Albino progetta il nuovo centro. Spazio anche ai tavolini all’aperto

Il traffico nel centro di Albino verrà limitato per garantire la sicurezza delle persone e maggiore vivibilità. L’amministrazione cittadina, dopo aver riaperto alle auto via Mazzini, pensa a come farle convivere con i pedoni e annuncia l’apertura di un bando per lo studio e la realizzazione di un progetto di arredo urbano.

Gli obiettivi sono due: mettere in sicurezza chi si muove a piedi nel centro storico e restringere la carreggiata così da limitare la velocità delle auto in transito.

cristiano coltura - assessore commercio e lavori pubblici AlbinoLunedì 29 febbraio alle 20.30, alla sala consigliare del Comune, si terrà un’assemblea pubblica dove verranno illustrate le linee guida e le finalità della gara. «L’apertura al traffico era un punto fondamentale del nostro programma elettorale, dopo l’esperienza della precedente amministrazione della zona a traffico limitato – spiega l’assessore ai Lavori pubblici e al Commercio Cristiano Coltura -. Ora si pone  l’esigenza di controllare il flusso delle auto perché ci sono veicoli che transitano a velocità elevate e auto parcheggiate ovunque che creano molti disagi a chi passa a piedi, alle mamme coi passeggini, alle persone anziane. La zona pedonale scontenta tutti, i commercianti ma anche i cittadini che non riescono a fare la spesa, quindi abbiamo trovato una soluzione già utilizzata anche in altri comuni, soprattutto all’estero. Realizzeremo una “Zona 30” posizionando arredi urbani per mettere in sicurezza i pedoni e restringere la carreggiata, così da ridurre la velocità».

L’amministrazione è al lavoro da mesi per verificare le questioni tecniche relative a questo progetto e la documentazione è ormai pronta. «Dovremmo aprire il bando per la fine di marzo – dice Coltura -. Abbiamo abbandonato l’idea di promuovere un concorso di idee perché avrebbe richiesto tempi lunghi. Saranno le ditte a presentare il progetto, insieme all’offerta economica per la realizzazione. In questo modo il “nuovo centro” dovrebbe essere pronto subito dopo l’estate».

Allo studio dell’amministrazione ci sono anche la sistemazione della pavimentazione e la questione parcheggi: «Non vogliamo riempire di parcheggi, fisseremo dei posti auto ben definiti per evitare le soste selvagge e pericolose. Oggi sono 12, pensiamo di crearne qualcuno in più e fissare un tempo di sosta di 15 minuti per le spese veloci – anticipa l’assessore ai lavori pubblici -. Inoltre vogliamo aumentare le aree di carico e scarico e aprirle anche alle abitazioni che non hanno autorimesse».

L’area interessata è di circa 500 metri quadrati. Il bando darà indicazioni su dove sarà possibile posizionare gli arredi e dove sarà interdetto. Un capitolo speciale sarà il sagrato della Chiesa di Sant’Anna per il quale l’amministrazione auspica un progetto di qualificazione ad hoc che scoraggi usi inappropriati. Nella valutazione dei progetti in gara sarà considerato anche la facilità di manutenzione degli arredi. Oltre al bando, l’amministrazione punta a coinvolgere i commercianti, per questo sta valutando la possibilità con alcuni bar di occupare le aree esterne con tavolini estivi e di dare in gestione aiuole e spazi verdi ad alcuni negozianti.

 




Botteghe di Borgo Palazzo, Viscardi presidente. «La nuova sfida è il Distretto»

direttivo botteghe borgo palazzo 2016 rit correttaIl nuovo Direttivo dell’associazione Botteghe di Borgo Palazzo

Ha 25 anni il nuovo presidente delle Botteghe di Borgo Palazzo. È Nicola Viscardi, laureando in Ottica e Optometria e impegnato nell’attività di famiglia, il negozio storico Ottica Skandia, aperto nel 1957.

Vicepresidente nel mandato precedente, Viscardi riceve il testimone da Roberto Marchesi, che non ha ripresentato la propria candidatura ritenendo giusto promuovere una rotazione ed è stato confermato nel direttivo come consigliere. Il nuovo vertice, che resterà in carica due anni, è emerso al termine di una partecipata assemblea, almeno 60 persone, ieri sera nell’Artilab, lo spazio riaperto dal Gruppo Giovani di Confartigianato Bergamo, e segna un rafforzamento del gruppo dirigente, con ben 12 componenti, che sono anche punto di riferimento per i diversi segmenti della lunga arteria commerciale compresa tra il cavalcavia e l’incrocio con via Camozzi, per un totale di circa 200 attività.

Vice presidente è stato eletto Giorgio Maver (Smok bar), mentre la segretaria è Patrizia Marchesi (Progetto Casa Design). Sono entrambi nuovi ingressi, come i consiglieri Sergio Poli (Casa della Borsa), Marco Catoia (Cartoleria Bonfanti), Domenico Giordano (ristorante pizzeria Marechiaro), Habte Andom (ristorante eritreo Dahlak), Fabio Vanotti (panificio Vanotti) e Angelo Lizzola (La Sartoria). Confermati Roberto Marchesi (panificio Marchesi), Andreina Facchinetti (Facchinetti gioielli) e Maria Grazia Voltattorni (parrucchiera Patrizia).

Nicola Viscardi
Nicola Viscardi

Giovanissimo ma con già all’attivo due anni fitti di progetti e iniziative all’interno dell’Associazione, Viscardi ha ben chiara la direzione verso la quale è chiamato a muoversi il commercio tradizionale per guardare al futuro con qualche ambizione. «Il concetto di fondo – dice – è che bisogna essere incisivi fuori dalle proprie vetrine per esserlo anche dentro. Professionalità e qualità dei prodotti sono fondamentali, ma non bastano per confrontarsi con i centri commerciali e Internet. Bisogna essere in grado di fare la differenza proponendosi prima di tutto come rete».

In questi due anni le Botteghe si sono date da fare su più versanti, dall’animazione alla riapertura dei locali sfitti, all’ingresso nel Distretto del commercio. Un cammino da proseguire…

«La linea è sicuramente quella della continuità. In particolare, ciò che apre maggiori orizzonti – e sfide – è la partecipazione al Distretto urbano del commercio, perché è lo strumento che permette di considerare nell’insieme il sistema commerciale e di mettere in campo ragionamenti e progettualità che possono davvero diventare incisivi, combinandosi con altri aspetti della vita della città, come la viabilità e la gestione degli spazi urbani. Stiamo attendendo che la Regione accolga la richiesta di ampliamento del Duc (che dal centro è stato allargato a Città alta, Borgo Santa Caterina e, appunto, Borgo Palazzo ndr.) ed entreremo anche noi nella cabina di regia dell’organismo».

Il Distretto diventa, quindi, la sede ideale per interfacciarsi con l’Amministrazione comunale. Che cosa chiedete?

«Che i progetti vengano condivisi e che anche i commercianti possano essere protagonisti delle scelte, perché sono una parte importante della città, sono un presidio ma sono anche coloro che in prima persona possono prendersi cura del territorio in cui lavorano. Ciò di cui non si ha bisogno sono gli interventi “tanto per essere fatti”, ad esempio pezzi di pista ciclabile sparsi qua e là, che non servono a gran che se si interrompono dopo una cinquantina di metri, o pedonalizzazioni e limitazioni del traffico varate senza interpellare i negozi. L’idea è di poter partecipare ad un piano complessivo e mi sembra che sia condivisa dall’attuale Amministrazione nonché facilitata dal Distretto».

Come vorreste Borgo Palazzo?

«Un punto su cui continuare a lavorare è quello delle vetrine sfitte. Ne abbiamo riaperte tre in forma temporanea, con l’Artilab che resterà attivo fino al primo giugno, investendo tempo e impegno e dando un segnale forte di voler riscattare la via. È un’iniziativa che dimostra ciò che dicevo prima, il prendersi cura del “fuori”, superando l’interesse particolare del singolo negozio. Con l’ingresso nel Distretto ci auguriamo che il recupero degli spazi sfitti possa proseguire, con più risorse e magari in maniera più duratura».

Nel nuovo consiglio direttivo c’è anche un imprenditore straniero, Habte Andom del ristorante eritreo. È il segno che anche le attività “etniche” sono interessate al rilancio del commercio…

«Andom è in Italia da tanti anni ed è un’eccellenza con la sua attività. Tra i fondatori del festival Lo Spirito del Pianeta e presente all’Artigiano in fiera, rappresenta un tassello importante per l’Associazione perché speriamo che possa aiutarci a coinvolgere altre attività straniere. La multiculturalità dell’offerta commerciale è un dato di fatto che non si può nascondere e con il quale occorre confrontarsi».

Sul fronte dell’animazione e degli eventi cosa farete?

«Contiamo di proseguire e potenziare ciò che abbiamo proposto con successo in questi due anni, come la Festa nel Borgo, le iniziative per il Natale e la Notte bianca che la scorsa estate è stata una sorta di “numero zero”. Ci piacerebbe anche impostare un percorso per la promozione e la pubblicizzazione delle attività. L’obiettivo è inltre continuare a dialogare con tutti, con le associazioni e i residenti, e sviluppare collaborazioni».

A darvi una mano ci sono anche i social…

«In questi due anni sono stati utilissimi. Hanno snellito e velocizzato molto la comunicazione, l’organizzazione e la promozione. Speriamo che sempre più commercianti decidano di utilizzarli».




Borgo Palazzo, le Botteghe rinnovano il direttivo. Marchesi lascia la presidenza

Roberto Marchesi
Roberto Marchesi

È tempo di elezioni per le Botteghe di Borgo Palazzo. Lunedì 22 febbraio l’associazione dei commercianti terrà l’assemblea per il rinnovo del Consiglio direttivo, giunto alla scadenza dei due anni di mandato. L’appuntamento è alle ore 20 all’Artilab, lo spazio al numero 93 riaperto e riempito di iniziative dai Giovani di Confartigianato.

La serata suggellerà il cambio alla guida dell’organizzazione. L’attuale presidente, Roberto Marchesi, dell’omonimo panificio, non intende infatti riproporsi per la carica, rimanendo a disposizione per un eventuale ruolo da consigliere. La decisione risponde ad una linea ben precisa. «Penso che una rotazione sia necessaria – afferma Marchesi -, in questi due anni le attività ed i programmi sono sempre stati gestiti all’insegna della condivisione e collaborazione, siamo riusciti a darci una struttura e a definire strategie tali per cui il precorso possa comunque andare avanti. È giusto fare spazio a qualcun altro».

Marchesi ha presieduto la squadra giovane e in gran parte rinnovata che ha messo in campo molte nuove sfide per l’associazione, che interessa un’arteria commerciale di quasi 2 chilometri e 200 negozi. «Il bilancio del mandato è senza dubbio positivo – dice –. Siamo riusciti a ricongiungere la via, che si stava spezzando in due “fazioni”, abbiamo dimostrato qualcosa che sembrava impossibile, ovvero riaprire le vetrine sfitte, facendo spazio a degli artisti, abbiamo portato la prima notte bianca, siamo entrati a far parte del Distretto del commercio della città, abbiamo avviato la collaborazione con il Gruppo Giovani di Confartigianato».

Un fermento che sembra abbia anche stimolato la partecipazione e la volontà di mettersi in gioco da parte degli operatori. «Prevediamo un’assemblea partecipata – evidenzia -, l’invito è a farsi avanti, per infoltire il direttivo e dare nuova linfa all’associazione. Il concetto di fondo è che si può essere incisivi, attirare interesse e proporsi come alternativa ai centri commerciali solo se si ragiona come un unico insieme, non certo singolarmente».




Bergamo città senza contanti? I dubbi e le proposte dell’Ascom

Non tutto ciò che è tecnologico è per forza conveniente per un’impresa. Ci ha tenuto a sottolinearlo il direttore dell’Ascom Oscar Fusini nel corso dell’incontro “Senza contanti Bergamo è avanti!” organizzato a Loreto dal circolo 2 di Bergamo del Pd – con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo Giacomo Angeloni e degli onorevoli Antonio Misiani e Sergio Boccadutri – per misurare come sono cambiate le abitudini dei cittadini con il progetto cashless city, volto a diffondere e incrementare l’utilizzo dei pagamenti elettronici tramite ogni tipo di carta e Pos.

Non è aumentando i Pos che crescono le transazioni

Se la propensione a utilizzare la moneta elettronica è più scarsa in Italia che all’estero, intanto, non dipende dalla diffusione dei terminali (Pos). «Il numero dei Pos nel 2014 in Italia era pari a 31 per mille abitanti, la più alta densità in Europa, più di Francia (24) Germania (9) Regno Unito (26) e Spagna (26) con una variazione in aumento dal 2010 al 2014 del + 37%, la più alta nella Ue», ha spiegato Fusini. «La dotazione complessiva di Pos nel nostro Paese risulta in linea rispetto agli altri principali paesi dell’area euro, mentre ci sono evidenti divari relativamente al numero di operazioni effettuate per ogni singolo Pos e per persona (34 operazioni per abitante, solo l’8,8% del Pil)».

Questo è perché il consumatore non possiede carta di credito o debito o perché non la vuole usare per svariati motivi (abitudine alla modalità di spesa, tempo del pagamento, sicurezza del pagamento, plafond carte, monte spesa volontario, scarsa abitudine al controllo bancario, rintracciabilità dell’acquisto). «L’assenza del Pos nel punto vendita è solo una delle motivazioni – ha evidenziato Fusini – mentre è l’unico aspetto sul quale si concentra l’attenzione».

Il nodo dei costi

Tanto è vero che l’obbligo di installare il Pos in Italia è stato esteso in pratica a tutte le attività, comprese quelle in cui la spesa è il più delle volte di piccola entità. «Secondo una ricerca del dicembre 2015 dei nostri colleghi dell’Unione del commercio di Sondrio – ha ricordato il direttore dell’Ascom bergamasca -, l’accettazione del pagamento elettronico per l’acquisto di un giornale quotidiano di € 1,30 (margine lordo € 0,244) con commissione Pagobancomat del 0,686% si riduce a + € 0,005 mentre con commissione carta di credito al 2,20% diventa addirittura negativo a – € 0,015. Allo stesso modo nel caso di un tabaccaio per la vendita di un pacchetto di sigarette di € 5,20 (aggio lordo 10% pari a € 0,52) nel caso di pagamento elettronico con commissione Pagobancomat pari a 0,686 l’aggio lordo scende a € 0,254 e nel caso di carta di credito con commissione al 2,20% scende addirittura a € 0,176».

«Esiste – quindi – un problema evidente di costi per talune merceologie i cui margini commerciali sono troppo bassi (tabaccai, edicolanti, agenzie viaggio, benzinai ecc.) o per i quali la spesa media è troppo bassa (bar panifici ecc.). Infine esistono costi fissi troppo rilevanti per esercizi nei quali l’utilizzo del Pos è limitato da parte della clientela. Nell’attuale contesto, gli oneri ricadono infatti solo ed unicamente sulle imprese, lasciate peraltro sole a cercare di strappare, da una posizione di minorità, condizioni contrattuali dignitose da soggetti che spesso sembrano operare in condizioni di vero e proprio oligopolio». «L’avvio, il mantenimento del servizio e le commissioni sui pagamenti rappresentano – ha evidenziato -, soprattutto per le imprese con margini di redditività e volumi di fatturato molto ridotti, un ulteriore aggravio a carico di settori già pesantemente vessati dalla crisi. I costi di noleggio, le commissioni percentuali le altre spese sono paradossalmente più alte per coloro che incassano poco rispetto a coloro che transano molto con un’incidenza spesso insostenibile».

Le proposte dell’Ascom

Oltre ai costi, anche problemi di affidabilità e inefficienze nel sistema frenano un utilizzo più ampio della moneta elettronica da parte delle piccole aziende commerciali. Se la diffusione in queste realtà è comunque auspicabile, per migliorare la sicurezza e il servizio, ecco allora alcune proposte dell’Associazione per fare in modo che l’aumento delle transazioni con Pos diventi economico anche per loro.

«Promuovere la realizzazione di piattaforme efficienti in grado di superare gli attuali schemi di produzione ed erogazione dei servizi di pagamento, riducendo i livelli di intermediazione finanziaria tra consumatore/cliente ed esercente», ha cominciato Fusini. E poi imporre l’effettivo tetto massimo alle commissioni interbancarie sulla base dei contenuti del Regolamento della Commissione Ue sulle commissioni interbancarie; sviluppare offerte “a pacchetto” particolarmente convenienti, sulla base di quanto è stato già fatto con i conti correnti di base per le fasce più disagiate della popolazione in seguito all’obbligo di dotarsi di un conto corrente; consentire a tutte le imprese di beneficiare delle economie di scala derivanti dall’aumento complessivo dei volumi transati che le nuove normative dovrebbero indurre, creando una relazione diretta, ed inversamente proporzionale, tra l’incremento dei volumi transati e la riduzione delle commissioni bancarie applicate alle imprese su ogni operazione; in ogni caso, in materia di obblighi Pos, introdurre principi di gradualità e sostenibilità, limitando gli obblighi di istallazione a operatori economici con livelli di fatturato al di sopra di predeterminati livelli ed imponendo la non utilizzabilità per talune merceologie».




Si va in pensione più tardi. E i banchi del mercato perdono clienti

Il commercio ambulante vive un periodo di boom. Nel 2015, in Italia, secondo le ultime indagini, sono state più di 9.700 le nuove attività su suolo pubblico, per un aumento percentuale del 15,5%.

Anche a Bergamo la tendenza è confermata, ma con valori di crescita più bassi (+4,9%) e non per tutte le categorie. A fine 2015 il saldo è stato di 2.335 attività, 110 imprese ambulanti in più rispetto alle 2.225 registrate al dicembre 2014. Le categorie più in crescita sono tessuti-scampoli con 46 attività in più, abbigliamento (+27), seguiti da articoli regalo e fotografia (+15), bigiotteria (+11) e i libri (+8). In lieve calo la biancheria intima, i prodotti per animali (ciascuna ha perso due attività) e un po’ tutto l’alimentare, in particolare dolciumi e pasticceria (-6). Fa eccezione la categoria carni che ha visto nascere due imprese e i prodotti ittici freschi, stabili con 15 imprese.

Il fenomeno è complesso. «Tra cessazioni e nuove aperture c’è una variazione positiva, ma il dato “reale” è di certo inferiore» dice Mario Dolci, presidente di Fiva Bergamo, la federazione dei venditori ambulanti. «Il fatto – spiega – è che chiunque può fare richiesta e aprire un’attività ambulante, basta non avere pendenze o precedenti penali. E in molti casi questo rappresenta un escamotage che permette a chi è extracomunitario di dichiarare di avere un lavoro e, così, chiedere il permesso di soggiorno. Ci vogliono sei mesi per attivarla poi chi va a verificare se davvero l’attività è stata aperta? Senz’altro i dati sono falsati da questo fenomeno».

Che momento è, in realtà, per il commercio ambulante?

«C’è un grande turnover. Gli ambulanti nuovi si notano, quelli che se ne vanno meno. I nuovi imprenditori puntano soprattutto su abbigliamento e articoli per la casa a basso costo. Non è facile resistere sul mercato: per poter continuare a esercitare, in Lombardia, i commercianti su area pubblica devono dimostrare di essere iscritti all’Inps, alla Camera di Commercio, all’Inail e dichiarare di avere fatto dichiarazione dei redditi dell’anno prima. Nessun altro commerciante è tenuto a dimostrare di avere questi requisiti».

Il caro affitto e le tasse sembra stiano spingendo le attività fuori dai negozi…

«Se è così, saltano dalla padella alla brace. È tutto relativo. In una zona di pregio i costi sono alti, a volte anche esagerati, in altre zone, in periferia e in provincia, c’è ancora la possibilità di aprire con pochi soldi, poi però bisogna vedere se si riesce a sopravvivere. Come si fa a pensare di aprire e far sopravvivere un negozio in centro a Bergamo se chiudono quelli storici. Lo stesso vale nel commercio ambulante. Se uno vuole acquisire il giro di affari di un ambulante che va in pensione, se il giro vale costa. Oggi per una azienda strutturata è difficile mantenersi. La possibilità di andare avanti si gioca soprattutto sulla professionalità».

Quali sono i problemi maggiori del settore?

«L’allungamento dell’età pensionabile ha fatto perdere una fascia importante di clienti ai mercati. È una faccenda da non sottovalutare. Le persone più anziane vengono a mancare, gli altri devono lavorare quindi non frequentano i mercati. E gli affari ne risentono. Un altro problema è che il ricambio generazionale è limitatissimo: chi va in pensione spesso cede a ambulanti extracomunitari, alcuni sono bravissimi ma altri sono confusionari. Nell’ultimo anno c’è un leggero aumento degli ambulanti italiani che entrano sul mercato: nella nostra provincia conosco circa 7/8 casi di extracomunitari che hanno ceduto a italiani, qualcosa si sta muovendo. Quello che conta è che le aziende abbiano tutte gli stessi diritti e gli stessi doveri».

Qual è la situazione dei mercati in città e in provincia?

«Dipende dai Comuni. Ci sono amministrazioni attente, con cui collaboriamo in modo produttivo e con le quali si riesce ad arginare ad alcune criticità. Altre in cui il vigile di turno rende improduttivo questo dialogo. In linea di massima, però, il bilancio è positivo.  Certo il fatto di operare su area pubblica ci espone alla possibilità di finire coinvolti in qualche cantiere. Al momento non ce ne sono, ma possono nascere da un momento all’altro».

L’abusivismo è un problema pressante?

«Rispetto ad altre realtà del sud Italia dove il fenomeno è conclamato ed è più ufficiale del commercio ambulante ufficiale, da noi il fenomeno è più limitato; riguarda l’abusivo che stende il lenzuolo con la sua merce. A livello nazionale si vedono situazioni molto critiche».

Che rapporto c’è con i negozianti?

«Fino a qualche anno fa si vedeva il mercato come qualcosa che portava via ai negozi, ora si è capito che non è così e si lavora in sinergia. La prima cosa per entrambi è portare gente in paese, sottraendoli ai centri commerciali, poi ciascuno se la gioca in base alla sua bravura e professionalità».

A livello di associazione su cosa siete impegnati?

«A livello nazionale siamo in dirittura di arrivo sulla Bolkerstein, ci sono ancora alcuni problemi sul peso da dare all’anzianità dell’azienda, ma sono risolvibili. In un momento difficile come questo vediamo disaffezione verso la rappresentanza di categoria. Vorremmo fare passare il messaggio che siamo sempre impegnati a rappresentare i bisogni e le istanze dei commercianti».




Filago, contributo di 5mila euro per chi apre una nuova attività in centro

filagoUn contributo di 5mila euro per la creazione di una nuova impresa o l’apertura di una nuova unità locale nel centro storico di Filago. Lo mette a disposizione il Comune per favorire e migliorare l’accoglienza e l’offerta commerciale del centro cittadino.

Possono partecipare al bando le seguenti attività:

  • attività commerciale di vendita al dettaglio in sede fissa;
  • attività di pubblico esercizio riconducibile alla tradizione culinaria (agroalimentare) del made in Italy con riferimento alle cucine locali e regionali;
  • attività di impresa artigiana nei seguenti settori: produzioni alimentari tipiche artigianali riconducibili alla tradizione gastronomica e dolciaria italiana (es. gelateria, yogurteria, gastronomia, pasticceria,…); lavorazioni artistiche e tradizionali.

Sono escluse le attività che includono anche parzialmente la vendita di:

  • armi, munizioni e materiale esplosivo, inclusi i fuochi d’artificio;
  • articoli per soli adulti;
  • articoli monoprezzo;
  • sigarette elettroniche.

Come pure le attività di:

  • vendita attraverso distribuzione automatica;
  • vendita e servizi di telefonia mobile;
  • tabaccherie;
  • attività di scommesse e gioco che comprendono anche parzialmente apparecchi automatici;
  • attività di “compro oro”;
  • monomarca;
  • money transfer;
  • banche;
  • studio professionali;
  • call center.

L’impresa beneficiaria dovrà impegnarsi a non cessare l’attività per almeno tre anni dalla data di concessione del contributo, mantenere in centro storico la sede operativa dell’attività per almeno tre anni dalla data di concessione del contributo e a non installare per i tre anni successivi alla concessione del contributo, nei locali sede dell’attività, apparecchi con video giochi e slot machine

Il contributo di 5mila euro sarà assegnato al primo progetto classificato secondo la graduatoria, a condizione che il costo complessivo dell’iniziativa sia almeno il doppio di tale importo.

La domanda dovrà essere inviata entro le ore 12 del 31 marzo 2016.




Seriate, «non è col coprifuoco che si rilancia il centro»

Anche Seriate, per cercare di arginare il disturbo ai residenti nelle ore notturne che si verifica nel centro storico, ha scelto limitare gli orari di apertura delle attività commerciali ed artigianali. In piazza Bolognini, via Colombo, via Dei Tasca, via 4 Novembre, via Parietti e nella parte alta di via Decò e Canetta (dal civico 1 al 46) una modifica al regolamento di Polizia Urbana, approvata dal Consiglio comunale del primo febbraio, impone la cessazione alle 22 di «tutte le attività di somministrazione di alimenti e bevande, di esercizi di vicinato, di artigianato alimentare e non alimentare, e in generale di servizi vari alla persona», e stabilisce una sanzione di 500 euro per le infrazioni.

Nell’area – da tempo un nodo critico che la città vorrebbe risolvere e riscattare dal declino – coesistono alcune attività diurne, come il tappezziere, il parrucchiere, il negozio di abbigliamento, quello di articoli per animali e di abiti usati, con bar e kebab che lavorano anche la sera e sono gestite per lo più da stranieri. Hanno trovato sede qui anche alcune associazioni con l’obiettivo di far vivere un po’ di più la piazza, che è stata riqualificata, e aumentare il presidio.

«L’obbligo di chiusura alle 22 è stato colto con un certo favore dai negozi aperti di giorno – commenta il presidente dell’Associazione delle Botteghe di Seriate, Marino Esposito -, perché in effetti il problema della sicurezza è avvertito, ci sono state liti, vociare e schiamazzi da parte delle persone che si ritrovano in questi locali e la percezione è che sia sempre di più un luogo a rischio. È però solo un intervento tampone, non certo una soluzione. Non si può pensare di rilanciare una zona facendo chiudere in anticipo le attività. Il rischio è che arrivi ancor meno gente di prima, che diventi una  ancor più isolata, dove possono addirittura avere più buon gioco delinquenza e attività illegali».

L’aspetto sul quale intervenire è semmai quello della vigilanza. «Con più controlli di certo la zona potrebbe essere percepita come più sicura – prosegue Esposito –, ma probabilmente sono costi che l’Amministrazione non può sostenere e così ha deciso la via più breve. Capisco che ci siano delle ragioni oggettive e serie, in linea generale non si può però pensare di penalizzare le attività commerciali, che se sono in regola devono poter lavorare, anche perché poi chiudono e se ne vanno si siamo di nuovo daccapo con il problema dell’abbandono».

Difficile dire cosa si potrebbe fare per far rinascere il centro storico «è un problema complesso, bisognerebbe decidere innanzitutto cosa si vuole per questa zona e procedere ad una completa ricostruzione – afferma il presidente delle Botteghe -. Così com’è, dal punto di vista commerciale ha un’attrattività pari a zero. Non c’è passaggio, non ci sono parcheggi, non ci sono servizi o strutture, come la posta o una scuola, che in qualche modo portino la gente a frequentarlo, in pratica non c’è un motivo che spinga a passarci: è al centro della città ma per la gente è come se fosse lontano 10 chilometri. Ed è un peccato perché la piazza riqualificata è davvero bella».

A chiedere un piano che vada oltre l’emergenza è anche l’associazione Seriate Recuperare il Centro Storico. «Da anni – scrive in un comunicato sul proprio sito -, segnaliamo la presenza di esercenti di attività commerciali che non si preoccupano di rispettare le norme del vigente regolamento di polizia locale determinando una difficile convivenza civile con i residenti e determinando spesso condizioni di invivibilità e forte insicurezza. Ad oggi la situazione è decisamente degenerata. Ciò richiede un intervento immediato, anche se è vero che, come da anni la nostra l’associazione chiede, è necessario attuare un progetto di rigenerazione urbana capace di ricostituire condizioni sociali ed economiche indispensabile ad un recupero duraturo ed integrato con il sistema della città». «Ad oggi questo non si è visto – denuncia l’associazione -, abbiamo sempre osservato azioni strumentali a spot che, come dimostra la necessità di introdurre una variante al regolamento di Polizia urbana, non hanno determinato nessun miglioramento».

L’Associazione chiede ora una «strategia risolutiva questa volta però condivisa e concertata con tutte le parti interessate sedute al tavolo di lavoro». Una richiesta che avanzano anche le minoranze, che evidenziano anche una certa contradditorietà nelle azioni dell’Amministrazione. «All’indomani del Consiglio comunale che ha approvato la limitazione degli orari – scrivono Stefania Pellicano e Damiano Amaglio, rispettivamente capogruppo di Pd e Lista Civica Albarto – analizzando la bozza di bilancio preventivo 2016 in Commissione bilancio, abbiamo appreso che sono previsti incentivi per gli operatori del centro storico. Ora, con una mano si dà e con l’altra si toglie, ma qual è il criterio? Chiediamo al Sindaco di aprire un confronto vero e di coinvolgere anche le associazioni di categoria invitandole al prossimo tavolo istituzionale per il recupero del centro storico, affinché ci offrano il loro prezioso supporto nel tentativo di mettere ordine e delineare un progetto organico ed efficace». «Le questioni di ordine pubblico si affrontano con gli strumenti di ordine pubblico, non certo limitando la libertà di chi lavora ed è vittima dell’inciviltà e del degrado al pari di tutti gli altri», concludono.




Aperture in franchising, a Bergamo in lizza 15 negozi sfitti

Sono una quindicina le vetrine sfitte a Bergamo che si potrebbero riaccendere attraverso il franchising. Grazie al progetto pilota “Fare impresa in franchising in Lombardia” con il quale la Regione, il sistema camerale, le associazioni del franchising e i distretti urbani del commercio puntano a rivitalizzare i centri storici delle città.

Il percorso sta proseguendo secondo le tappe previste. Dopo la selezione dei franchisor (le aziende titolari dei format commerciali) interessati ad aprire un’attività in Lombardia (sono 104) ed una ricognizione degli spazi liberi effettuata da ciascuno dei 25 Distretti coinvolti, le due “parti” si sono incontrate in un vero e proprio matching di appuntamenti serrati al Belvedere di Palazzo Lombardia.

1403 Roberto Ghidotti (1)«Abbiamo ricevuto una trentina di aziende – spiega il presidente del Duc di Bergamo Roberto Ghidotti – di diverse merceologie. Ci hanno illustrato le caratteristiche della loro offerta e le loro esigenze, ad esempio metrature, disponibilità di parcheggi, possibilità di dehors, fornendoci un quadro più chiaro delle richieste. Dal canto nostro abbiamo presentato la situazione a Bergamo. Nell’area del Duc, che è stato recentemente allargato e oltre al centro comprende Città Alta, Borgo Palazzo e Borgo Santa Caterina, abbiamo rilevato 146 negozi sfitti. Tra questi abbiamo raccolto la disponibilità di una quindicina di proprietari a partecipare al progetto sul franchising».

La mappa dei possibili nuovi insediamenti è diffusa, si va dalle vie Moroni, Baschenis e Don Luigi Palazzolo a via XX Settembre, passando per via Garibaldi, viale Vittorio Emanuele, via Verdi, via Divisione Tridentina, fino a via Borgo Palazzo e via Rovelli. Ugualmente diversificate le merceologie che potrebbero trovarvi sede: servizi postali, movimentazione della merce e consegna ai negozi, droni, farmacia e benessere, naturalmente la ristorazione e la somministrazione, dal sushi alle specialità gastronomiche siciliane all’enoteca che è anche punto di incontri e formazione sul vino, e ancora il negozio di fiori o quello di lavanda, giusto per citarne alcuni.

Gli incontri tra Duc e franchisor al Belvedere di Palazzo Pirelli
Gli incontri tra Duc e franchisor al Belvedere di Palazzo Pirelli

«Si tratta di proposte tradizionali realizzate con modalità diverse rispetto al passato – prosegue Ghidotti – oppure di novità, in ogni caso iniziative capaci di portare vivacità nel tessuto commerciale». «Il percorso è molto concreto – sottolinea – ma anche molto significativo perché rappresenta un salto di qualità nel ruolo assegnato ai distretti, che non si limitano ad organizzare e coordinare manifestazioni ed eventi, ma sono chiamati a fare da regia nello sviluppo commerciale. Un compito che va al di là dei bandi e delle risorse concesse di volta in volta per toccare più da vicino la possibilità di offrire un indirizzo, individuando le polarità e le potenzialità delle diverse zone». «Con questo progetto la Regione – conclude Ghidotti – ha messo sul piatto una soluzione innovativa ed un metodo di lavoro intelligente. Poter incontrare direttamente i franchisor, ma anche i rappresentanti degli altri Duc, è infatti fonte di confronto, crescita e ispirazione reciproca che ci auguriamo possa trovare continuità».

In questi giorni, intanto, partirà la fase finale del progetto, rivolta a chi intende aprire l’attività in franchising. Sul sito di Unioncamere sarà pubblicato il bando per l’erogazione di un contributo a fondo perduto di 10.000 euro, a fronte di un investimento complessivo di almeno 20.000 per la riconversione di un’attività esistente o l’apertura di una nuova attività di commercio, ristorazione o di servizi. A questo contributo regionale si aggiungeranno le agevolazioni rese disponibili dai Comuni, dalle associazioni coinvolte e dai franchisor.




Negozi, il successo si costruisce in vetrina. E un corso spiega come si fa

vetrina - visual-merchandisingIl visual merchandising è una delle leve commerciali più importanti per vendere, per comunicare con il cliente e per costruire l’immagine aziendale.

Ascom Formazione lunedì 1 febbraio propone un corso di una giornata che permette di aumentare e aggiornare le conoscenze, le tendenze e gli strumenti del visual merchandising. La vetrina racconta il negozio, le sue scelte, la sua mission, i suoi obiettivi, configurandosi come il biglietto da visita per eccellenza della propria realtà commerciale. In 8 ore si ricevono le dritte per allestire una vetrina accattivante e indurre il potenziale cliente a fermarsi e ad entrare in negozio. Nel corso dell’incontro si parlerà di regole basi e errori da evitare, di come si costruisce una vetrina, delle decorazioni e delle attrezzature giuste, di triangolazione delle merci, dell’uso e le funzioni del colore e di come valorizzare i prodotti attraverso la luce.

Il corso si tiene alla sede Ascom di Osio Sotto, piazzetta don Gansossi 1, dalle ore 9 alle 3 e dalle 4 alle 8.

Per informazioni e iscrizioni: Ascom Formazione, tel. 035.41.85.706/707/715 o info@ascomformazione.it (www.ascomformazione.it).




Attività commerciali, in città più controlli ma meno sanzioni

Più controlli nelle attività commerciali di Bergamo, ma meno violazioni. È il bilancio 2015 della Polizia locale del Comune che ha intensificato in maniera generale i propri interventi, compresi quelli di Polizia commerciale.

Complice anche l’adozione del nuovo regolamento per la convivenza tra pubblici esercizi e residenti, scattato nel luglio scorso, i controlli sono passati dai 3.497 del 2105 ai 3.881 dell’anno appena concluso, per un incremento del 10,9%. Le violazioni accertate a carico dei commercianti sono però scese da 371 a 319 (-15%). Sono calati anche i sequestri di merce, passati da 82 a 59 (-28%) ma è crescita l’entità, con 6.547 pezzi sequestrati e circa 2 tonnellate di merce.

In leggerissima flessione il numero di violazioni accertate per quello che riguarda i regolamenti del Comune di Bergamo e le leggi speciali (da 1.586 e 1.540). Sempre sul versante della Polizia amministrativa sono inoltre aumentati i sopralluoghi edilizi (da 655 a 806) e scesi quelli di Polizia ambientale (da 371 a 308).

Sul piano complessivo, il 2015 è stato un anno di azioni innovative da parte del Comune di Bergamo in tema di sicurezza: oltre all’estensione in orario serale del servizio (1.30 e 2.30 nel week-end) e a 10 agenti in più sulle strade grazie alla riorganizzazione dei turni, è stata portata a termine la revisione degli accordi con le associazioni di polizia e l’estensione del progetto “Terre di Mezzo” fino a Boccaleone, oltre all’accordo con Croce Rossa per migliorare gli interventi nelle aree a rischio e al potenziamento delle funzioni del nucleo di Polizia Giudiziaria e Sicurezza Urbana.

I controlli sono stati intensificati soprattutto nelle aree a rischio e nei giardini pubblici. Di rilievo – considerando che la Polizia Locale, per ordinamento giuridico, non ha compiti di pubblica sicurezza, che competono alle Forze di Polizia dello Stato – l’aumento dei soggetti denunciati a piede libero (da 420 a 467) a cui corrisponde un leggero calo degli arresti (da 18 a 14).

Sul fronte della codice della strada, ci sono un leggera flessione le violazioni accertate (-1,5%), meno punti decurtati rispetto al 2014, meno veicoli sequestrati, ma quasi il doppio (da 238 a 479) di patenti e documenti di circolazione ritirati. I controlli si sono intensificati e sono calati leggermente gli incidenti, con una leggera diminuzione dei feriti sulla strada (da 868 a 825) e la conferma sostanziale riguardante il dato sugli incidenti mortali in città (da 7 a 8). Riguardo alle violazioni delle Ztl, invece, nel 2014 furono 49.065, nel 2015 sono state 39.925. «È la dimostrazione – ha affermato l’assessore alla Sicurezza e vicesindaco Sergio Gandi – che nessuno ha fatto bilancio con le multe o ha deciso di vessare i cittadini per mere questioni di cassa. Sono scese del 25% le sanzioni derivanti da violazioni delle ztl, ma l’estensione dell’orario di servizio nelle ore notturne e le maggiori richieste dei cittadini hanno mantenuto il livello di sanzioni in linea con i dati del recente passato e dello scorso anno, registrando alla fine una flessione dell’1,5%».

Grazie alla riforma dei turni sono cresciuti di quasi il 50% gli interventi attivati dal rapporto con i cittadini. In particolare sono saliti il numero di telefonate alla centrale operativa (2.000 in più) e gli interventi attivati dalla centrale, ben 5mila in più. Sono aumentate anche le manifestazioni presidiate (+12%).

«Il bilancio 2015 è una dimostrazione di quello che da tempo andiamo dicendo – ha evidenziato Gandi – ovvero che il controllo del territorio è costante e l’attenzione dell’Amministrazione nei confronti delle aree più sensibili della città rimane alta. Parliamo di zone come il centro, via Quarenghi, l’area della Stazione e di piazzale Marconi, ma anche quartieri come la Malpensata, Boccaleone e così via. Vorrei ringraziare gli agenti della Polizia Locale per il lavoro che svolgono tutti i giorni in città per quello che riguarda la sicurezza: il numero di agenti non è mai stato così esiguo, ma i controlli non sono mai stati così numerosi, a dimostrazione che l’impegno del personale e la scelta di razionalizzare le risorse che è stata fatta nel 2015 hanno consentito di ottenere risultati davvero importanti».

«I dati rappresentano un motivo di soddisfazione per il corpo della Polizia Locale – ha commentato il Comandante Virgilio Appiani – a fronte del fatto che il numero di agenti disponibili è al minimo degli ultimi anni, degli obiettivi ambiziosi posti dall’Amministrazione e delle esigenze del territorio, posso dire che la Polizia Locale nel 2015 ha davvero ottenuto dei risultati di rilievo. Molto si deve all’efficientamento deciso ed attuato nel primo semestre dello scorso anno, un programma di riorganizzazione delle strutture e delle risorse figlio di un monitoraggio attento e minuzioso delle attività interne al corpo».

«Anche nel 2016 prevediamo diverse azioni innovative – ha ricordato Gandi – come l’installazione e la messa in funzione di 21 nuove telecamere di videosorveglianza nei quartieri (più di quelle installate nei 5 anni della precedente amministrazione e che porteranno a oltre 100 gli occhi elettronici in città), ma anche iniziative e campagne di comunicazione sulla sicurezza stradale, l’installazione di telecamere a presidio della Ztl di Città Alta e il pagamento delle multe online sul sito del Comune. Continuiamo a lavorare per migliorare i sistemi di controllo e monitoraggio del territorio: le richieste che pervengono dai cittadini ci dimostrano che si tratta della strada giusta e che c’è ancora molto da fare».