Sette incontri per crescere sui mercati esteri

camera di commercio - targaRiprende il ciclo di incontri di formazione sulle tematiche dell’internazionalizzazione d’impresa realizzato da Bergamo Sviluppo, azienda speciale della Camera di commercio di Bergamo, con il supporto tecnico del Nuovo Istituto di Business Internazionale (NIBI) di Promos e in collaborazione con le organizzazioni di categoria del territorio.

Caratterizzati da un taglio pratico, trasversale e business-oriented, gli incontri hanno l’obiettivo di approfondire le dinamiche dei mercati internazionali e la complessità del sistema economico globale in un contesto sempre più mutevole ed esigente. In particolare, nel periodo settembre-dicembre, verranno realizzati 6 incontri su argomenti di business internazionale, che serviranno per trasmettere ai partecipanti competenze e strumenti utili ad affrontare le diverse fasi di un progetto internazionale. Sarà inoltre proposto un business focus sugli Stati Uniti, che fornirà un inquadramento generale del Paese, evidenziando forme di investimento e opportunità commerciali. Le tematiche oggetto degli incontri sono state accuratamente selezionate per permettere ai partecipanti di cogliere le opportunità dei processi di internazionalizzazione, acquisire nuove competenze tecniche, raggiungere in modo efficiente gli obiettivi di business in ambito internazionale e ampliare il proprio network professionale. Programma degli interventi: Logistica internazionale il 9 settembre; Costruire il business planning di un progetto internazionale il 23 settembre; Business focus “Stati Uniti” il 7 ottobre; Trasporti e Dogane il 27 ottobre; Contrattualistica internazionale il 10 novembre; Fiscalità: cenni pratici per la gestione fiscale delle imprese all’estero il 24 novembre; Presentare la propria impresa con successo all’estero il 10 dicembre. Gli incontri, gratuiti, sono finanziati dalla Camera di commercio e aperti a tutte le imprese interessate. È possibile iscriversi on line sul sito www.bergamosviluppo.it (sezione news scorrevoli in home page o calendario eventi).




Imprenditori, Hu il cognome più diffuso in Lombardia. A Bergamo è Locatelli

Registro ImpreseHu è il cognome più diffuso tra gli imprenditori lombardi nel periodo gennaio – agosto del 2015, seguito da Chen e dall’indiano Singh. Il primo cognome italiano, Ferrari, è al quarto posto. A Bergamo vincono invece i Locatelli, a Como e a Lecco i Colombo, a Monza e Brianza i Villa, a Pavia i Ferrari. A Milano vince Hu, Singh a Brescia, Cremona, Lodi e Mantova. Hu primeggia pure in Veneto e Piemonte, Hossain in Lazio, Chen in Toscana. Italia davanti in Puglia (Greco) ed Emilia Romagna (Rossi e Hu). I dati sono della Camera di Commercio di Monza e Brianza..




Credito, accordo tra Ubi e Confagricoltura

AgricolturaIl Gruppo Ubi Banca e Confagricoltura hanno raggiunto un accordo di collaborazione basato sulla condivisione delle informazioni necessarie per valutare la situazione patrimoniale ed economico/finanziaria delle imprese agricole. L’accordo prende le mosse dal “Programma di Analisi Finanziaria dell’azienda agricola” sviluppato da Confagricoltura, attraverso la controllata Agricheck, e reso disponibile ai propri organi per ricostruire e ordinare gli elementi economici, finanziari e patrimoniali delle aziende agricole esaminate – su richiesta delle stesse – al fine di rappresentarne la situazione attuale e prospettica in ottica gestionale e di merito creditizio. L’accordo con Ubi prevede che le Banche appartenenti al Gruppo utilizzino anche i documenti prodotti dalle strutture di Confagricoltura per l’istruttoria delle richieste di affidamento avanzate dalle imprese agricole a essa aderenti.

Si intende così realizzare  un reciproco vantaggio per i gestori UBI – che disporranno di un set di informazioni completo, attendibile e verificabile – e per gli imprenditori agricoli che si potranno presentare in Banca con documenti che illustrano compiutamente la situazione della propria azienda. Le Banche appartenenti al Gruppo UBI riserveranno condizioni di favore alle imprese aderenti a Confagricoltura che avanzeranno richieste di facilitazioni bancarie supportate dagli elaborati previsti dall’accordo e ritenute meritevoli di affidamento. Tali vantaggi si tradurranno in riduzione delle spese d’istruttoria per i finanziamenti, contenimento dei costi per gli affidamenti in conto corrente  e vantaggi sulle polizze riservate agli agricoltori dal Gruppo UBI. Verranno, inoltre, riservati canali privilegiati al fine di garantire la comunicazione delle delibere di affidamento assunte in tempi contenuti. L’accordo rientra nel progetto “Farm&Food” di UBI Banca dedicato alle imprese agricole o agroalimentari per sostenerne concretamente il business. Col progetto, Ubi ha formato un team di professionisti per sviluppare le competenze nel comparto. Tra gli obiettivi la stipula di accordi, in particolare, con le Associazioni di categoria e la realizzazione di offerte specifiche dedicate alle imprese operanti nell’ambito di filiere riconducibili a importanti realtà del settore agroalimentare quali industrie, cooperative di trasformazione e consorzi agrari.




Cura dell’animale, a Bergamo imprese in calo

gattoAnche d’estate i lombardi si dimostrano attenti alle esigenze dei propri piccoli amici animali: tra pensioni, servizi per la cura, vendita, alimentazione e veterinari sono infatti 1.103 le imprese attive in Lombardia, con un peso del 13,2% sul totale nazionale e una crescita del 3,7% in un anno. Sono soprattutto negozi specializzati nella vendita di piccoli animali domestici, 557 (stabili rispetto al 2014) o servizi di cura, 476 (erano 434). In testa per numero di imprese Milano con 353 attività (+4,1%), seguita da Brescia (131 imprese, +1,6%), Varese (107, +5,9%) e Bergamo (102, in calo del 2%). Crescono soprattutto Pavia (+9,4%), Monza e Brianza e Mantova (+6,5%). E’ quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2015 e 2014 relativi alle sedi di impresa.

Il business in Italia

Sono 8.372 le imprese attive in Italia nei settori legati agli animali da compagnia, +2,9% dal 2014 al 2015. Più della metà sono negozi specializzati nella vendita di piccoli animali domestici (4.844). Prime province per numero di imprese: Roma con 873 (+2,3%), Napoli con 486 (+2,5%). Seguono Torino, Milano e Bari. Tra le prime 10 province l’aumento più forte a Salerno: +7,3%.




Italcementi, incontro al ministero. “Chiarezza per la sede di Bergamo”

L'impianto Italcementi di Calusco
L’impianto Italcementi di Calusco

Si terrà il prossimo 16 settembre l’incontro che le organizzazioni sindacali hanno chiesto al ministero per lo Sviluppo Economico per istituire un tavolo di confronto con il Gruppo Italcementi. Così ha infatti deciso il ministero, garantendo così la possibilità di monitorare le procedure e le informazioni relative al passaggio di proprietà al Gruppo tedesco Heidelberg Cement. “E’ auspicabile – confida Danilo Mazzola, segretario generale di Filca Cisl Bergamo – che l’incontro al ministero e quello programmato con l’azienda per il 24 settembre, possano far scaturire elementi di rassicurazione e di chiarezza sul destino della sede centrale di Italcementi di Bergamo. L’ordine del giorno, approvato all’unanimità ieri nell’assemblea dai lavoratori, svoltasi nella sede di via Camozzi é un segnale chiaro. I lavoratori e le lavoratrici della sede non resteranno passivi a questa situazione che mette a rischio centinaia di posti di lavoro e impoverisce ulteriormente il tessuto economico della nostra provincia”.




Scame si rafforza in Francia. Acquisito il controllo di Sobem N.G

scame parre sedeCon l’aumento della quota del capitale dal 25% al 61,5%, Scame Parre ha acquisito il controllo di Sobem N.G con sede a Dijon, in Borgogna, già filiale del gruppo Scame dal febbraio del 1997, con il nome di Sobem-Scame sarl.

Sobem N.G, che quest’anno celebra il suo sessantesimo anno di attività, è un’azienda produttrice di quadri elettrici, negli ultimi anni affermatasi anche nel mercato dei sistemi di ricarica per veicoli elettrici, grazie alle sinergie con Scame Parre, da sempre all’avanguardia in questo settore sempre più d’attualità.

Oltre ad essere storico marchio leader nel mercato francese, Sobem N.G. opera anche sui mercati internazionali, controllando il 50% di Sobem – Roumanie, anch’essa attiva nella produzione di quadri elettrici per tutti i mercati dell’est Europa.

Con questa manovra entra nel perimetro di consolidamento del gruppo Scame una struttura composta da 60 collaboratori specializzati che realizzano circa 10 milioni di fatturato.

A livello strategico, l’acquisizione permette ad entrambe le aziende, Scame Parre e Sobem N.G, di consolidare la propria presenza ed i rapporti commerciali nel mercato europeo.

«Grazie alla grande capacità di innovazione ed alla struttura flessibile e adattabile, comune ad entrambe le aziende, il gruppo Scame sarà in grado di conferire ulteriore valore aggiunto ad un’offerta d’eccellenza già volta alla completa soddisfazione dei propri clienti», sottolinea l’azienda.




Scendono le tasse sulle imprese, ma non per commercio e pmi

calcolatrice - fisco - tasseLe tasse sulle imprese sono diminuite quasi del 10% nel 2014 (9,9%) e il prelievo sulle aziende si è ridotto di 2,6 miliardi di euro. Questo sgravio fiscale vale due terzi delle risorse necessarie per abolire la Tasi sulla prima casa (3,5 miliardi) ed è arrivato con gli interventi sull’Ace, l’Aiuto alla crescita economica, e sull’Irap. Ha beneficiato di queste misure oltre un’impresa su due (il 57,3%) e una su tre ha giovato di entrambi i provvedimenti.

La notizia emerge da un working paper dell’Istat condotto sulla base di un nuovo modello di microsimulazione basato sulle dichiarazioni fiscali delle imprese per analizzare l’impatto delle recenti riforme della tassazione aziendale. E che guarda al 2014, cioè prima dell’arrivo di nuovi sconti, scattati nel 2015: la più sostanziosa riduzione dell’Irap, dalla quale può ora essere tolto il costo del lavoro, e la decontribuzione sui nuovi assunti con il jobs act.

In particolare, viene analizzato l’effetto sui conti 2014 di di tre misure: il potenziamento dell’Ace che permette di dedurre dalle imposte il rendimento nozionale del capitale, la più ampia deducibilità del costo del lavoro dell’Irap e il nuovo trattamento delle perdite introdotto nel 2011.

I costi per l’erario della deducibilità dell’Irap sono di circa 1,2 miliardi l’anno e portano a un taglio delle tasse del 4,5% per le imprese. L’Ace, invece, a quattro anni dalla sua introduzione, pesa sulle casse dello Stato per 1,4 miliardi (il 60% in più di quanto stimato nel primo anno di applicazione) e comporta un taglio delle tasse per le aziende del 5,4%. Questa misura, secondo lo studio, è «la più efficace per stimolare la crescita» e i suoi benefici si manifesteranno a pieno con l’arrivo dalla ripresa, ma già adesso riguardano sia le piccole imprese che le grandi. Al contrario, secondo gli autori, l’impatto del nuovo trattamento delle perdite è ridotto.

La recente riforma della tassazione porta vantaggi soprattutto per le imprese industriali e di medio-grande dimensione, i gruppi di imprese e quelle del Nord Italia. La percentuale dei beneficiari aumenta all’aumentare della dimensione aziendale facendo ipotizzare che per le realtà di maggiori dimensioni sia più facile approfittare delle opportunità di sconti fiscali legati all’accumulo di capitale o alle assunzioni. In generale, «la pressione fiscale rimane alta nel commercio e nelle imprese di piccole dimensione», mentre è più bassa per le realtà appartenenti a gruppi.




Stefano Cavalleri, il “papà” della moda bimbo conquista i paesi Arabi

STEFANO CAVALLERI 1«I Pinco Pallino era il mondo. Ora il mondo lo sto, lentamente, ricostruendo». Non nasconde la difficoltà di ripartire Stefano Cavalleri, classe 1951, fondatore, con Imelde Bronzieri, del marchio bergamasco di alta moda per bambini cui ha detto addio nel 2011 anche come direttore creativo, dopo che la proprietà era già passata di mano. Ma ora ritiene che tutti i tasselli stiano andando al posto giusto perché possa tornare ad essere un protagonista dello stile in formato junior, lui che nel Dizionario della Moda Italiana rappresenta l’unica menzione dedicata alla moda per bambino.

Il suo progetto si chiama QuisQuis «e sono sempre io – afferma -, l’evoluzione di 35 anni di esperienza, curiosità e ricerca in una chiave ovviamente attuale e moderna, grazie anche ad un team di giovani assistenti che mi affianca».

A che punto è la sua nuova avventura?

«Con la nuova collezione ha debuttato la partnership per produzione e distribuzione mondiale con Spazio Sei di Carpi, che dopo 18 anni ha “divorziato” da Blumarine ed è licenziataria di firme come Iceberg e Scervino. Un passaggio che mi dà la possibilità di lavorare ad un total look, non solo alla cerimonia come avvenuto in precedenza. Significa anche capi meno preziosi e poi le linee per maschietti e baby, scarpe e accessori, come coroncine, cappelli, borsine che hanno sempre fatto parte della mia immagine. La collezione è stata presentata a Pitti Bimbo ed è speciale perché è completa».

E il mercato come risponde?

«Alla kermesse fiorentina partecipo da 35 anni, l’affluenza è stata bassa ma i contatti molto buoni. Accanto ai clienti del mondo arabo si sono rivisti i russi, che la crisi aveva allontanato, oltre ad Azerbaigian e Kazakistan. Ed è tornata l’Europa, con Germania, Francia e pure l’Italia che si era persa totalmente. Sono segnali incoraggiati. Per noi la testimonianza di fiducia in ciò che stiamo producendo, per il settore moda il fatto che ci si sta rimboccando le maniche e si sta ripartendo».

La prima boutique monomarca QuisQuis è stata aperta a Doha, nel Quatar, lo scorso anno. È questa l’area più interessante?

«La penisola arabica ama molto quello che faccio e l’espansione prosegue. A Doha prevediamo di aprire un secondo spazio, mentre ad ottobre apriremo ad Abu Dhabi, in tempo per il Gran Premio di Formula Uno e il richiamo che avrà l’evento. All’inizio del 2016 sarà la volta di Dubai. Grazie a Spazio Sei siamo presenti anche in 12 negozi nelle vie della moda di tutto il mondo, nel Dubai Mall, in rue du Faubourg-Saint-Honoré a Parigi, in Piazzetta a Porto Cervo, solo per dare qualche esempio del prestigio e del valore delle location».

Come si conquista una platea così ampia e differente?

«È complicato. Le collezioni sono sempre più vaste per rispondere ai climi, alle ricorrenze, alle usanze e alle religioni. L’estate è, se vogliamo, più semplice perché fa caldo un po’ dappertutto, per l’inverno si ragiona “a strati”, dai golfini che sono sufficienti nei paesi arabi ai cappotti, piumini e pellicce per il mercato russo. Ma cambia anche il gusto e la scelta dei colori, le tinte pastello piacciono ai russi, i colori forti agli arabi, mentre bianco e avorio non vanno in Giappone. E poi ci sono le lunghezze di maniche e gonne, per non parlare delle ricorrenze diverse per ogni nazione e religione. In 35 anni ho imparato a conoscere tutto questo e a tenerne conto».

Come definisce il suo stile?

«Poetico. Da sogno perché senza sogni non si vive. E sempre sereno. Mi piace regalare dei sogni ai bambini e trasmettere l’idea del buon gusto, mostrare che ci si può vestire bene. I miei sono capi cari, per chi ha certe possibilità, non lo nego, ma i bambini sono ben vestiti anche con una camicetta bianca e un paio di jeans».

Ma perché vestire i bambini con capi eleganti e ricercati. Non dovrebbe essere l’età della spontaneità?

«Io credo che sia un modo per far conoscere ed apprezzare il bello e dare un valore alle cose, contro la cultura dell’usa e getta che travolge tutto, anche i ricordi. Contro la volgarità e la violenza. Significa insegnare loro a prendersi cura delle cose, a fare attenzione. Quando i miei figli hanno compiuto 18 anni ho regalato loro un paio di scarpe importati e insieme spazzola e lucido perché le conservassero al meglio, come un caro ricordo. L’abito della comunione, la bella camicia sono anche memoria, si legano ai momenti della vita. In bermuda e t-shirt si può stare tutti i giorni, perché andarci anche ad una cerimonia? Naturalmente il compito di indirizzare al bello e al buon gusto sta ai genitori…».

Quando disegna i capi pensa ai bambini o alle mamme che li compreranno per loro?

«Ho sempre pensato ai bambini. Ogni bambino sogna il bello. La bambina di fare la giravolta con un abito da principessa, per il maschietto forse è un po’ più difficile, ma delle giacche in jersey o felpa lo possono conquistare per una cerimonia».

Come non dovrebbero, invece, essere vestiti i bambini?

«Come dei piccoli adulti. Le bambine con pance scoperte, piercing finti, minigonne esagerate, i bambini come macho in miniatura. Purtroppo è la tendenza in atto, spinta anche da alcune aziende. Ma non la si ritrova solo nel vestire, su Internet, nei talent si vedono sempre più spesso bambini che cantano e ballano scimmiottando gli adulti. È un’immagine che non condivido».

La produzione di QuisQuis è cominciata in Puglia ed ora è Carpi, il made in Italy continua a fare la differenza?

«La manodopera italiana è unica, ma per alcuni tessuti, ad esempio delle sete meravigliose, e lavorazioni scelgo anche all’estero. In India, soprattutto, dove sono maestri nell’uso del colore e nel ricamo con paillette e filo di seta».

Con Bergamo che rapporto ha?

«È la mia città, che amo e dove dovrei vivere, anche se ora gli impegni fuori sono tanti, tra Carpi, dove si produce QuisQuis, la Puglia per seguire la prima linea bambino di Cesare Paciotti, un’iniziativa tutta nuova per la quale hanno scelto me, e i viaggi. Oggi comunque sono più spesso a Bergamo, da mio padre novantenne, che a Trescore, dove abito. Ciò che apprezzo è la possibilità di vivere ancora vicini alla natura, una delle scorse sere mi sono goduto l’arrivo del temporale…».

Come sono i bergamaschi nel vestire?

«È sempre stata una città perbene, mai d’avanguardia. Per un acquisto speciale la meta è sempre stata Milano, come del resto per il teatro e il divertimento. Ci sono però due donne che con i loro negozi fanno tendenza. Una è Rosy Biffi che sin dagli anni 70 è un punto di riferimento per la moda, una talent scout, direi, perché alcuni stilisti li rende famosi lei. L’altra è Tiziana Fausti, che ha portato griffe importanti come Dior, Gucci e Prada».

Mai pensato di passare alla moda per adulti?

«Ho cominciato con la moda donna e con un negozio in via San Tomaso. Il progetto è sempre stato nel cassetto ed ora quel cassetto si è dischiuso, ma è un po’ presto per parlarne…».

Un “assaggio” del prossimo autunno – inverno QuisQuis




E intanto il titolo vola in Borsa

Balzo in Borsa di Italcementi dopo l’annuncio di ieri del passaggio in mani tedesche. Dopo non essere riuscita a fare prezzo nelle primissime fasi di seduta, piazza un progresso del 49,39% a quota 9,86 euro per azione, proiettandosi verso i 10,6 euro fissati per l’Opa dei tedeschi di Heidelberg. Sospesa Italmobiliare, la holding della famiglia Pesenti, che segna un teorico +36,56%. In evidenza tutto il comparto dei cementiferi, con Buzzi a +6,1% e Cementir a +11,41%.

La famiglia Pesenti ha raggiunto un accordo con Heidelbergcement per cedere il 45% della società a 1,67 miliardi di euro e l’operazione sarà realizzata entro il 2016. A seguire, HeidelbergCement, che ha ottenuto da un consorzio di banche un prestito ponte da 4,4 miliardi, lancerà un’opa obbligatoria sull’intero capitale di Italcementi al prezzo di 10,60 euro per azione, che incorpora un premio del 70,6% per gli azionisti. L’intesa darà vita al secondo operatore al mondo nel cemento in termini di capacità produttiva, il primo in termini di vendite nel settore degli aggregati e il terzo nel calcestruzzo.




La reazione dei sindacati: «Anche il Governo chieda garanzie sul piano industriale»

«Il paese e Bergamo, per l’ennesima volta, perdono una eccellenza tutta italiana. Poi, per quanto riguarda le ricadute di questa operazione vedremo se potrà essere una opportunità per Italcementi o una ulteriore perdita di posti di lavoro».

Danilo Mazzola, segretario generale di Filca Cisl di Bergamo non nasconde le proprie paure per quanto possa accadere dopo la creazione del secondo colosso mondiale del cemento. La salvaguardia dei livelli occupazionale è il primo aspetto che il sindacato a tutti i livelli pretende sia osservato. «Negli ultimi tre anni – continua Mazzola – Bergamo è già stata interessata da una fuoriuscita di circa 200 lavoratori. La preoccupazione per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali non può non essere elevata».

Sulla stessa lunghezza d’onda, si muovono unitariamente le segreterie nazionali di Feneal, Filca e Fillea. «L’accordo con il quale Italcementi ha ceduto il 45% del Gruppo ai tedeschi di Heidelberg ci preoccupa nel metodo e nel merito, e getta ombre inquietanti sul futuro della società e sul destino dei circa 3.000 dipendenti italiani». Lo dichiarano i segretari nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Fabrizio Pascucci, Riccardo Gentile e Marinella Meschieri. «Il metodo è semplicemente da stigmatizzare – spiegano i tre sindacalisti – perché tutta l’operazione è stata fatta tenendo all’oscuro le organizzazioni sindacali, non considerando quindi le più elementari norme di buone relazioni industriali. Ci chiediamo a questo punto a cosa servano i Cae (Comitati Aziendali Europei), creati proprio allo scopo di garantire lo scambio di informazioni fra i lavoratori all’interno dei gruppi multinazionali, per evitare comportamenti scorretti come questi. Ma soprattutto – proseguono – l’accordo ci preoccupa nel merito, perché non dà alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali rispetto al piano di ristrutturazione, che si concluderà a gennaio 2017».

«Ci auguriamo che il nuovo assetto societario non disperda la grandissima professionalità acquisita negli anni dai dipendenti di Italcementi. Da parte nostra abbiamo già chiesto un incontro urgente, nel quale ribadiremo la contrarietà ad ogni intervento che penalizzi i lavoratori. La vicenda – concludono Pascucci, Gentile e Meschieri – ci rammarica anche perché assistiamo al passaggio in mani straniere dell’ennesimo pezzo importante e prestigioso del Made in Italy, rispetto al quale sarebbe necessario che anche il Governo chieda garanzie sulla natura e sulla qualità del piano industriale».
A Bergamo, cuore pulsante del gruppo, tra capoluogo e Calusco lavorano circa 1.000 dipendenti.