Marchi e brevetti, gli uffici si trasferiscono

Dal primo ottobre, l’ufficio marchi e brevetti si trasferirà nella sede di Bergamo Sviluppo, azienda speciale della Camera di Commercio, in via Zilioli 2 a Bergamo (3° piano). L’ufficio riceverà l’utenza preferibilmente su appuntamento da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12.30. La sua attività si rivolge a tutti coloro che intendono: registrare invenzioni, modelli e marchi nazionali e internazionali; consultare le banche dati brevettuali per verificare l’esistenza di brevetti e marchi; depositare marchi internazionali; depositare traduzioni di brevetti europei; depositare ricorsi, annotazioni, trascrizioni e modifiche di sede o ragione sociale, pagamenti di tasse e annualità. Il servizio offerto dall’ufficio marchi e brevetti si integra con le attività che Bergamo Sviluppo realizza da anni nell’ambito del progetto “Tutela e valorizzazione della proprietà industriale a supporto dell’innovazione e della competitività delle MPMI bergamasche”. Il progetto mette a disposizione delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) locali e di tutti gli interessati, i seguenti servizi:

1) Sportello valorizzazione della proprietà industriale (PI), che offre un servizio di orientamento e assistenza di primo livello. Lo sportello riceve gratuitamente su appuntamento, dalle 14 alle 18, nelle sedi di Bergamo (in via Zilioli 2) e al POINT di Dalmine (in via Pasubio 5/ang. via Einstein), secondo il seguente calendario: 30 settembre a Bergamo, 21 ottobre a Dalmine, 11 novembre a Bergamo, 2 dicembre a Bergamo e 16 dicembre a Dalmine. 2) Servizio di supporto tecnico personalizzato per le MPMI che hanno già fruito dello sportello valorizzazione della PI e che necessitano di ulteriori approfondimenti. Grazie al coinvolgimento di esperti professionisti in materia di PI, le imprese richiedenti possono disporre di un monte ore di consulenza in ambito tecnico-legale, contrattuale, economico-fiscale, del marketing o, ancora, delle ricerche e sorveglianze. 3) Incontri di formazione/informazione in materia di proprietà industriale e innovazione.




Rodeschini, per gli 80 anni card prepagata in regalo ai dipendenti

rodeschini carta di creditoSi sono concluse domenica le celebrazioni per i primi 80 anni della Figli di Pietro Rodeschini S.p.A. L’azienda, fondata nel 1935 in Valle Imagna e oggi guidata da Ivan Rodeschini e Roberto Galati, ha scelto la cucina stellata de La Cantalupa-Da Vittorio a Brusaporto per festeggiare con tutti i suoi 50 dipendenti le sue prime ottanta candeline.

La società di Gorle, che oggi con oltre 35mila referenze a catalogo è tra i distributori più importanti in Italia nella vendita all’ingrosso di casalinghi, ferramenta e giocattoli, in questo modo ha voluto regalare a tutti i suoi dipendenti un momento speciale in una location di massimo prestigio.

«Più che un traguardo questi 80 anni vogliono essere un nuovo inizio – ha spiegato il presidente Ivan Rodeschini -, un punto di partenza per continuare a crescere creando nuove opportunità e mantenendo saldo il legame con il nostro territorio. È un momento importante che vogliamo condividere con i nostri dipendenti, che sono parte integrante di questi risultati».

E proprio ai dipendenti dell’azienda è stata riservata una sorpresa finale in collaborazione con Ubi Banca: ogni dipendente riceverà una carta prepagata e ricaricabile Enjoy a marchio Rodeschini con 80 euro in regalo già caricati. Si tratta della prima carta Enjoy personalizzata per un’azienda.




Sorte: “L’integrazione rafforza il sistema lombardo”

“La notizia che Sea e Sacbo vanno verso un’integrazione societaria, non può che essere accolta positivamente poiché rafforza il sistema aeroportuale lombardo, uno dei più dinamici di tutta Europa”. Lo ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Sorte, commentando quanto emerso oggi dai consigli di amministrazione delle due società. “I numeri e le performance dei tre aeroporti – ha continuato l’assessore – sono positivi così come, dopo la stagione di Expo, anche la crescita dei flussi turistici ha rilanciato la mobilità aerea. Ora la palla passa nel campo degli azionisti, ma è necessario che la Lombardia possa avere un ruolo da protagonista. L’impegno della Regione, nel sostenere il sistema infrastrutturale che collega gli scali lombardi alla rete viaria e ferro viaria nazionale, è il volano dello sviluppo del sistema stesso. E la Regione rivendica un ruolo di primo piano nella compagine degli azionisti”. “Una garanzia perché – ha concluso Sorte – le strategie di crescita rispondano alle esigenze dei territori e del Paese. Lo sviluppo del sistema aeroportuale non ha casacche ne’ schieramenti politici, ma il compito preciso di dare sostegno allo sviluppo e alla crescita economica della Regione e del Paese”.




Aeroporti, il matrimonio tra Sea e Sacbo si può fare

Orio al serio aeroportoI Consigli d’Amministrazione di Sea e Sacbo hanno preso visione dei risultati della ricerca condotta dal rettore Stefano Paleari con l’Università degli Studi Bergamo per valutare la possibilità della costituzione di un unico soggetto a cui afferiscano, anche indirettamente, le gestioni degli aeroporti di Milano Malpensa, Milano Linate e Bergamo Orio al Serio, attualmente gestititi dalle due società. I due Cda hanno riconosciuto la validità della prospettiva indicata e hanno così dato mandato ai presidenti di valutare con gli azionisti, avvalendosi sempre del supporto di Paleari, le possibili soluzioni per rendere operativo il processo d’integrazione.




Nuovo Imaie, l’ennesima assurdità all’italiana

Ci mancava proprio. Dopo anni di stasi che erano serviti a far digerire, tra l’altro in un periodo di crisi, il compenso a SCF ecco arrivare l’ennesimo tributo o diritto connesso. Novità che andrà di traverso a tutti!

Il Tribunale di Roma ha stabilito che il Nuovo Imaie (Nuovo Istituto Mutualistico per la tutela dei diritti degli Artisti Interpreti ed Esecutori) – ironia della sorte, il precedente Imaie è in liquidazione – ha il diritto al pagamento dell’equo compenso per gli artisti interpreti ed esecutori di opere cinematografiche ed assimilate. E, sempre secondo il Tribunale di Roma, gli alberghi effettuano una utilizzazione “ulteriore e diversa” dell’opera cinematografica rispetto a quella effettuata dalle emittenti televisive, e pertanto devono versare un equo compenso . Attenzione! Nell’attuale ginepraio voglio sottolineare che questo riguarda solo il compenso degli artisti e interpreti delle opere cinematografiche, perché i compensi dovuti agli artisti, interpreti ed esecutori delle opere musicali sono già versati dalle strutture ricettive a SCF.

tv albergo 5Insomma, ci sarebbe da ridere se raccontassimo ad un cittadino straniero quanto avvenuto in Italia negli anni con SIAE e SCF! Senza pensare che il diritto al tributo è basato sulla legge del diritto d’autore del 1941 (legge del 22/04/1941 n. 633) emanata quando esisteva un’altra Italia e quando i televisori ancora non esistevano. Da queste parti, tra i nostri associati, dove i diritti e le tasse alla fine si pagano sempre, l’indignazione è forte. E’ infatti su queste cose che il nostro Paese frana, Expo e non Expo. E a pagare sono sempre i soliti noti. In questo caso gli alberghi. Che senso ha creare un nuovo consorzio, un nuovo tributo, una nuova scadenza amministrativa, far lavorare i Tribunali, i collegi arbitrali, le associazioni, le imprese quando sarebbe sufficiente fissare per legge un unico compenso ad un unico ente esattore? Questo peraltro a fronte di un unico servizio dell’imprenditore: la messa a disposizione del televisore agli ospiti di un albergo, per il quale il povero albergatore deve già pagare il canone RAI, la SIAE per il diritto d’autore e SCF Consorzio fonografici per i diritti degli artisti e produttori discografici. E poi si trova ad arricchire la proposta, integrando l’offerta con i canali satellitari, stante l’assenza di appeal delle televisioni in chiaro. Certamente fa comodo a tutti far valere il proprio diritto in modo autonomo rispetto a quello degli altri con lo scopo di ottenere di più. Questa storia, tutta all’italiana, racconta che il diritto connesso, riscosso autonomamente dal diritto principale (che è quello d’Autore) rende molto di più. Salvo per chi lo paga…., per il quale costituisce lacrime e sangue.

La nostra Federazione, Federalberghi, dopo aver giustamente frenato per anni, non ha potuto che fare la sua parte e sedersi al tavolo arbitrale stabilito dal Tribunale di Roma e definire il compenso. Ha fatto presente l’eccessiva onerosità del diritto e la difficoltà del momento e ha contenuto l’esborso peraltro mitigato dalla convenzione associati. Ma il punto non sta in questo e la colpa non è di qualcuno. E’ il sistema che è sbagliato, perché è costruito attorno ai palazzi e all’esattore di turno, chiamato a far rispettare tutti i diritti sanciti dalla legge e dai Tribunali, calando le sue giuste pretese a discapito di tutti e tutto.

Noi contestiamo l’importo, perché chiedere un ulteriore balzello che va da 28 euro a 161 euro all’anno sembrerà poco per una struttura alberghiera. Ma non dobbiamo dimenticarci che si aggiungono alle migliaia di euro pagate a SIAE e alle ulteriori centinaia per SCF per lo stesso servizio (riprodurre musica e immagini negli alberghi) e ad altre ancora. Le nostre strutture alberghiere, soprattutto quelle delle valli e del lago, già in grave difficoltà, fanno fatica a pagare gli stipendi, figuriamoci di nuovi diritti che nemmeno comprendono. Contestiamo anche il metodo, perché la legge italiana dovrebbe finalmente sancire una volta per tutte – in omaggio al diritto del contribuente che vale quanto quello del beneficiario – che ci sia un unico versamento ed un’unica scadenza ed un importo sostenibile. Non vogliamo negare il diritto al compenso del proprietario intellettuale (stabilendo le giuste pretese), ma certamente abbiamo il diritto che il suo prelievo avvenga in maniera coerente e sostenibile. Perché quanto sta avvenendo porterà alla morte le imprese. Chi pagherà i diritti di questi interpreti ed esecutori delle opere cinematografici? Forse i titolari e dipendenti che perderanno i posti di lavoro. Speriamo di no.

 

* direttore dell’Ascom Bergamo

 




Albini: “Per il tessile scenario mondiale sempre più difficile”

Silvio AlbiniLa strategia di diversificare i rischi mercato/prodotto premia il Gruppo Albini che nei primi sette mesi del 2015 conferma un fatturato in linea con lo scorso anno, che si era chiuso con un aumento complessivo dell’11%. Risultato che il Gruppo auspica di consolidare a fine anno: obiettivo ambizioso alla luce del difficile andamento del tessile, in particolare quello cotoniero e delle incerte situazioni di mercato, causate dall’instabilità del contesto geopolitico internazionale. Il Gruppo Albini, maggior produttore europeo di tessuti per camiceria, esporta direttamente oltre il 70% del fatturato in più di 80 paesi nel mondo e da anni investe seguendo una strategia di internazionalizzazione perseguita con un approccio globale, ma con investimenti e attenzioni locali che anticipano e rispondono alle esigenze di ogni singolo mercato. “La situazione odierna fotografa un mondo molto diverso rispetto a quello di un anno fa – spiega il presidente Silvio Albini -. La crisi in Cina, la situazione dei mercati della Russia e dell’Ucraina, la svalutazione del rublo, gli scenari di guerra presenti in gran parte di Medio Oriente e Nord Africa si sommano alle condizioni sempre meno brillanti dei BRIC, alla svalutazione euro/dollaro e alla debolezza delle monete emergenti. Alla situazione estera profondamente incerta, si contrappongono aspetti positivi come l’andamento degli Stati Uniti e la tenuta del mercato europeo, da considerare nostro mercato domestico, che si sta mostrando un’area di grande stabilità. È necessario – continua Albini – abituarsi ad operare in una situazione turbolenta, difendendo le posizioni acquisite e mettendo in campo strategie che premiano una visione di lungo periodo. La recente apertura delle filiali commerciali estere sta premiando gli sforzi fatti dal Gruppo per raggiungere l’obiettivo di essere sempre più presenti localmente nei mercati più lontani, comprendendone in anticipo tendenze e dinamiche commerciali e culturali, strategia che i Clienti dimostrano di apprezzare. E’ sempre molto alta in tutti i mercati – continua Albini – la considerazione del Made in Italy che equivale a qualità, creatività, stile e autenticità. Ne abbiamo avuto un esempio durante la prima edizione di Milano Unica a New York, è stato evidente come conoscere in modo approfondito il mercato e pianificare bene gli appuntamenti, grazie alla nostra presenza locale, abbia reso efficace e molto positivo l’evento fieristico”. Importante anche la differenziazione che il Gruppo Albini ha intrapreso a livello di prodotto. “Sempre per dividere i rischi, – approfondisce il Presidente Silvio Albini – abbiamo ben segmentato la nostra proposta nei diversi brand con lo scopo di rivolgerci a mercati con esigenze diverse: uomo e donna; proposte che spaziano dal classico, allo sport, al mondo fashion, con tipologie di prodotti diversi: tinto filo, stampe, denim, jacquard, fil coupé”.

Sul piano degli investimenti, il Gruppo Albini ha concluso nel 2014 un ciclo triennale di oltre 27 milioni di euro di investimenti in ambito soprattutto industriale, che hanno consentito di modernizzare gli stabilimenti rendendoli più produttivi e flessibili in varie fasi, per assicurare ai Clienti il miglior servizio ed essere sempre più reattivi e veloci in un mercato che sempre più premia queste caratteristiche. Nel biennio 2015/2016, oltre che a consolidare i risultati di quanto fatto, il focus degli investimenti si concentrerà sulle aree del prodotto, del marketing e della comunicazione, dei sistemi informativi, dell’organizzazione e dell’ottimizzazione e razionalizzazione dei processi: un impegno altrettanto fondamentale per continuare a garantire gli standard di qualità e servizio a Clienti e Consumatori che si mostrano oggi sempre più consapevoli ed esigenti.




Pesenti cede Finter Bank agli svizzeri di Vontobel

Italmobiliare e il gruppo svizzero Vontobel hanno raggiunto un accordo per il rafforzamento delle attività nel settore del private banking. L’accordo prevede l’acquisto da parte di Vontobel di Finter Bank, banca attiva nel settore del private banking interamente controllata dalla holding della famiglia Pesenti . L’operazione valorizza l’intera partecipazione a circa 80 milioni di franchi svizzeri e genererà una plusvalenza di circa 50 milioni di franchi. I valori definitivi saranno fissati dopo eventuali adeguamenti relativi all’andamento delle masse gestite nei prossimi mesi. Italmobiliare, dal canto suo, investirà circa 10 milioni di franchi in azioni Vontobel a sostegno delle strategie “industriali” della banca svizzera soprattutto in Italia. L’operazione, che sarà soggetta alle autorizzazioni delle competenti autorità di controllo, sarà presumibilmente finalizzata entro l’esercizio 2015.  Finter Bank è una società attiva nell’offerta di servizi di private banking (finanziamento, consulenza di investimento e gestione delle negoziazioni) con sedi a Zurigo e Lugano. Con uno staff di circa 65 persone gestisce per la propria clientela un patrimonio complessivo di oltre 1,6 miliardi di franchi svizzeri. Vontobel è una società di private banking, quotata a Zurigo, specializzata in gestione patrimoniale attiva e soluzioni di investimento tailor-made per la propria clientela. Con uno staff di oltre 1.400 persone in tutto il mondo gestisce un patrimonio complessivo di circa 181 miliardi di franchi svizzeri.




Modiano (Sea): “Ipo probabile se andrà in porto la fusione con Orio”

“È ragionevole pensare” a una quotazione della Sea se dovesse realizzarsi la una fusione con la Sacbo, società che gestisce lo scalo aeroportuale di Bergamo. Lo ha dichiarato il presidente di Sea, Pietro Modiano. “È ragionevole pensare che a valle di un’eventuale fusione ci possa essere una Ipo (Offerta Pubblica iniziale, ndr). Questo non significa che siano state prese decisioni: la possibilità è condizionata dal buon esito della fusione tra la milanese Sea e la società aeroportuale che gestisce lo scalo di Bergamo Orio al Serio. Sono due probabilità, entrambe condizionate”, specifica Modiano. La probabile quotazione sarebbe a Piazza Affari.




Ryanair sbarca a Malpensa. Sacbo serena: “Con la compagnia irlandese cresceremo ancora”

Orio-al-serio-aeroporto ritMalpensa apre a Ryanair: a partire dal primo dicembre saranno quattro le rotte che toccheranno il terminal 1 dell’aeroporto varesino, con voli per Londra Stansted, Comiso (Ragusa), Bucarest e Siviglia. I voli per Stansted saranno due al giorno, quelli per Comiso uno al giorno, quelli per Bucarest quattro alla settimana e quelli per Siviglia tre alla settimana, per un totale di 28 voli andata e ritorno settimanali, e una stima di 450mila passeggeri per il primo anno. La compagnia irlandese ritiene possibile la creazione di 450 posti di lavoro come conseguenza dell’apertura della nuova base.

Malpensa è la 15esima in Italia per Ryanair e la 73esima nel mondo. La compagnia per le nuove quattro tratte ha deciso l’assegnazione di un aeromobile con un investimento di 100 milioni di euro, e per lanciare la nuova destinazione ha deciso un’offerta a 9.99 euro prenotabile entro la mezzanotte di giovedì 3 settembre. Per De Metrio, del gruppo, Sea, “l’arrivo di Ryanair è molto importante. Siamo convinti che le offerte e i vantaggi di volare da Malpensa aumenteranno ancora di più, è il primo passo per maggior successi e crescita nel futuro e sarà una condizione per far crescere ancor di più Malpensa”. De Metrio ha spiegato che “dopo una prima fase di riassestamento è il quarto mese di seguito in cui cresciamo rispetto all’anno scorso”.

Nel frattempo, all’indomani dei festeggiamenti per il milionesimo passeggero transitato nel mese di agosto all’aeroporto di Bergamo, la conferma del nuovo massimo storico mensile arriva dal computo definitivo dei dati di traffico che indicano un movimento passeggeri di 1.055.450 (+ 9,5% rispetto ad agosto 2014) per un totale di 6 milioni 982mila nei primi otto mesi del 2015. Ciò dimostra – evidenzia Sacbo in una nota –  al di là delle classificazioni e delle valutazioni dettate dal Piano Nazionale Aeroporti, recentemente adottato dal Governo, che lo scalo di Bergamo continua a essere premiato da un’utenza sempre più fidelizzata e allargata che contribuisce al trend di crescita e conferma la bontà di scelte e strategie di collaborazione con le compagnie aeree che operano sullo scalo”. “Il consenso che l’aeroporto di Bergamo riceve dai passeggeri fa da contraltare a tutti gli scenari che tendono a disegnare un quadro geografico e non di mercato – sottolinea Sacbo -. Non è un caso che, non solo in agosto ma da molti mesi a questa parte, l’aeroporto di Bergamo figuri al terzo posto nella graduatoria nazionale in termini di movimento passeggeri, dopo Fiumicino e Malpensa, e stia facendo meglio, al di fuori della Lombardia, di scali connotati come hub intercontinentali o strategici”. La chiave di volta dell’incremento registrato dall’aeroporto di Bergamo è principalmente nel load factor, che nel caso specifico non è solo indice di occupazione dei posti a bordo degli aeromobili ma anche della capacità di attrarre passeggeri, leasure e business, in funzione della comodità di accesso all’aerostazione di Bergamo e ai suoi servizi, della tipologia di offerta di destinazioni e della politica tariffaria dei vettori. Load factor che, nel caso di Ryanair, ha raggiunto negli ultimi tempi il 92%, una decina di punti al di sopra della media delle compagnie aeree tradizionali. Una collaborazione, quella iniziata da Sacbo con il vettore irlandese nel 2002, che si va consolidando nel tempo in forza di una sinergia frutto di condivisione degli obiettivi e di una visione di lungo periodo sull’aeroporto di Bergamo”.

 

 

 




Un’impresa su tre ha bisogno di credito, ma rinuncia a chiederlo

 finanziamentiL’Osservatorio del credito di Confcommercio rileva qualche miglioramento per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi sul fronte finanziario. Nel secondo trimestre del 2015 continua a crescere la capacità delle imprese del terziario di far fronte ai propri impegni finanziari (si trovano in questa situazione il 62% delle imprese rispetto al 54% di 6 mesi fa), sebbene la congiuntura si confermi ancora di molto al di sotto della soglia di espansione. Aumenta leggermente anche la percentuale di imprese che si recano in banca per chiedere credito (20,1% rispetto al 19,6% del I trimestre) con una quota di imprese effettivamente finanziate pari al 7,3%, percentuale ancora esigua sebbene sia la più alta registrata dalla metà del 2012. Vi è, tuttavia, una consistente quota di imprenditori che, pur avendo bisogno di un finanziamento, rinunciano a recarsi in banca non avendo ancora fiducia nella ripresa o per timore di vedere respinta la propria richiesta.

Fabbisogno finanziario delle imprese del terziario

Continua a crescere la capacità delle imprese del terziario di far fronte ai propri impegni finanziari, con un aumento di quelle che avvertono, complessivamente, una stazionarietà o un miglioramento della situazione (passate dal 54% di fine 2014 al 62%) e una diminuzione delle imprese che registrano un peggioramento (dal 46% al 38%).

Domanda e offerta di credito

E’ aumentata leggermente nei mesi di aprile, maggio e giugno 2015 la percentuale delle imprese del terziario che si sono recate in banca per chiedere il credito del quale avevano bisogno (un finanziamento, un affidamento o la rinegoziazione di un finanziamento o di un affidamento esistente): tale percentuale è risultata pari al 20,1% contro il 19,6% del I trimestre. Esiste, tuttavia, una percentuale di imprese (27,9%) che pur avendo bisogno di credito evita di chiederlo in banca a causa della scarsa fiducia nella situazione economica o per il timore di vedere respinta la propria richiesta. Si tratta, di fatto, della domanda “inespressa”. Tenendo conto di tale quota, la domanda “potenziale” complessiva di credito (percentuale delle imprese che hanno chiesto credito alle banche più percentuale delle imprese che non lo hanno chiesto pur avendone necessità) sale al 48%. Sul lato dell’offerta, è aumentata leggermente la percentuale delle imprese che hanno ottenuto il credito richiesto senza alcun problema (dal 35% al 36,5%) portando la percentuale di imprese effettivamente finanziate al 7,3%, valore ancora esiguo ma che risulta il più elevato dalla metà del 2012 ad oggi.
Appare in flessione la cosiddetta area di irrigidimento (imprese che il credito “non” lo hanno ottenuto e imprese che lo hanno ottenuto in misura inferiore rispetto al fabbisogno). Tale percentuale, nel secondo trimestre 2015, è stata pari al 52,5%, contro il 54,1% dei tre mesi precedenti. Le condizioni del credito sono state analizzate esclusivamente presso le imprese del terziario che dispongono di un finanziamento in funzione dei seguenti indicatori: il costo del finanziamento (tasso di interesse), il costo delle cosiddette “altre condizioni” legate al credito, diverse dal tasso (es. valuta, servizi accessori, ecc.), la durata temporale dei finanziamenti concessi, le garanzie richieste dalle banche alle imprese a fronte dei finanziamenti concessi. Sono migliorati nel secondo trimestre 2015 i giudizi degli imprenditori del terziario circa i tassi di interesse e tutte le altre condizioni alle quali il credito viene concesso alle imprese. Alla luce di tutto ciò, il costo dei servizi bancari si può giudicare nel complesso in miglioramento.