Fusini (Ascom); “Ecco rischi e prospettive del commercio bergamasco”

Fusini (Ascom); “Ecco rischi e prospettive del commercio bergamasco”

Il territorio, inteso come bisogni e stili di consumo dei cittadini e offerta commerciali, è in profonda trasformazione. Gli ultimi anni hanno accelerato alcune tendenze e portato ad una diversificazione dell’offerta.

I numeri

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Dati confortanti per il terziario bergamasco. Il numero di attività al 31 marzo 2016 è di 23.050, l’1,22% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. In città le aziende sono 4.006, il 1,35% in più rispetto al 2015. In generale, prosegue l’incremento del numero dei pubblici esercizi e della ristorazione che nel giro di un anno sono aumentati del 2,87 %, il dato è evidente soprattutto in città dove hanno raggiunto quota 596 (+5.17% rispetto al 2015). L’apertura o la riapertura di bar e ristoranti è eccedente rispetto ad un mercato che resta comunque in difficoltà. Torna a crescere anche il settore alimentare dell’1,11%; anche per questo comparto il dato più evidente si regista in città con un incremento dei negozi alimentari del 7,41% rispetto al 2015 con 275 attività. L’aumento è dovuto all’effetto dell’apertura di attività di consumo sul posto. I negozi non alimentari restano stabili, soprattutto in provincia con +1,05% (6.136 attività), dove alle chiusure di contrappongono nuove aperture nell’ambito delle stesse tipologie; il settore fatica di più in città (+0,45%  rispetto al 2015 con 1.109 attività), dove la rete dei negozi di abbigliamento e calzature continua a soffrire. Sempre in crescita gli ambulanti (+6,10% rispetto al 2015) soprattutto extracomunitari, anche se con un trend in calo rispetto agli anni precedenti. Più difficile è la situazione dei servizi alle imprese e degli ausiliari del commercio, entrambe in leggero calo (-0,69% rispetto 2015), in particolare gli agenti di commercio, i cui numeri negli ultimi anni erano sensibilmente cresciti come sbocco lavorativo dovuto alla crisi del manifatturiero. Per quanto riguarda le zone in crescita sono la città, l’hinterland e la pianura, in difficoltà l’offerta commerciale nelle valli. I dati positivi tracciano il ritorno di una certa effervescenza nei settori del terziario. Sono dati che ci fanno piacere ma che chiedono una discreta cautela. Anche l’Osservatorio del Credito di Confcommercio ha di recente documentato, per questi primi mesi dell’anno, una crescita della fiducia degli imprenditori, un aumento del livello dei ricavi e un miglioramento della situazione relativa all’occupazione. C’è sicuramente una ripresa di fiducia sia da parte degli imprenditori che dei consumatori, ma non esiste ancora una concreta ripresa della domanda. Mi pare che la via giusta sia stata imboccata, ma sarà ancora lunga e complessa. Sia a livello cittadino che provinciale sono in crescita tutte quelle attività legate all’ospitalità, segno che il turismo sta realmente divenendo un settore trainante per la nostra economia. E questo accade soprattutto in città. I flussi turistici del nostro aeroporto iniziano ad intercettare anche l’offerta cittadina, grazie a tutto il lavoro di promozione che viene fatto a livello istituzionale. La crescita del numero dei negozi alimentari è inoltre legato non solo alla presenza di un maggior numero di turisti, ma anche ad un cambiamento dello stile dei consumi dei bergamaschi che amano uscire di più e trovare una maggior diversificazione dal punto di vista dell’offerta più ampia, perché le nuove attività  riguardano in particolare il consumo sul posto.

Consumi

Si assiste ad un approccio all’acquisto più frammentato e alla riduzione della spesa media in tutti i settori, i cui fattori si possono rintracciare in un restringimento del reddito disponibile e in una maggiore selettività nell’acquisto e sensibilità  al prezzo. Da parte del cliente è cresciuta la mobilità e la capacità di spostamento, il desiderio di acquisire maggiori informazioni sul prodotto, grazie ad Internet, e sono aumentati  gli acquisti via e-commerce.

 Il territorio

Il territorio è suddiviso nell’area aree urbana con  hinterland, area montana con le valli, l’Isola, la zona della Val Cavallina e della Val Calepio con il lago e la Bassa bergamasca. Negli ultimi anni la città ha diminuito il numero di attività, anche se questo dato è in controtendenza nell’ultimo trimestre,  ed ha guadagnato l’hinterland; hanno perso le valli montane a favore della pianura e delle valli non alpine, mentre ha guadagnato la Bassa. Gli effetti risentono della maggiore mobilità dei cittadini, dei flussi dei residenti e degli investimenti infrastrutturali che riguardano il sistema delle tangenziali nell’area omogenea, le aspettative riguardo a Brebemi sulla bassa, l’effetto dell’aeroporto sul turismo.

I settori

Negli anni abbiamo registrato una riduzione costante del settore commercio, un aumento significativo del settore turismo, una diminuzione dei servizi alle imprese ed una crescita dei servizi alla persona. Nel commercio, anche in quello di vicinato,  dal punto di vista degli occupati abbiamo registrato un aumento delle dimensioni e degli addetti. Con lo sviluppo dell’aeroporto, il turismo leisure è diventato un fattore importante per il centro cittadino e l’hinterland, oltre che per le zone montane nel periodo invernale e dei laghi per il periodo estivo. L’effetto Expo si è fatto sentire in città, così come si sta facendo sentire nella zona del Sebino l’effetto Christo. Negli ultimi anni si è arricchito anche il turismo religioso e culturale, soprattutto nei luoghi giovannei.

 La creazione di impresa

Natalità di impresa – Storicamente, le imprese nascevano per subentro, per compravendita, per passaggio generazionale o per creazione di nuova impresa. Il rapporto era di due a uno. Oggi il fenomeno si è ribaltato a uno a due (una ceduta, due create ex novo). Imprese nuove significa da un lato attività con meno storicità e minore avviamento; imprese che richiedono maggiore assistenza sul versante del credito ed in generale sullo start up; dall’altro sono però imprese giovani e maggiormente innovative, che richiedono più investimenti  sul versante finanziario.  Il rischio è che nuove attività  significhi maggior discontinuità nella proposta.

Mortalità di impresa – La mortalità d’impresa è sempre stata storicamente attorno dal 2 al 4% (700 imprese circa su 27.000), oggi è salita al 7 al 8% (1600/1800 su 21.000) e si dovrebbe assestare tra il 4 e il 5 % (900\1000 su 23.000). Maggiore turnover significa minore stabilità per la proprietà immobiliare, per gli erogatori dei servizi e per la società.

 Le reti – I distretti del commercio sono stati la novità della politica regionale per il sostegno al commercio. Oggi in Bergamasca si contano 28 distretti del commercio – 3 urbani e 25 diffusi -, che riuniscono 126 comuni su 254 e oltre il 60% dei punti vendita di vicinato coinvolti. Negli ultimi anni sono nati i distretti dell’attrattività che hanno sostituito i sistemi turistici e alcune funzioni delle Comunità montane. Oggi in Bergamasca i distretti dell’attrattività sono 10 e riuniscono l’offerta commerciale di 177 comuni e delle 7.670 attività commerciale presenti in quei territori. I vantaggi che ne derivano sono: integrazione del commercio e del turismo, partnership pubblico e privato, riduzione del numero di aree di riferimento. Il fenomeno dei distretti, conseguenza anche della riduzione delle risorse pubbliche e dei contributi erogati a pioggia, ha potenziato il sostegno all’innovazione, alla sicurezza, alla sostenibilità ambientale e sta contribuendo alla riduzione del rischio desertificazione nei centri urbani.

* Direttore di Ascom Confcommercio Bergamo