“Nati per leggere”, per i più piccoli tornano gli sconti in libreria

bambino libro lettura

Con il mese di novembre torna “Nati per leggere”, il calendario di incontri di lettura nelle biblioteche rivolti ai bambini da zero a sei anni. La rassegna, giunta alla quarta edizione, è promossa dai Sistemi bibliotecari orobici e coinvolge 130 biblioteche di Bergamo e provincia. Quest’anno il tema è “I luoghi dei bambini e delle bambine”, come casa, asilo, parco, spazio gioco, ma anche fantastici.

Anche quest’anno alla rassegna partecipa l’Ascom di Bergamo. Grazie all’iniziativa del Gruppo Librai, Cartolai e prodotti per l’ufficio di Ascom Bergamo, fino al 30 novembre sono previsti coupon con sconti del 10% per l’acquisto di libri per bambini. I coupon sono distribuiti nelle biblioteche e potranno essere spesi nelle nelle 15 librerie e cartolerie convenzionate fino al 30 novembre. «Abbiamo aderito fin dalla prima edizione a questa rassegna – dice Cristian Botti, presidente del Gruppo Ascom -. Si tratta di un’iniziativa importante non tanto per la ricaduta immediata in termini di vendite per le librerie ma soprattutto come investimento per il futuro, perché divulgare nei bambini il desiderio e il piacere di leggere significa crescere futuri lettori».

Il programma degli appuntamenti è disponibile sul sito www.natiperleggere.bergamo.it

Le librerie che partecipano all’iniziativa 

In città
Incrocio Quarenghi – via Quarenghi, 32
Libraccio – via San Bernardino, 34/C
Fantasia Il Circolo dei piccoli lettori – via Borgo Santa Caterina, 55

In provincia
Il Campanile – via SS Fermo e Rustico, 21 – Caravaggio
La Cartolibreria di Magda – via Papa Giovanni XXIII, 4 – Mozzanica –
Goodbook.it  – piazza Papa Giovanni XXIII, 13  – Osio Sotto
Libraccio – viale Europa, 45 – Curno
Libreria Mondadori – via Guzzanica, 62/64  -Stezzano
Mondadori Store – piazza XIII martiri, 3 – Lovere
Libreria Canova – via Nazzari, 15 – Clusone
Il Parnaso – via Ramera, 94 – Ponteranica
No problem – via Garibaldi,15 – Nembro
Punto e virgola – via Fantoni, 28 – Rovetta
La Pulce curiosa -via Oriano,13 – Treviglio
Umpalumpa – piazza della Rocca, 5 – Clusone

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Sarnico, i bimbi imparano la musica con i colori e con i pesci del lago

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A Sarnico nasce una nuova scuola di musica pensata per i bambini, dove le note si imparano giocando con i colori e i pesci del lago. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra la Scuola musicale Remo Pedemonti di Foresto Sparso e il Coro Effatà di Sarnico ed è finalizzata ad avvicinare in modo ludico i più piccoli al mondo delle sette note.

Venerdì 11 settembre a partire dalle ore 14 alla sede del Coro Effatà negli spazi dell’Oratorio si terrà un open day aperto a tutti i bambini che permetterà di conoscere le attività della scuola. Per i piccoli dai 4 ai 6 anni c’è il “Progetto Musigiocando”, un percorso di conoscenza delle note musicali e di sensibilizzazione alla musica ispirato all’ambiente lacustre con esercizi di vocalizzazione e di propedeutica strumentale a suon di tamburelli, cembali, maracas e campanelli.

I più grandi, a partire dai 6 anni, possono cimentarsi nelle “Lezioni di pianoforte”. «L’iniziativa rispecchia pienamente le finalità della nostra associazione che vuole promuovere una certa cultura musicale – spiega Chiara Belussi del Coro Effatà -. Nel nostro territorio non esistono proposte specifiche per i piccolissimi, di qui è nata l’idea di contattare la Scuola Remo Pedemonti e di avviare una scuola anche a Sarnico».

«La musica è molto importante per la crescita dei bambini, fin dai primi anni – dice la responsabile della scuola, Francesca Pedemonti -. In particolare, le esperienze condotte nelle scuole materne e elementari hanno confermato anche alle insegnanti che la musica può aiutare ad aumentare l’attenzione in bambini molto vivaci e “sbloccare” bambini molto timidi».

Per avere maggiori informazioni e per fissare una prova gratuita contattare: Coro Effatà cell. 348/0624708 – oppure Scuola musicale Remo Pedemonti cell. 348/0480663

la locandina




Ludoteche in festa al parco di Redona

festa ludotecheSabato 5 settembre dalle 15 alle 19 al Parco Turani di Redona torna il tradizionale appuntamento annuale con la festa delle Ludoteche del Comune di Bergamo, appuntamento organizzato dal Consorzio Solco Città Aperta in collaborazione con HG80 impresa sociale. La festa al parco (sede di una delle due ludoteche) raccoglie numerose organizzazioni – enti, associazioni, gruppi, nidi, scuole e altro – che a diverso titolo si occupano del mondo dell’infanzia e che negli anni sono diventati un riferimento per le famiglie bergamasche.

La festa rappresenta l’apertura dell’anno per i servizi all’infanzia, sia pubblici che privati, presenti in città e nell’hinterland, che trovano in questo contesto uno spazio per presentare le proprie attività alla cittadinanza. Un pomeriggio all’insegna dello scambio e della conoscenza, un’occasione di condivisione, con un filo conduttore che quest’anno è dato dal tema della responsabilità.

L’ingresso e le attività sono gratuiti. Durante il pomeriggio verranno proposti giochi e laboratori sia per i più piccoli che per i più grandicelli, ai quali potranno partecipare anche gli adulti. Sarà possibile anche scambiare giocattoli e libri. A metà pomeriggio verrà offerta una merenda a tutti i bambini e le bambine in collaborazione con Aspan. Sarà attivo un servizio bar gestito da Edoné.

Verrà allestito lo stand per il cambio e per l’allattamento dei più piccoli dell’applicazione Mammapp.it. Nell’ambito di Bergamo Estate, alle 17.30 verrà messo in scena lo spettacolo teatrale “Cecco l’orsacchiotto” di Pandemonium Teatro.

Parteciperanno alla festa: Associazione Mamma Canguro, Associazione Costruire Integrazione, Associazione Giochincorso, Associazione LISA, Associazione Maio…lab, Biblioteca Pelandi, Collegio IPASVI, Coop. Alchimia, Coop. Biplano, Coop. Senzapensieri, Gruppo Scuola Insieme, Guardie Ecologiche Volontarie, Il Borgo dei piccoli, Il Cerchio di Maya, Istituto Figlie del Sacro Cuore, La Terza Piuma, Ludonauti, Museo Scientifico Explorazione, Nidi del Comune di Bergamo, Nido Bim Bum Bam, Nido e Scuola d’Infanzia Gioiosa, Nido e Scuola d’Infanzia Virgo Lauretana, Nido Girotondo Boccaleone, Nido Girotondo Nembro, Nido La Girandola, Nido Tarta&Rugo, Orto Botanico Lorenzo Rota, Rugby Bergamo 1950, Scambiatempo Redona, Scuola d’Infanzia Benvenuti, Spazio Gioco Grandi e Piccini, Spazio Gioco Oplà, UILDM, Ukamau Bolivia, Yoga Bergamo.




Bianconiglio, il riciclo comincia dai più piccoli

Il Bianconiglio BergamoSONO SOSTENIBILE/ I PREMIATI

A soli 18 anni Clara Regonesi ha aperto un negozio di abiti e attrezzature rigorosamente di seconda mano per bambini fino a 10 anni. Si chiama Il Bianconiglio Bergamo, è in via Don Luigi Palazzolo 32 ed ha ormai più di tre anni di vita. «In famiglia avevamo l’abitudine di passarci i vestiti tra sorelle e cugine, così mi è sembrato naturale aprire un’attività di questo tipo, in più avevo già una certa conoscenza del mondo del bambino, essendomi diplomata ad una scuola per servizi sociali», spiega la giovane titolare.

Il punto vendita rappresenta una risorsa per le famiglie su due versanti. Per chi vuole liberare armadi e cantine da vestiti, accessori e attrezzature che i piccoli che crescono non usano più, ricavandone un compenso, e per chi è alla ricerca di articoli di qualità ma a prezzi ben più bassi del nuovo. «Saranno la necessità di risparmiare, l’attenzione al riciclo e al riuso o il fatto che l’usato va di moda – riflette Clara –, tant’è che posso dire che la proposta ha gradualmente incontrato l’interesse dei clienti, che non considerano il mercato di seconda mano come un ripiego, ma come un modo intelligente per dare nuova vita alle cose e fare acquisti».

Il funzionamento è semplice. Mamme e nonne portano abiti, scarpe, coordinati letto, giochi, passeggini, fasciatoi e seggiolini auto, ma anche sterilizzatori, radioline e set per la pappa, in negozio. Silvia ne valuta qualità, stato e “vendibilità” e li espone. A fine stagione restituisce ai proprietari la merce che non è stata acquistata, mentre riconosce il 50% del prezzo su quanto è stato venduto. L’attenzione al riciclo è tale che per riconsegnare gli articoli invenduti riutilizza le borse e i contenitori nei quali sono stati consegnati. Anche la struttura e la gestione del negozio seguono principi di sostenibilità: i mobili sono fatti con legno di riciclo, le poltrone sono in cartone riciclato pressato, le luci sono a led o a risparmio energetico.

Il punto vendita è diventato recentemente anche una vetrina per prodotti fatti a mano da hobbisti e di piccole aziende che producono capi in cashmere, pura lana e cotone biologico.




I grandi chef da bambini? Ecco cosa mangiavano

immagini 194Non tutti gli chef che portano in alto la nostra ristorazione sono stati delle buone forchette, nonostante i buoni esempi a casa. Di contro ci sono grandi chef cresciuti con cucine non troppo stimolanti che hanno sviluppato sin da bimbi un palato eccezionale: «Da piccolo ero curioso, mangiavo tantissimo ed il momento clou era la domenica, con arrosti, pasticci, antipasti toscani, fritti e tanti dolci – racconta lo chef Enrico Bartolini, due stelle Michelin al Devero di Cavenago -. In settimana era un po’ una sofferenza perché mia mamma, che è una grande mamma, cucinava un così e così. La domenica però ci pensava la zia Emilia. E a volte anche il venerdì, quando faceva la polenta e ogni tanto il baccalà». I suoi, ancora piccoli, mangiano già di tutto: «Giovanni, 2 anni, vivrebbe di patanegra e acciughe, senza contare nei dolci il gelato. Tommaso, 8 anni, mangia di tutto, ma ama soprattutto la pasta ed i risotti».

Daniel Facen A'AnteprimaDaniel Facen, nato in Svizzera ma trentino nell’anima e ormai bergamasco d’adozione, è cresciuto in una casa con pentole e padelle sempre sul fuoco: «Mia mamma Roberta lavorava a servizio di un’importante famiglia milanese prima e poi svizzera, dove sono nato. È sempre stata, anche per lavoro, una grande cuoca: grandi secondi di carne, piatti tradizionali lombardi come la cassoela, gli ossibuchi con risotto e la cotoletta alla milanese, erano solo alcune delle sue specialità, assieme a piatti svizzeri come la raclette». Cresciuto coi manicaretti di mamma, lo chef dell’A’ Anteprima di Chiuduno, una stella Michelin, è sempre stato una buona forchetta: «Un piatto odiato e uno amato? Ho sempre mangiato di tutto, ma ricordo con affetto la semplicità di uova con dente di leone, un piatto che segnava l’arrivo della primavera e della bella stagione. Invece, francamente, la faraona con polenta è un piatto che ho odiato e non amo nemmeno oggi: le carni risultano sempre asciutte. Non sono mai andato al ristorante da bambino e per me l’unica cucina è sempre stata quella di mia madre». Suo figlio non ha mai fatto un capriccio a tavola ed è un grande appassionato di cucina: «Luca, che ora ha 21 anni, cucina davvero bene – dice Facen -, tanto che è quasi sempre lui a mettersi ai fornelli a casa. È sempre aggiornato su tendenze e grandi chef, sperimenta nuove ricette. Anche da piccolo ha sempre voluto assaggiare tutto, con grande curiosità».

Chicco CereaEnrico, detto Chicco, primogenito dei cinque fratelli Cerea ed executive chef del tristellato Da Vittorio a Brusaporto è cresciuto tra pentole fumanti e i profumi di una cucina eccellente come quella di papà Vittorio. «Il palato va istruito, allenato, e tenuto sempre aggiornato – afferma -. È qualcosa che in parte si ha nel dna, ma poi contano ambiente ed esperienze, curiosità e desiderio di sperimentare nuovi gusti. Non sempre sono amori a prima vista e gusto: a otto anni, ad esempio, ricordo che sputai un’ostrica. Oggi ne vado letteralmente pazzo». Ma che bimbo è stato Chicco Cerea? «Sono stato goloso sin da piccolo – ammette -. Ho sempre mangiato di tutto: ricordo ancora quel piacere di affondare il dito in una salsa di pomodoro appena preparata in casa. Ricordo con affetto le merende con mio padre del mercoledì, giorno ancora oggi di chiusura del ristorante. Papà ci veniva a prendere a scuola e andavamo tutti insieme a piedi fino in Città Alta per gustare pane, burro e acciuga o pane, salame e cetriolini alla Trattoria Colombina». Anche i “piccoli” di casa Cerea sono dei gourmet come papà: «I miei tre figli – Beatrice, 20 anni, Maria Vittoria, 17 anni e Vittorio, 15 anni – hanno sempre assaggiato ogni piatto sin da piccoli. Ad ogni ricorrenza abbiamo il nostro rituale: regalarci una cena in un ristorante importante. Ci divertiamo un mondo a scegliere la meta gastronomica, sbirciare i menù, iniziando su internet il nostro viaggio tra i sapori. Devo dire che i miei figli sono stati sempre molto aperti all’assaggio e anche il vino l’ho fatto provare a tutti. Io stesso sono il primo ad accettare ogni loro suggerimento: ad esempio Beatrice che ha vissuto tre mesi ad Hong Kong mi ha consigliato su alcune spezie e mi ha portato nuove ricette dall’Oriente».

Roberto Proto e Maria MorbiRoberto Proto, chef de Il Saraceno di Cavernago, fresco di stella Michelin, è approdato alla cucina dopo aver fatto per un paio di anni il parrucchiere e aver capito che non era la sua strada. Ha respirato sin da bambino l’atmosfera del ristorante nella trattoria di famiglia aperta nel 1976 da papà Salvatore e da mamma Trofimena, che da Amalfi avevano inseguito un lavoro e i loro sogni prima in Svizzera, dove erano stati a servizio come governanti presso un’importante famiglia, e poi a Bergamo, dove avevano aperto il loro ristorante “Da Salvatore”. Nonostante i manicaretti di mamma Mena, Roberto Proto non è stato un bimbo gourmet né ha mai avuto una grande predisposizione all’assaggio: «Il mio universo gastronomico è stato per anni quello della pizza margherita, delle bistecchine e delle penne al pomodoro, senza nemmeno l’ombra di un filo di cipolla». Nemmeno un pesce a guizzare in questo menù ristretto e un po’ ottuso, un fatto quanto meno curioso per uno chef destinato in futuro ad esaltare ogni specialità di mare. «Mia mamma non ha mai smesso di propormi piatti di pesce, che ho scoperto però solo a dodici anni. Prima non c’è stato verso di farmeli provare». Ma è stata solo una questione di tempo. «Oggi mangio davvero tutto, ma se posso evito i peperoni. Il piatto a cui non potrei rinunciare è invece la pasta e fagioli di mia madre, un piatto storico della mia famiglia, tramandato di generazione in generazione». Le bimbe dello chef devono ancora ampliare il loro menù, ma mamma Maria Morbi, con tanto di laurea di psicologia in tasca, è pronta a dar loro tutto il tempo necessario, anche perché – come sottolinea – forzare i bimbi a mangiare è uno dei più grandi errori da fare, per non parlare di punizioni e ricompense. «Le mie bambine, Martina di 9 anni e Giulia di 6 anni, purtroppo non mangiano proprio tutto, a partire dal pesce – allarga le braccia Roberto Proto -. Nonostante le paste e le torte fatte in casa dalle nonne Mena e Lisetta, la cura che mette mia moglie Maria nel proporre loro verdure, riducendole in crema o presentandole al meglio, le nostre bimbe non sono delle grandi forchette. La più piccola oggi, ad esempio, non voleva andare in mensa perché in menù c’era il pesce fritto».