuale” (Comune di Lodrino, 90.000 euro)
  • “Qualificazione dell’antico mulino di Bienno” (Comune di Bienno, 68.600 euro)
  • “Limoni, pesce, olio: la tradizione storica di Limone sul Garda” (Comune di Limone sul Garda, 69.550 euro)
  • “Sentieri del gusto e delle tradizioni” (Comune di Magasa, 63.000 euro)
  • “Allestimento della sede museale del forno fusorio” (Comune di Tavernole sul Mella, 44.000 euro)
  • “Franciacorta in bianco” (Comune di Castegnato, 60.200 euro)

Provincia di Lecco

  • “Valsassina: la valle dei formaggi” (Comune di Cremeno, 86.250 euro)

Provincia di Lodi

  • “Micro-circuito dei piccoli musei della cultura rurale” (Comune di Lodi, 62.586 euro)
  • “Navighiamolo” (Unione dei Comuni Oltre Adda Lodigiano, 39.795 euro)

Provincia di Mantova

  • “Delizie, luoghi e persone: la via del riso Vialone Nano” (Unione dei Comuni di San Giorgio e Bigarello, 66.595 euro)
  • “Attrezzature rurali di comunità” (Consorzio Oltrepò Mantovano, 65.000 euro)
  • “A tavola nel chiostro” (Comune di San Benedetto Po, 25.000 euro)

Provincia di Milano

  • “Comunicare con l’agricoltura-musa e le cascine del sud ovest milanese” (Comune di Zibido San Giacomo, 46.400 euro)
  • “Paesaggio di marcita, dalla terra al latte” (Consorzio Parco lombardo del Ticino, 46.230 euro)
  • “Olona Green Way” (Comune di San Vittore Olona 91.493 euro)
  • “Ruralità e alimentazione: i colori del territorio lombardo” (Comune di Morimondo, 56.535 euro)

Provincia di Pavia

  • “Agri… cultura-tra sapere e sapori” (Comune di Broni, 98.000 euro)
  • “La cultura si coltiva” (Sistema bibliotecario Oltrepò/Comune di Voghera, 25.000 euro)

Provincia di Sondrio

  • “Le Deco di Piuro e i suoi musei” (Comune di Piuro, 57.200 euro)
  • “Polo delle biodiversità della provincia di Sondrio” (Comunità montana Valtellina di Morbegno, 70.000 euro)
  • “Progetto strada del vino e dei sapori di Valtellina 2017” (Provincia di Sondrio, 46.550 euro).



Turismo e attrattività, le indicazioni di Confcommercio Lombardia in Regione

Si è tenuta ieri l’audizione presso la IV Commissione “Attività Produttive e Occupazione” del Consiglio regionale sulla “Proposta di Piano Regionale per il Turismo e l’Attrattività”. Confcommercio Lombardia ha partecipato e presentato un documento con le osservazioni (integrate con contributi di Fiavet e Federalberghi) sul provvedimento, che sarà trattato con voto finale del Consiglio, verso metà febbraio. Un momento utile per fare il quadro sulla situazione e sui cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni, ma soprattutto per ribadire gli obiettivi e le linee di sviluppo considerate imprescindibili per i prossimi anni. In particolare, Confcommercio Lombardia nel corso dell’audizione ha sottolineato l’esigenza di:

– contrastare l’abusivismo (attuazione osservatorio regionale turismo e monitoraggio strutture online per controlli)

– destagionalizzare i flussi e programmare i grandi eventi

– sviluppare le aggregazioni (reti, club di prodotto, distretti)

– potenziare “e015” e open data

– sostenere la formazione all’accoglienza e all’enogastronomia,

– spingere verso una maggiore integrazione tra turismo, cultura e creatività

– puntare su infrastrutture e accessibilità.