Al Point di Dalmine le associazioni di categoria hanno incontrato i candidati alle elezioni di domenica 25 settembre
È un grido d’allarme vero e proprio quello che lunedì 19 settembre i rappresentanti del mondo produttivo bergamasco hanno lanciato alla politica in occasione del confronto, organizzato dal Comitato unitario Imprese&Territorio al Point di Dalmine, che ha messo di fronte le associazioni di categoria con i candidati alle elezioni di domenica 25 settembre.
“Tre tipi di problematiche ci attanagliano in questo momento: i costi energetici, la burocrazia e la fiscalità – ha spiegato in principio Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo -. Ci aspettiamo delle risposte dalla politica perché mai come in questo momento il made in Italy è messo a rischio da tutto quello che sta succedendo. Ricordiamoci che l’agricoltura italiana vale il 25% del Pil nazionale e dà lavoro a oltre 4 milioni di persone”.
Il presidente di Confimi Paolo Agnelli ha invece voluto portare all’attenzione dei candidati una cifra ben precisa: “Venti milioni di euro, sono quelli che il mio gruppo andrà a pagare in più per la fornitura di energia nel 2023, se tutto resterà com’è adesso. Un costo assolutamente insostenibile per l’azienda. Cosa significa questo? Che 350 persone rischiano di perdere il posto di lavoro. Questo dimostra ancora una volta che siamo un Paese impreparato, perché per anni non si è fatto nulla: già nel 2014 pagavamo l’energia l’87% in più della media europea. Ora servono scelte decise e veloci, anche se impopolari”.
Sul piatto i rappresentanti delle associazioni di categoria non hanno messo solo critiche e preoccupazioni, ma anche diverse proposte: disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità, arginare le speculazioni in borsa e – la più gettonata – ricorrere a energie alternative. “Io lancio una provocazione – ha commentato Leone Algisi, presidente di Cna, a nome dell’artigianato -, chiediamo un bonus per la realizzazione di un pannello fotovoltaico su ogni capannone usato per la produzione”.
Tra gli interventi più diretti quello di Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative: “Far cadere il governo Draghi è stata una scelta precisa di una parte della politica, in un momento storico particolarmente delicato – ha attaccato -. Ora fateci capire perché dovremmo darvi fiducia”.
Il presidente di Confesercenti Antonio Terzi ha invece insistito sulla necessità di regolare la concorrenza, con un occhio di riguardo per le imprese che animano il territorio (“La vita delle aziende, e quindi delle nostre famiglie, è lì, nessuno se lo deve dimenticare”), mentre Giovanni Zambonelli, numero uno di Confcommercio, ha parlato a nome degli operatori turistici: “Il turismo genera vita, il centro di Bergamo senza turismo sarebbe un’isola deserta. Ma ci sono tanti problemi – ha sottolineato -. Le bollette sono alle stelle: in montagna alcuni alberghi non apriranno nonostante l’arrivo dell’alta stagione, mentre in città qualcuno chiuderà ignorando i turisti che transiteranno per le vacanze di Natale. Dobbiamo tornare a retribuzioni consone: basta sussidi, bisogna tutelare prima di tutto chi vuole lavorare. Basta aiutare chi rifiuta il lavoro per ideologia o comodità. Inoltre, da tempo auspicavamo una moratoria sui mutui: il prossimo governo non ce la può negare”.
Infine, la voce del mondo dell’autotrasporto bergamasco: “Su una percorrenza media di 100mila chilometri all’anno, il costo per ogni mezzo è di 25mila euro in più rispetto al 2021 – ha tuonato il segretario Fai Doriano Bendotti -. Ricordiamoci che l’80% delle merci viaggia su gomma: se stiamo fermi noi, sta ferma l’economia”.