Turismo e cultura, la Val di Scalve vuole riportare in vita l’antica fucina

«I musei sono fatti dalla gente, non dalle mura», dice Fabio Morzenti, che ha dato il “la” al sogno di ristrutturare e riportare in attività la fucina di Teveno, frazione di Vilminore di Scalve, partendo dal basso, da ogni singolo voto raccolto attraverso il censimento 2016 dei Luoghi del Cuore, l’iniziativa del Fai – Fondo ambiente italiano che sostiene il recupero del patrimonio storico, artistico, naturalistico del Paese.

È l’ultima rimasta delle circa trenta fucine di finitura, dedicate cioè alla produzione e alla riparazione di piccoli e medi attrezzi come vanghe, zappe, badili, scalpelli, fino a chiodi e lime, della Valle di Scalve. Con qualche elemento di fascino in più. È infatti costruita in un enorme masso di roccia proveniente dalla Presolana, che ne forma la base e un’intera parete, ed è tra le poche in Italia dotate di tromba idroeloica, invenzione italiana del 1700 per eliminare gli ingombranti e complicati meccanismi meccanici dei mantici, sfruttando la pressione della caduta dell’acqua.

Fucina Teveno (2) Fucina Teveno (1)

È in lizza tra le oltre 22mila segnalazioni che il concorso ha ricevuto e punta ad ottenere almeno 1.500 voti, soglia minima per poter presentare una richiesta di intervento da parte del Fai e di Intesa Sanpaolo. Attualmente è quarta in Bergamasca, dove spicca la chiesa di San Nicola di Almenno San Bartolomeo, seconda nella classifica nazionale.

«Per essere sicuri di centrare l’obiettivo abbiamo leggermente alzato l’asticella e ci piacerebbe raggiungere entro la fine di novembre, quando si chiuderanno le votazioni, almeno 2.500 preferenze», evidenzia Morzenti, proprietario della fucina e componente – insieme ad Antonio Arrigoni, Alberto Valeri e Giacomo Morzenti – del Comitato che ha lanciato la candidatura. «La Valle di Scalve ha risposto con entusiasmo – prosegue – e siamo ottimisti. Abbiamo il sostegno del Museo etnografico di Schilpario, delle Pro Loco, della Comunità montana, del Cai della Valle di Scalve, abbiamo diffuso l’iniziativa nelle biblioteche, tra le associazioni turistiche, abbiamo cominciato cioè a sviluppare quella rete che è fondamentale perché l’operazione sia condivisa dal territorio sin dalla nascita e che il Fai stesso richiede».

Fabio Morzenti, proprietario della fucina è anche il direttore della Fanfara Storica Città dei Mille di Bergamo. Qui è ritratto corso della trasferta appena conclusa all'isola della Maddalena, in occasione dei festeggiamenti per Garibaldi
Fabio Morzenti, proprietario della fucina, è professore di musica e direttore della Fanfara Storica Città dei Mille di Bergamo. «Anche la musica – dice – sta unendo le persone attorno al progetto»

I primi documenti che parlano della fucina sono del 1833, ma l’origine è di certo più antica e si pensa che in origine fosse una segheria ad acqua. Di proprietà della famiglia di Morzenti, è stata in attività fino agli anni Sessanta del secolo scorso. «Molte strutture di questo tipo sono state trasformate mini appartamenti – rileva Fabio, di professione insegnante di musica, nonché direttore della Fanfara Storica Città dei Mille di Bergamo -, io ho sempre pensato che potesse invece diventare qualcosa di interessante ed utile per la Valle. Due anni fa, quando mio padre me l’ha ceduta, ho cominciato a pensare a come poterla riportare in vita. L’ho fatto perché le persone che passavano di qui mi chiedevano di visitarla e volevano sapere come funzionava».

L’idea è proprio quella di rimetterla in attività per mostrare in modo concreto il lavoro del fabbro. «In questo modo – evidenzia Morzenti – ci sarebbe il tassello finale della storica attività mineraria e di lavorazione del ferro della nostra Valle. L’obiettivo è un museo vivo e basato sull’esperienza diretta, sul fare, attraverso la collaborazione con realtà ed istituzioni che già operano in Valle quali il Museo Etnografico di Schilpario e il Museo delle Calchere di Colere, ma anche allacciandosi ad altre realtà per costruire insieme percorsi didattici, storico-culturali utili alle scolaresche, a studiosi, Università, esperti ed appassionati».

fucina tevenoLa candidatura a Luogo del Cuore serve anche ad aggregare persone interessate a dare il proprio contributo professionale alla redazione di un progetto dettagliato di recupero. «Ci auguriamo che attraverso l’iniziativa del Fai qualche professionista s
celga di mettere a disposizione un po’ di tempo e competenze per aiutarci a definire con precisione il tipo di interventi, le priorità, i costi – spiega Morzenti -. Alle fine di novembre tireremo le somme dell’attività di rete che stiamo sviluppando e decideremo se ci sono i presupposti per costituire un’associazione, che ci consenta di accedere al bando del Fai ma anche ad altri finanziamenti per cominciare a dare concretezza all’idea».

Intanto lancia il suo personale spot. «Perché bisognerebbe votare la Fucina di Teveno? Perché è una testimonianza storica, ma è anche un esempio di inventiva, laboriosità, fatica, rispetto della natura e dei suoi tempi (se non c’è acqua la ruota non gira!), perché per i nostri bambini abituati a usare i tablet è insieme lezione di fisica, geometria, tecnica, storia e natura».

Si può votare sia on line sia compilando gli appositi moduli cartacei. Sulla pagina Facebook “La Fucina di Teveno” ci sono le indicazioni, gli aggiornamenti del percorso di candidatura e gli appuntamenti con le aperture al pubblico per le visite. Intanto il Luogo può contare anche su un testimonial ufficiale, un personaggio del mondo della cultura, dell’arte o dello spettacolo di chiara fama, di cui possono al momento fregiarsi solo una ventina di altri “concorrenti”. Si tratta di Alice Morzenti, primo flauto del Teatro dell’Opera di Norimberga, scalvina Doc. «C’è anche la musica a fare da filo rosso in questo progetto – conclude il promotore -, Alice Morzenti è la nostra testimonial, io sono musicista e il mio bisnonno era organista. Più di altri, la musica è un grande tema che unisce».

Fucina Teveno (3)




Montagna, 5 milioni per rilanciare le piccole imprese

Uno stanziamento di 5 milioni di euro per lo sviluppo dei territorio montani. Lo prevede una misura approvata da Regione Lombardia annunciata nei giorni scorsi dall’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini. «Il nostro obiettivo – ha spiegato l’assessore – è aiutare questi territori a trovare in modo sussidiario la modalità con cui valorizzare punti di forza e vocazioni, sostenendo con un impegno economico significativo progetti strategici di sviluppo economico con ricadute positive sull’occupazione locale».

«Un terzo dei comuni lombardi – ha aggiunto – è costituito da aree montane che hanno subito negli ultimi anni fenomeni di spopolamento demografico, malgrado le potenzialità e la presenza di  importanti tradizioni imprenditoriali e risorse turistiche. E questa misura nasce proprio come antidoto contro questi fenomeni, un aiuto concreto ai comuni montani che punta a favorire il partenariato e a finanziare progetti di sviluppo che faranno leva sull’integrazione tra produzione, commercio, artigianato, turismo e servizi di pubblica utilità».

«L’aggregazione tra imprese – ha concluso Parolini -, la contaminazione tra settori differenti, tra imprese di dimensioni differenti, e la valorizzazione delle filiere di eccellenza sono un driver di sviluppo essenziale e rappresentano un obiettivo che stiamo perseguendo in modo sistematico attraverso le nostre iniziative per accrescere la competitività del sistema produttivo e l’attrattività dei territori».

Ecco i punti principali della misura a favore dello sviluppo dei territori montani.

FINALITÀ

L’intervento regionale è finalizzato a favorire il mantenimento/reinsediamento di imprese produttive (artigiane e industriali), della distribuzione commerciale, del turismo e dei servizi in aree montane a debole densità abitativa.

DOTAZIONE FINANZIARIA

Sono destinati alla misura 5 milioni di euro che saranno trasferiti a Unioncamere Lombardia, in qualità di soggetto gestore.

DIMENSIONE TERRITORIALE

L’intervento si sviluppa nei 532 comuni classificati come “montani” ai sensi della D.g.r. 8 maggio 2014. Verranno previste priorità per progetti di territori che non hanno già beneficiato di contributi per le Aree Interne, individuate in attuazione dell’Accordo di Partenariato tra Stato Italiano e Unione Europea.

PARTENARIATO E CAPOFILA

Il compito di capofila e referente del progetto per Regione Lombardia è affidato ad un Comune, una Comunità Montana o una Unione di Comuni. Nel partenariato, che deve aggregare minimo 5 Comuni, dovrà essere previsto il coinvolgimento delle associazioni più rappresentative delle imprese del commercio, produttive (artigiane e industriali), del turismo e dei servizi.

SOGGETTI BENEFICIARI

Il contributo regionale è destinato alle Micro e PMi produttive (artigiane e industriali), della distribuzione commerciale, del turismo e dei servizi.

DIMENSIONE FINANZIARIA

È ammesso per ogni capofila un progetto complessivo di dimensione minima di 50.000 euro con un contributo regionale in conto capitale massimo del 50% destinato alle imprese e loro aggregazioni. Il contributo regionale, destinato esclusivamente a copertura di spese di investimento, non potrà eccedere l’importo massimo di 300.000 euro.

TIPOLOGIA DI AGEVOLAZIONE E INTENSITÀ DI AIUTO

Contributo a fondo perduto, in regime “de minimis” nella misura massima del 50% del costo totale delle spese ammissibili.

INTERVENTI

Il progetto, la cui durata massima dovrà essere di 24 mesi, potrà essere articolato nelle seguenti aree di intervento:

  • reinsediamento e valorizzazione delle produzioni di tradizione locale, dell’artigianato di qualità, dell’industria;
  • creazione e potenziamento di reti territoriali e/o di filiera;
  • sviluppo dell’offerta commerciale e produttiva con interventi finalizzati all’avvio di nuove imprese;
  • sviluppo dell’offerta turistica e promozione di prodotti e itinerari turistici basati sulla scoperta dell’identità;
  • riutilizzo e riqualificazione dei beni demaniali a fini commerciali, produttivi e turistici;
  • misure di incentivazione degli esercizi commerciali, dell’artigianato e turistici per il mantenimento dell’offerta commerciale;
  • riutilizzo di spazi sfitti per nuove attività ad uso commerciale, produttivo e di servizi;
  • lavori e opere di pubblica utilità strettamente finalizzati allo sviluppo dell’offerta commerciale, produttiva e turistica; attività di animazione, eventi;
  • strumenti, iniziative e materiali di marketing;
  • iniziative e strumenti di promozione e fidelizzazione commerciale e turistica basati su tecnologie digitali, uso di big data e open data.



Turismo Bergamo, «più connessione tra città e provincia»

Si è insedlogo turismo bergamoiato questa mattina in Camera di Commercio il Consiglio d’Amministrazione di Turismo Bergamo. La riunione, svoltasi nella Sala Giunta dell’Ente camerale, ha nominato come amministratore delegato Christophe Sanchez, capo di gabinetto del Comune di Bergamo.

Il Cda, nella sua prima riunione, ha delineato inoltre le linee future di Turismo Bergamo, che a breve prenderà nome di Visit Bergamo.

«L’insediamento del Cda è avvenuto in Camera di Commercio per segnalare l’importanza che il turismo riveste per il nostro ente camerale, che continuerà a riservare un’attenzione particolare al settore – afferma Luigi Trigona, presidente di Turismo Bergamo -. L’Agenzia nei prossimi tre anni vuole creare un coordinamento ancora più stretto tra città e comuni della provincia e dare vita ad una connessione con le principali realtà presenti sul territorio: Aeroporto, Polo Fieristico, Università e enti culturali. L’obiettivo è quello di offrire al visitatore un’immagine non frammentata del territorio di Bergamo e per far questo abbiamo creato un Cda con figure che hanno un’alta competenza nel settore del marketing, della comunicazione e del turismo, a partire dall’amministratore delegato a cui viene affidato il compito di ideare, progettare e realizzare le migliori azioni di promozione dell’intera nostra provincia».

Il Cda di Turismo Bergamo è composto, oltre che dal presidente Trigona e da Sanchez, da Leda Canfarelli, esperta di marketing e comunicazione, Giuseppe Venuti, responsabile del settore turismo della provincia di Bergamo e giornalista, Sara Riva, sindaco di Gromo designata dai Consorzi turistici della provincia.




Rifugi, la stagione entra nel vivo. «In aumento gli stranieri»

È partita a rilento la stagione turistica in alta quota. Dopo le piogge del mese di giugno, i gestori dei rifugi orobici contano sulle ultime due settimane di luglio e sul mese di agosto per raddrizzare l’estate.

I due ultimi weekend hanno registrato un buon numero di presenze, soprattutto nei fine settimana: la maggior parte sono lombardi, ma ci sono prenotazioni anche da parte di olandesi, tedeschi e americani. Sono due categorie molto distinte: i camminatori sfegatati partono di buon mattino con qualsiasi tempo, zaino in spalla, Gps alla mano; i “buongustai” fanno una gita di una giornata, arrivano la domenica con le famiglie e non si muovono.

Se la  maggior parte dei visitatori si ferma a dormire per una notte, quest’anno ci sono anche diversi camminatori che si fermano per 2-3 giorni. Prenotano anche in gruppi di quattro o cinque persone. E sembra che i giovani siano tornati ad apprezzare la montagna e le camminate.

«A giugno abbiamo avuto un calo del 30% rispetto allo scorso anno. Luglio sta andando un po’ meglio ma le presenze sono comunque in calo del 20%», dice Elisa Balduzzi del Rifugio Olmo, ubicato a 1.819 metri di altezza in una conca poco sotto il passo Olone con vista sul dolomitico versante sud della Presolana.

Il 2015 è però stato un anno eccezionale. «È tutto legato al tempo, il meteo può compromettere una stagione, quindi confidiamo in un’estate stabile e soleggiata. Se il meteo ci assiste potremo fare una bella stagione» spiega Elisa Rodeghiero del Rifugio Benigni in Alta Valle Brembana. Valle Brembana, un piccolo rifugio a quota 2.222 metri sulla testata della Valle di Salmurano, a breve distanza  dal Lago Piazzotti.

Tra i rifugisti – sono circa 50 quelli censiti nella nostra provincia – c’è un moderato ottimismo. Per Fabrizio Gonella del Rifugio al Coca di Valbondione «A parte maggio e giugno, luglio sta andando bene, siamo contenti. Abbiamo molte presenze soprattutto nei weekend. Vengono dalla Lombardia e anche dalla Germania, dai paesi dell’est e dagli Stati Uniti. Siamo in uno degli angoli più suggestivi e selvaggi delle Orobie e da qui partono numerosi itinerari di arrampicata su roccia e lungo canaloni e couloir. Speriamo sia una buona stagione».

«È un periodo buono. Vediamo più stranieri, soprattutto durante la settimana e qualche pernottamento in più – rileva Fabio Arizzi del Rifugio Curò, a 1.915 metri, nella conca del Barbellino, l’area escursionisticamente più interessante di tutte le Alpi Orobie – Le occasioni sono tante. C’è tutta una serie di bellissime e non troppo impegnative vette, a quote che spesso sfiorano i 3000 metri, inoltre ci sono la riserva naturale Belviso-Barbellino e le vicine Cascate del Serio».




Turismo, l’abusivismo è una piaga. Nucara: «Ma finalmente qualcosa si sta muovendo per contrastarlo»

Ascom convegno turismo - sommerso - luglio 2016 - tavolo
da sinistra: Giovanna Mavellia, Alessandro Nucara, Giorgio Lazzari, Oscar Fusini, Lorella Vavassori

Sul fenomeno dell’abusivismo nel settore turistico, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni grazie alle piattaforme specializzate, come Airbnb, il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara è chiaro: «Essere social non vuole dire applicare le regole che voglio. Deve valere il principio “stesso mercato, stesse regole”, se poi ci si rende conto che non servono o che la burocrazia complica l’adempimento se ne può discutere».

Un messaggio che la Federazione degli albergatori e Confcommercio stanno portando avanti da tempo e che comincia ad essere recepito a livello istituzionale, come dimostra la discussione del disegno di legge (numero 3564) dedicato alla disciplina della sharing economy nel suo complesso («se è definita economy vuol dire che è un’attività di mercato!») e soprattutto l’inserimento del tema nel Piano Strategico del Turismo, che fissa gli obiettivi per accrescere la competitività del settore in Italia nell’arco dei prossimi 4-5 anni. «Il Piano sarà formalizzato entro la prossima settimana – ha annunciato Nucara al convegno organizzato dall’Ascom di Bergamo per fare il punto sul fenomeno in Bergamasca e individuare le contromisure -, a settembre passerà al Consiglio dei Ministri».

Le proposte che vi ha inserito la Federalberghi sono estremamente concrete «ed in certi casi non occorre pensare a nuove leggi, perché già ci sono».

Alessandro Nucara
Alessandro Nucara

Il punto è fissare i paletti, ecco allora che la Federazione ha proposto con nettezza che rientrino nella regolamentazione tutte le occasioni in cui si fornisce accoglienza in cambio di un corrispettivo, ha messo sul piatto il tema dei controlli anche in case private, quello della sicurezza («non c’è una forma light di legionella»), della responsabilità civile, quello della trasparenza fiscale e della tracciabilità degli incassi, della durata della locazione, dei controlli e delle sanzioni. «Non ci possono essere scuse – ha ribadito il direttore generale – se si hanno sette appartamenti è un po’ difficile che si risieda in tutti, è un ovvio abuso che va sanzionato».

Gli esempi di regolamentazione della sharing economy, del resto, non mancano. «A New York si configura la locazione sopra i 30 giorni, sotto è attività di affittacamere e perciò soggetta a norme – ha ricordato -. Il Lazio ha invece legiferato in tema di durata, stabilendo che se l’attività è aperta per più di 265 giorni all’anno si configura come professionale, mentre ad Amsterdam lo è se si ospitano più di quattro persone. Il caso di Berlino ha fatto scalpore, ma stabilisce che l’attività è social e lecita se la si effettua in casa propria».

Ascom convegno turismo - sommerso - luglio 2016 - giovanna mavellia
Giovanna Mavellia

Anche a livello regionale stanno arrivando le norme. «I cambiamenti radicali vissuti dal comparto negli ultimi anni, le sfide e le opportunità rappresentate dai nuovi mezzi di comunicazione e promozione dell’offerta turistica impongono nuove regole che garantiscano una concorrenza leale e trasparente per tutti, anche nell’interesse dei milioni di visitatori che ogni anno la Lombardia ospita – ha affermato Giovanna Mavellia, segretario generale di Confcommercio Lombardia -. Da questo punto di vista la nuova Legge regionale sul Turismo, approvata nel 2015 e in fase di regolamentazione attuativa, è un provvedimento importante e fortemente sollecitato dalla nostra Organizzazione per contrastare l’abusivismo e il sommerso a garanzia non solo delle oltre 60.000 imprese lombarde del settore ma anche a tutela dei 15 milioni di visitatori che le città e i territori lombardi ospitano ogni anno. La nuova legge estende infatti a tutte le tipologie ricettive – comprese le locazioni turistiche tra privati – gli adempimenti fiscali, di sicurezza, di comunicazione dei flussi, di segnalazione degli ospiti all’autorità di pubblica sicurezza, così come il divieto di pubblicità menzognera con inclusione anche dell’offerta sul web. Ed è previsto un inasprimento delle principali sanzioni».

Sul fenomeno il Comune di Bergamo si è mosso già in passato, grazie anche alle sollecitazioni degli albergatori, ed ha effettuato controlli. «Oggi è diventato più difficile – ha evidenziato Lorella Vavassori, responsabile del servizio Attività produttive – perché su piattaforme come Airbnb non ci sono gli indirizzi degli alloggi. Il lavoro più importante è sicuramente quello che si può fare a monte, fissando regole precise sulla base delle quali è poi possibile definire gli interventi della polizia locale. Per operare meglio saranno perciò fondamentali i regolamenti della legge regionale».

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Il sommerso nel turismo / Fusini (Ascom): «Senza correttivi, perderemo strutture alberghiere e posti di lavoro»

Il direttore dell'Ascom Oscar Fusini

di Oscar Fusini*

Quando si parla di accoglienza turistica, è bene fare un po’ di chiarezza nelle differenze che intercorrono tra sommerso e abusivismo. La prima è un’attività dal contenuto economico svolto senza registrazioni, verifiche dell’identità del visitatore, rilevazioni statistiche delle presenze, adempimenti in tema di sicurezza, autocontrolli alimentari, allergeni, legionella e senza sistemi tracciati per la possibile verifica dei ricavi. La seconda, invece, l’ abusivismo, è l’esercizio senza autorizzazioni là dove sono obbligatorie, svolto in violazione della normativa nazionale e regionale, con dimensioni maggiori di quelle consentite, per periodi tali da escludere l’occasionalità oppure la non continuità e, infine, pubblicizzato con denominazioni e marchi non veritieri. Non tutto il sommerso è dunque abusivo, mentre l’attività abusiva rientra sempre nel sommerso. Fatta la premessa, va detto che l’affitto turistico, o breve, è consentito dalla legge. Ma se l’affitto breve viene proposto come B&B, allora non è legale, perché usa una denominazione diversa. Inoltre, se l’affitto breve non adempie agli obblighi di legge a carico del proprietario, è comunque attività che si muove nell’illegalità.

La nostra Associazione ha commissionato a Incipit di Perugia una ricerca per esaminare il fenomeno dell’affitto breve in Bergamasca. La ricerca ci ha offerto molti spunti di riflessione. Il fenomeno Airbnb nella nostra realtà è realmente sharing? I dati sembrerebbero dire il contrario: solo lo 0,4% delle strutture offre una stanza in condivisione, l’87% per cento è disponibile sopra i 6 mesi (quindi non è occasionale) e, infine, il 56% degli inserzionisti gestisce da 2 a 10 strutture, quindi non propriamente casa propria. In realtà, pur avendo le caratteristiche di altre città, il fenomeno da noi sembra possedere le caratteristiche di un fenomeno diffuso e poco concentrato (quindi un numero elevato di host piccoli); scelto come autoimpiego, in un momento di mancanza di sbocchi professionali e, soprattutto, utilizzato per mettere a reddito immobili sfitti propri e di terzi, spesso non utilizzabili. Come si è affermato tale fenomeno? Se da una parte ha saputo cogliere una domanda turistica insoddisfatta, dall’altra ha certamente sfruttato la vicinanza dell’aeroporto, agito sulla leva del prezzo vantaggioso e favorito la crescita del turismo slow.

La crescita viaggia a ritmi esponenziale: dalle 3 strutture nel 2009 siamo a oltre 1.000 in meno di sette anni. Non è facile oggi prevedere rallentamenti nello sviluppo, sebbene la limitata domanda potrebbe mettere un tappo alla crescita collocando, nel contempo, fuori dal mercato l’offerta di scarsa qualità. Noi siamo preoccupati perché dalla ricerca emerge una correlazione tra aree deboli e sommerso. Le aree che scontano maggiori difficoltà presentano infatti percentuali superiori di sommerso. In particolare, nelle zone di montagna, le Orobie, dove il calo degli esercizi registrati è notevole, e ai laghi e in pianura (escluso l’hinterland cittadino) dove la stasi è evidente. Il tutto deriva dal fatto che esiste in Bergamasca una robusta offerta immobiliare (case sfitte inutilizzate e inutilizzabili). La domanda è lecita: in queste aree la sharing porta maggiore turismo o drena risorse alle strutture ufficiali? La riposta è evidente: produce chiusura di attività ufficiali e perdita posti di lavoro in aree già colpite da una forte crisi occupazionale. L’economia condivisa presenta certamente dei vantaggi: integra il reddito familiare, apre anche culturalmente la nostra provincia a segmenti nuovi e diversificati di turisti, fa conoscere località e nuovi percorsi altrimenti sconosciuti e sostiene in forma diretta e indiretta molte persone, proprietari, gestori e attività commerciali. Presenta, tuttavia, anche delle controindicazioni: non favorisce, se non in limitati casi, percorsi di crescita professionale (specializzazione, passaggio delle competenze, economie di scala), non incentiva l’investimento negli immobili, non innesca percorsi di crescita dimensionale, limita fortemente la creazione di posti di lavoro e non potenzia l’attrattività della destinazione.

L’allarme della nostra associazione è molto forte perché questo fenomeno esercita una concorrenza sleale nei confronti delle attività alberghiere e, più in generale,  delle attività imprenditoriali. Esiste infatti una forte disparità a livello di imposte che gravano sull’ospitalità organizzata in forma imprenditoriale: quest’ultime  risultano molto più onerose rispetto a quelle previste per l’ospitalità organizzata in forma non imprenditoriale. L’Iva, per esempio, è sostenuta dal cliente delle sole strutture imprenditoriali. L’Irap è versata solo dalle attività imprenditoriali e non dalle attività non imprenditoriali. L’Irpef è sostenuta da tutti, ma nel caso delle attività non imprenditoriali non esistono strumenti che consentono di tracciarne l’imponibile. L’Imu grava sulle attività imprenditoriali mentre non grava se l’attività è gestita nella prima casa del titolare dell’ attività non imprenditoriali. Anche la Tari per l’attività alberghiera è superiore a quella della privata residenza. Accanto alla pressione fiscale esiste poi anche una pressione normativa. Gli oneri burocratici e gestionali posti a carico degli hotel risultano più gravosi non solo rispetto all’ospitalità organizzata in forma non imprenditoriale ma anche rispetto ad altre strutture di tipo imprenditoriale. Se la notifica degli alloggiati dovrebbe riguardare tutti, gli obblighi in tema di barriere architettoniche e l’Haccp pesano solo sulle attività imprenditoriali, mentre gli oneri della destinazione edilizia turistico-ricettiva e la prevenzione incendi solo sugli alberghi.

Maggiori oneri significa, ovviamente, ulteriori costi per l’adempimento e risorse da investire in un momento in cui – pur avendo respirato per l’aumento delle presenze legate all’Expo – l’affitto breve prosegue nella sua marcia di crescita. Se il fenomeno non sarà contenuto, c’è il rischio di una possibile spirale per le imprese della ricettività: discesa dei prezzi – riduzione dei margini – impossibilità ad investire – chiusura delle strutture – perdita posti di lavoro. Secondo uno studio di Federalberghi affidato a Incipt, l’utile lordo prima delle imposte dirette è del 5-10 % del fatturato per le imprese e del 50/60 % per le attività non imprenditoriali. Le ricadute sono molteplici. Per il sistema generale parliamo di evasione fiscale di imposte sui redditi, di Irap e Iva, per gli enti locali di evasione di tributi e tassa di soggiorno. Per il territorio, invece, ci troviamo di fronte, inevitabilmente, a un indebolimento dell’offerta turistica e alla perdita dell’attrattività della destinazione.  C’è una soluzione? L’equilibrio di lungo termine nella convivenza tra ricettività imprenditoriale e sharing economy è possibile in un sistema d’ integrazione e di completamento di offerte differenziate, basate su servizi diversi proposti da operatori imprenditoriali e non imprenditoriali, entrambi qualificati e che competono sul servizio e sul prezzo. Il cliente esprime la sua preferenza tra strutture diverse, ma altrettanto uniformi per qualità, affidabilità e trasparenza del rapporto. Il sistema fiscale è neutrale, in quanto il reddito e il lavoro sono tassati nello stesso modo.  Il sistema ricettivo è aperto a tutti e virtuoso perché sviluppa la concorrenza, spinge gli investimenti e migliora l’attrattività della destinazione. Questo è un sistema obiettivo, da ricercare attraverso la revisione della normativa nazionale e regionale e promosso con autodisciplina e codici etici. La nuova legge regionale Lombardia 27/2015 va in questa direzione.

* direttore di Ascom Confcommercio Bergamo



Zambonelli (Federalberghi): “Servono regole uguali per tutti. E’ da anni che lo denunciamo”

Giovanni Zambonelli
Giovanni Zambonelli

di Giovanni Zambonelli*

Quello del sommerso turistico nella provincia di Bergamo e un tema a cui noi albergatori siamo sensibili da tempo. La nostra categoria denuncia da anni il problema del sommerso e in alcuni casi anche dell’esercizio abusivo dell’attività di accoglienza nella nostra città e provincia. L’interesse non è solo nostro, ma di tutti coloro – gestori di strutture alberghiere ed extralberghiere – che competono su un mercato che è diventato via via sempre più selvaggio. La nostra associazione denunciò per prima il fenomeno con un dossier comunicato al Comune di Bergamo nel 2008 e successivamente con un altro trasmesso anche alla Polizia locale di Bergamo nel 2011. Quello che emergeva già allora era che, accanto alla stragrande maggioranza di operatori che svolgeva la propria attività di impresa o di accoglienza in famiglia, esisteva un numero sempre crescente di soggetti che sfruttava l’aumento delle presenze per vendere posti letto, utilizzando denominazioni non corrette, aumentando l’offerta massima di stanze ed infine non rispettando le regole minime di sicurezza e fiscali. Bastava navigare in Internet per rendersene conto. La nostra città e anche la provincia ha prima di altre risentito di questo fenomeno per due ragioni strutturali. La presenza di un importante aeroporto che ha ricadute positive e la configurazione della nostra città, che vede l’offerta storica artistica di grande pregio concentrata soprattutto in città Alta e nell’area centrale. Finché il mercato immobiliare ha tenuto, gli immobili venivano destinati alla vendita o alla locazione. Negli ultimi anni, l’eccesso di offerta immobiliare e gli scarsi rendimenti del mercato degli immobili residenziali hanno fatto deviare taluni proprietari verso il mercato dell’accoglienza. Inoltre, la mancanza di sbocchi lavorativi ha fatto il resto nel trasformare quella che dovrebbe essere una forma di ospitalità occasionale e di completamento del reddito familiare in gestioni economiche e spesso imprenditoriali.

Oggi lo sviluppo dei portali per la prenotazione di stanze ha aggravato il fenomeno. “Ho un appartamento sfitto che ne faccio? Accolgo i turisti: può essere certo un po’ impegnativo, ma i pagamenti sono sicuri. Guadagno qualcosa di più, zero oneri e meno tasse”. Chi fa questo ragionamento si scorda che fa concorrenza a chi guadagna sempre meno, è pieno di adempimenti e obblighi e paga le tasse. La situazione va riequilibrata. Ne va della possibilità di investimento delle imprese del settore e del mantenimento dei posti di lavoro. Ricordiamo che il nostro settore ha saputo assorbire manodopera compensando per anni la perdita di posti di lavoro nel settore del manifatturiero. Oggi può essere considerato un settore produttivo, magari ancora piccolo, ma in espansione, che non può delocalizzare all’estero ma riservare una crescita ulteriore di posti di lavoro. Nei prossimi anni, l’ingente numero di studenti che stanno affrontando un percorso di studio per l’hotellerie e la ristorazione auspichiamo possa trovare una consona occupazione. Ma per crescere il settore va tutelato. Questa sfida non è strategica solo per il nostro territorio ma anche a livello nazionale ed europeo. Apprezziamo molto la strategia della nostra federazione che su questi temi non vuole scendere a compromessi. Sulla sharing economy occorre innanzitutto far valere i principi. Stesso mercato stesse regole non è solo uno slogan. Significa che se fai lo stesso lavoro e ti riferisci allo stesso cliente devi rispettare le stesse regole, qualunque sia il numero delle stanze che vengono gestite. Bisogna innanzitutto snellire le regole e gli adempimenti per tutti, perché sono opprimenti e costosi. Inoltre bisogna informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori locali sui temi della sicurezza degli ospiti e per la nostra comunità; l’ospite deve essere registrato sia che soggiorni in un albergo, in un B& B ma anche in un appartamento preso in affitto. Inoltre occorre rispettare le regole ancora più generali della fiscalità.

Infine, è fondamentale uniformare le regole di accoglienza per salvaguardare l’immagine della destinazione turistica agli occhi del turista e per puntare verso segmenti e nicchie di turismo di qualità. Per questo la nuova legge regionale della Lombardia 27/2015 va nella direzione che auspichiamo, ossia quello di far emergere l’ospitalità in ogni sua forma e, se possibile, uniformare gli adempimenti a carico degli operatori. Per questo anch’ io mi sento di ringraziare il nostro segretario generale di Confcommercio Lombardia per l’importante lavoro svolto. E’ fondamentale non solo che le maglie siano state ristrette e le sanzioni inasprite ma che questo passaggio contribuisca a far crescere la consapevolezza in tutti – operatori, amministratori e forze di Polizia – che il nostro sistema può crescere solo se saprà favorire la legalità e il rispetto delle regole, così da  rafforzarsi premiando gli investimenti, la professionalità di tutti gli operatori coinvolti, in modo armonico: albergatori, gestori di campeggi, di ostelli, affittacamere e proprietari di bed & breakfast.

*presidente provinciale di Federalberghi




Malvestiti (Ascom): “Tema complesso, che va ad incidere su un settore sempre più rilevante”

Ascom convegno turismo - sommerso - luglio 2016 Malvestiti
Paolo Malvestiti

di Paolo Malvestiti*

Il sommerso turistico nella provincia di Bergamo è un tema complesso da capire nelle sue diverse sfaccettature, in quanto si tratta di un fenomeno significativo per lo sviluppo della nostra economia che va ad incidere su un settore, il turismo, che sta diventando primario anche per il nostro territorio. Negli ultimi anni, grazie sia allo sviluppo dell’aeroporto di Orio al Serio e alla presenza di alcune manifestazioni importanti in territori limitrofi alla nostra città, come Expo o l’evento sul Sebino che si è concluso meno di venti giorni fa, il numero di turisti è nettamente aumentato. Nel 2015 gli arrivi hanno toccato quota 1.056.563 (il 12% in più rispetto al 2014) e le presenze 2.060.564 (+ 12,7 rispetto al 2014) con una media di permanenza di 2 giorni. Credo pero che non siamo ad un punto di arrivo, ma di partenza e che ci sia ancora un buon margine di crescita. Il prossimo anno, per esempio,  il riconoscimento a Regione Europea della Gastronomia assegnato alla Lombardia orientale genererà un maggior interesse verso il nostro territorio, che sarà chiamato ad offrire un’elevata qualità di prodotti e di servizi. La Camera di Commercio, insieme a Turismo Bergamo e ad Unioncamere, da anni prosegue una strategia di marketing territoriale centrata sugli eventi e sull’offerta turistica legata alle eccellenze del territorio con l’obiettivo di incrementarne la competitività e il posizionamento strategico. E’ una partita che interessa più settori, ciascuno dei quali deve lavorare e competere nella massima trasparenza e dando il meglio. Oggi, il sistema dell’ospitalità orobica conta 1.134 strutture per 25.998 posti letto; un sistema vivace che cerca di soddisfare un numero di richieste in costante crescita: Ma accanto ai numeri rilevati dalle statistiche ufficiali, emerge un’ospitalità alternativa, in aumento progressivo anche nella nostra provincia, legata all’uso di abitazioni private offerte ai turisti grazie al proliferare delle piattaforme di prenotazione online. Per capire di più quanto cresce il fenomeno e come tutelare gli interessi dei nostri imprenditori, abbiamo pensato di commissionare alla società perugina Incipit Consulting, uno studio sul sommerso turistico, che oggi presentiamo. I risultati dell’indagine ci aiuteranno ad inquadrare tutta l’offerta dell’ospitalità bergamasca e impostare nuove strategie di sviluppo del settore.

*presidente di Ascom Confcommercio Bergamo




Il sommerso nel turismo / Indagine dell’Ascom: “Ecco tutte le zone d’ombra nell’offerta delle abitazioni private”

AirbnbAscom Confcommercio Bergamo ha commissionato una ricerca sul sommerso nell’offerta turistica alla società perugina Incipit Consulting, che si occupa di ricerca, consulenza e formazione esclusivamente nel settore del turismo. Il lavoro svolto – che sarà presentato oggi pomeriggio nell’ambito di un convegno promosso dall’Ascom –  fa luce sul fenomeno dell’offerta turistica sommersa, rappresentata dall’ospitalità alternativa e, dunque, non registrata e quantificata.

Inquadramento del fenomeno

Il sommerso legato all’uso turistico delle abitazioni private, pur non essendo un fenomeno recente, ha assunto in questi ultimi anni dimensioni sempre più ragguardevoli a seguito della nascita ed espansione delle piattaforme di prenotazione online che mettono in contatto domanda e offerta di case/stanze a fini turistici. Sviluppatesi sull’onda della diffusione, anche all’interno del mondo del turismo, di istanze di condivisione, partecipazione e autenticità proprie della ‟sharing economy” e anche per la necessità di trovare forme di integrazione saltuaria del proprio reddito in anni di crisi, queste forme di ospitalità alternativa sono aumentate a dismisura. Seppure molte delle offerte attualmente in rete presentino ancora i caratteri originari, molte altre ne sono del tutto prive, configurandosi, spesso, come attività imprenditoriali vere e proprie, quantitativamente rilevanti e capillarmente diffuse, che sfuggono ai controlli delle Regioni, competenti in materia di attività turistiche e di garanzia della trasparenza equalità dell’offerta, e del Fisco, sottraendo risorse economiche sia alla fiscalità generale che a quella turistica (imposta di soggiorno). La ricerca commissionata da Ascom analizza l’offerta ricettiva nella Provincia di Bergamo presente nelle principali piattaforme di prenotazione online, focalizzandosi in particolare sull’analisi di Airbnb che, detenendo la quota più rilevante del mercato dell’affitto turistico in rete, è il portale che consente di intercettare il fenomeno in maniera più completa, seppure non esaustiva. I dati presentati sono una fotografia degli annunci disponibili su Airbnb al momento dell’estrazione (aprile 2016).

 Il quadro nella provincia di Bergamo

L’analisi temporale delle inserzioni su Airbnb evidenzia un andamento esponenziale, con un numero di alloggi posti in locazione online in forte crescita da quando il fenomeno ha cominciato a diffondersi. Nella provincia il numero di inserzioni presenti su Airbnb a fine ottobre era pari a 1.020. Da quella data ad aprile 2016, ne sono state eliminate dal portale 324, che sono state però quasi totalmente rimpiazzate da 311 nuove inserzioni, portandone il numero a 1.007 alla data del 16 aprile 2016. Per quanto riguarda l’analisi territoriale, la mappa della distribuzione all’interno della provincia degli alloggi posti in locazione su Airbnb evidenzia il primato del Cmune di Bergamo, dove si concentra più di un terzo (35%) delle inserzioni, seguito dall’area che costeggia il lago d’Iseo. L’analisi rivela che anche nel Bergamasco gli alloggi proposti online sono per la maggior parte interi appartamenti: essi rappresentano il 62,6% delle inserzioni, percentuale che aumenta se si considera che molte stanze, pur se inserite singolarmente nel portale, in realtà fanno riferimento ad una medesima struttura, spesso un bed & breakfast. La messa a disposizione di interi appartamenti per l’affitto turistico indica che l’host non vi abita, contravvenendo alla normativa della Regione Lombardia che richiede ai proprietari di bed & breakfast di stabilirvi la propria residenza. Inoltre, molti di questi appartamenti (circa l’87%) sono destinati all’affitto turistico per lunghi periodi nel corso dell’anno, in genere superiori ai sei mesi. Entrambi questi elementi fanno ritenere dunque di essere in presenza di vere e proprie attività economiche che vanno ben oltre il limite dell’integrazione del reddito familiare e della saltuarietà e che non presentano le caratteristiche di condivisione delle esperienze proprie della saring economy. Con riferimento all’aspetto degli host ‟multiproprietari” che gestiscono più alloggi, altro elemento indicativo di un’attività di tipo imprenditoriale, il fenomeno, pur presente, non assume nella provincia di Bergamo numeri particolarmente rilevanti, almeno con riferimento ai grandi multiproprietari. Pur se maggioritari, gli alloggi multipli gestiti da uno stesso host superano raramente le 5 unità, soprattutto se si considerano le strutture effettive a cui spesso si riferiscono i singoli alloggi (stanze).

Il quadro nei sistemi turistici di Bergamo

L’area del comune capoluogo, principale destinazioni dei flussi turistici nella provincia, è quella dove il fenomeno dell’offerta di alloggi sul web da parte di privati è maggiormente diffusa, con 357 inserzioni. Il numero comunque molto elevato anche delle strutture ufficiali fa sì che non ci sia una differenza significativa tra l’entità degli alloggi presenti su Airbnb e quelli registrati, rendendo dunque meno evidente la presenza e rilevanza del sommerso in città. Purtroppo, la mancanza di dati anagrafici dettagliati non consente di identificare esattamente quante delle inserzioni su Airbnb si riferiscono ad esercizi ricettivi non registrati: un’analisi più mirata di quelli facenti capo ai principali host in città (i quali gestiscono circa 70 alloggi, corrispondenti a circa 30 strutture effettive) indica una quota di sommerso stimabile approssimativamente intorno al 30%. L’analisi degli alloggi Airbnb per tipologia mostra una prevalenza delle proprietà intere sulle stanze private, prevalenza ulteriormente rafforzata dal fenomeno, molto presente in città, di inserzioni riferite a singole stanze che di fatto però fanno capo ad una stessa struttura. Questo aspetto, unito all’ampia disponibilità degli alloggi nel corso dell’anno, fanno ritenere che anche nel comune di Bergamo, spesso l’attività di affitto turistico non è più un’occasionale fonte integrativa del reddito personale, ma rappresenta un vero e proprio business. Infine, l’analisi delle inserzioni del portale Airbnb con riferimento alle caratteristiche degli host mette in evidenza che, pur essendo le multiproprietà relativamente diffuse, esse non assumono dimensioni rilevanti: in città solo due host gestiscono 5 o più strutture, mentre gli altri non vanno oltre le due (seppure in termini di stanze i numeri siano più elevati). Sebbene relativamente meno diffusa, l’offerta di alloggi su Airbnb nelle altre due aree del sistema turistico – Grande Bergamo e Isola e pianura – ha registrato una crescita molto sostenuta, soprattutto nel 2015, dovuta presumibilmente alla vicinanza con Milano, grazie a cui hanno beneficiato, insieme al capoluogo, delle positive ricadute di Expo 2015. Ed infatti, una volta conclusasi la manifestazione, il trend ha subito un arresto e il confronto tra i dati raccolti a fine ottobre 2015e quelli di aprile 2016 mostrano, così come per Bergamo città, un calo nel numero di inserzioni, dovuto ad un numero di annunci eliminati superiore a quello dei nuovi ingressi nel portale. Per quanto riguarda invece gli altri due sistemi turistici – Laghie Orobie Bergamasche – il numero degli alloggi posti in locazione online sovrasta di gran lunga l’offerta di ricettività ufficiale, più che nel resto della provincia, indicando una maggiore diffusione in queste aree del fenomeno del sommerso turistico. Maggiore, rispetto al resto della provincia, è anche la quota di interi appartamenti sul totale degli alloggi posti in locazione online, nonché la loro dimensione (in particolare nelle Orobie bergamasche), entrambi caratteri tipici di località interessate da forme di turismo vacanziero. La rilevante quota di intere proprietà, l’elevata disponibilità all’affitto turistico nel corso dell’anno e la presenza non trascurabile di host multiproprietari, seppure di un numero contenuto di strutture, sono tutti elementi indicativi del fatto che anche in questi due sistemi turistici, le inserzioni online si riferiscono in molti casi ad alloggi di proprietà di privati che grazie al web hanno avviato delle attività economiche che spesso sfuggono a rilevazioni ufficiali e controlli.

Conclusioni

L’analisi dell’offerta di alloggi offerti in locazione turistica online condotta con riferimento al territorio della provincia di Bergamo ha evidenziato che, se pur con dimensioni più contenute rispetto ad altre aree del paese (soprattutto quelle metropolitane delle città principali destinazioni dei flussi turistici), anch’essa è interessata dal fenomeno del sommerso turistico, rappresentato dagli alloggi privati che i proprietari rendono disponibili all’affitto turistico senza sottostare a procedure e regole. La “situazione d’ombra” in cui queste strutture operano, in quanto non ufficialmente registrate e rilevate dagli organi competenti, ne determina spesso comportamenti irregolari in termini di registrazione dei clienti, di riscossione e versamento dell’imposta di soggiorno e di rispetto degli obblighi fiscali, con impatti distorsivi sulle regole della competizione nel settore dell’ospitalità. Regole della competizione che risultano falsate anche dai diversi obblighi in materia di lavoro, previdenza, igiene e sicurezza cui sono sottoposte le strutture ricettive tradizionali, soprattutto quelle alberghiere, e gli alloggi destinati alla locazione breve turistica e che diventano tanto più squilibrate quanto più gli affitti temporanei abbandonano le caratteristiche di occasionalità e di accessorialità reddituale che dovrebbero contraddistinguerli.

 

 




Turismo, un concorso premia l’innovazione digitale

DigitalAward2016

Prende il via la seconda edizione di “Il coraggio di innovare – Digital Award”, concorso promosso da Regione Lombardia, gestito da Unioncamere Lombardia e realizzato insieme a Meet the Media Guru. Il premio si rivolge alle imprese lombarde appartenenti a svariati settori e si propone di valorizzare i progetti legati al turismo basati sullinnovazione digitale.

«Regione Lombardia – ha affermato l’assessore regionale allo Sviluppo economico Mauro Parolini – ha scelto di rilanciare questo premio in ambito turistico in un momento di grande dinamismo e cambiamento per il settore in Lombardia. Il nostro obiettivo è quello di rendere sempre più competitivo il sistema turistico regionale e migliorarne posizionamento e attrattività. Il contest premierà quindi il coraggio di chi vuole innovare attraverso l’economia digitale, le cui grandi potenzialità risultano ancora inesplorate.»

Per partecipare al contest è necessario inviare la propria candidatura entro il 7 ottobre 2016: saranno premiati i progetti ritenuti vincenti nell’ambito delle cinque categorie stabilite: “Destinazione Smart”, “Comunicazione”, “Mobilità”, “Made in Lombardia” e “Ospitalità”.

Ciascun vincitore otterrà un riconoscimento in denaro pari a 10mila euro. Sono anche previste due categorie speciali: “Anno del Turismo” e “Loyalty Marketing”, i vincitori saranno beneficiari di un coinvolgimento nelle attività di Regione Lombardia ed Explora per l’Anno del Turismo.