Saldi, in calo del 10%. Oggi si riunisce il tavolo della Moda

Saldi, in calo del 10%. Oggi si riunisce il tavolo della Moda

Situazione difficile per il settore della moda. Secondo i dati di Federazione Moda Italia-Confcommercio, a seguito del monitoraggio effettuato sulle imprese associate, le vendite di prodotti di moda (abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa e articoli sportivi) a livello nazionale hanno registrato un calo medio del 4,6% nel I semestre 2024 e neppure i saldi di luglio sono riusciti a invertire il trend dei consumi, con una perdita media in valore dell’8,1% sullo stesso periodo di luglio del 2023. Il 60% delle imprese che hanno risposto al questionario a livello nazionale ha riportato, infatti, vendite in calo, mentre il restante 40% ha registrato una crescita (15%) o una stabilità (25%). Più critica la situazione a Bergamo e provincia, dove i saldi di luglio hanno registrato un – 10 % rispetto allo stesso periodo del 2023.

Per la Federazione la situazione è preoccupante, perché se chiudono i negozi di prossimità, potrebbero essere inevitabilmente coinvolti anche altri soggetti imprenditoriali dalla produzione della materia prima al confezionamento fino agli agenti e rappresentanti. A Bergamo, tra città e provincia,  nel primo semestre 2024 hanno chiuso 57 negozi di abbigliamento, calzature e articoli sportivi, contro solo 26 aperture. Federazione Moda Italia-Confcommercio sta lavorando su più fronti, sia a livello nazionale che territoriale, per ridare fiducia alle imprese e per diffondere il valore economico e sociale dei negozi di prossimità del comparto moda.

Per il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni: “Dopo un primo semestre così complicato per i negozi di moda, gli sconti più importanti di questo periodo potrebbero determinare per i consumatori un maggior interesse per i capi più significativi da indossare e sfoggiare durante le vacanze estive. Ma di questo passo si vedranno aumentare solo le chiusure dei negozi. Preoccupa molto il fatto che nel solo 2023 siano spariti dalle nostre strade 5.080 negozi di moda, che hanno lasciato quasi 10.000 persone in cerca di nuova occupazione. Rimane,

Giulio Felloni (Foto F. Rubin)

quindi, un senso d’impotenza per un recupero e rilancio di un settore che rappresenta un fondamentale pilastro dell’economia nazionale, contando 170.828 punti vendita che occupano 299.890 addetti. Come Federazione Moda Italia-Confcommercio stiamo lavorando su più fronti, sia a livello nazionale che territoriale, per ridare fiducia alle imprese e per diffondere il valore economico e sociale dei nostri negozi di prossimità. Da più tempo lanciamo segnali di preoccupazione e allarme di tenuta dell’intero comparto. Servono, però, risposte urgenti e concrete con interventi mirati ed innovativi per contribuire alla crescita del PIL nazionale. Riteniamo che dalle nostre proposte al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al Tavolo della Moda del 6 agosto, si potranno trovare soluzioni per arrestare quest’emorragia commerciale. Sono soluzioni che potrebbero essere determinanti per tutta la filiera perché, se chiudono i negozi di prossimità, potrebbero essere inevitabilmente coinvolti anche altri soggetti imprenditoriali dalla produzione della materia prima al confezionamento fino agli agenti e rappresentanti. È fondamentale che il Governo – come sostenuto dal nostro Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – intervenga per sostenere la riqualificazione urbana attraverso il miglior utilizzo dei fondi del PNRR. Per quanto riguarda il settore moda, occorre una tutela dei negozi fisici dai colossi del web attraverso il rispetto del principio dello ‘stesso mercato stesse regole’ e un’azione diretta al rilancio dei consumi interni attraverso alcuni innovativi provvedimenti che segnaleremo al Ministro Urso in un documento di proposte e in particolare: 1) l’introduzione di una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi dei contribuenti per l’acquisto di prodotti di moda sostenibili effettuato nei negozi fisici; 2) l’applicazione di un’aliquota IVA agevolata sui prodotti di moda; 3) un credito d’imposta del 30% sulle locazioni commerciali o una cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore”.

 

 

 

 

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