Decreto Sostegni, Zambonelli: “Si poteva fare di più Risorse insufficienti per le imprese meno strutturate”

Varato il provvedimento da 32 miliardi, 11 dei quali per i ristori che arriveranno entro aprile a tre milioni di pmi

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Sostegni, che distribuisce i 32 miliardi di extradeficit autorizzati dal Parlamento in cinque macro-capitoli (vedi il dettaglio nella scheda allegata):

  • aiuti alle attività produttive
  • sanità e vaccini
  • enti locali
  • finanziamenti a scuola, cultura e filiere
  • pacchetto lavoro.

Si tratta di fatto della prima manovra economica del governo Draghi, alla quale ne seguirà un’altra a stretto giro di posta grazie a un nuovo scostamento di bilancio che il Parlamento dovrà approvare. “Questo intervento è un primo passo, ce ne sarà un secondo assolutamente necessario”, ha infatti assicurato il premier spiegando che l’entità del deficit aggiuntivo sarà definita in base all’evoluzione della pandemia.

Zambonelli: “Si poteva fare di più”

“Bene ma non benissimo perché le risorse dedicate ai ristori potevano e dovevano essere rafforzate”. Così Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confommercio Bergamo, commenta il Decreto Sostegni approvato dal Consiglio dei Ministri che con uno stanziamento di circa 32 miliardi di euro introduce misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da Covid-19.

I ristori sono giudicati però insufficienti dal sistema Confcommercio come conferma Zambonelli: “I beneficiari dei ristori sono solo le imprese che hanno perso più del 30% del fatturato. Una misura consona a quelle realtà più strutturate che avevano già compensato le loro perdite di fatturato con gli ammortizzatori sociali ma che esclude le piccole e medie imprese, lasciate quindi sole a fronteggiare la crisi. Inoltre, il provvedimento non ha certo l’efficacia che ci aspettavamo. L’importo del contributo a fondo perduto potrà andare dall’1,7% del calo annuo del fatturato nel caso dei soggetti più grandi al 5% per i più piccoli: cifre decisamente inferiori alle aspettative e che non garantiscono al mondo del commercio di poter ripartire come si deve”.

Tra le note positive del Decreto Sostegni spicca “l’eliminazione dei codici Ateco che ha lasciato senza nulla intere categorie, così come il superamento della logica del confronto anno su anno che di fatto aveva escluso le start-up – conclude Zambonelli -. Positivo l’esonero del canone Rai per strutture ricettive e pubblici esercizi così come la conferma dell’esonero fino al 30 giugno del pagamento del canone unico (ex Tosap e Cosap) per tavoli all’aperto e ambulanti”.

 

Fisco, stralciate le cartelle fino a 5mila euro

Sul fronte fiscale restano sospesi fino al 30 aprile i versamenti delle cartelle in pagamento e gli avvisi esecutivi ed è stato prorogato di 12 mesi il termine per le notifiche e di 24 mesi quello della prescrizione. Ci sarà più tempo anche per saldare le rate della Rottamazione ter e del saldo e stralcio. Inoltre l’Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei cittadini la dichiarazione precompilata il 10 maggio, anziché il 30 aprile, con lo slittamento dei termini delle certificazioni uniche a fine marzo. Arriva anche la sanatoria per le partite Iva che hanno subito una perdita del 30% del fatturato 2020 rispetto al 2019.

Aiuti alle imprese, quando e quanto

Pilastro del provvedimento sono i nuovi ristori che prevedono l’addio ai codici Ateco. Sono disponibili 11 miliardi di euro a favore di circa tre milioni di partite Iva, tra imprese e professionisti, con un fatturato fino a 10 milioni di euro e che abbiano registrato perdite di almeno il 30% de fatturato medio mensile 2020 rispetto a quello del 2019. Le fasce di contributo sono cinque, con percentuali che vanno dal 60 al 20%, in base alla dimensione dei ricavi 2019:

  • 60% per le imprese fino a 100mila euro
  • 50% tra 100mila e 400mila euro
  • 40% tra 400mila e 1 milione
  • 30% tra 1 e 5 milioni
  • 20% tra 5 e 10 milioni.

L’indennizzo arriverà con bonifico o sotto forma di credito d’imposta e andrà da un minimo di 1.000 euro per le persone fisiche (2.000 euro per gli altri soggetti) a un massimo di 150.000 (in media sarà di 3.700 euro). Per il turismo le risorse ammontano a 1,7 miliardi ( 700 milioni per la montagna, 900 per i lavoratori stagionali gli autonomi del turismo e i termali, 100 per le fiere). Al settore va inoltre una parte del maxi fondo da 200 milioni per le imprese del wedding e della ristorazione nei centri storici, oltre a una parte dei 10 miliardi del fondo perduto. Quanto ai tempi, Draghi ha specificato: “i pagamenti inizieranno l’8 aprile per chi avrà fatto domanda. Se tutto va come previsto, 11 miliardi entreranno nell’economia nel mese di aprile”.

Lavoro, per le pmi blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre

Sul fronte lavoro proseguirà fino al 30 giugno il blocco dei licenziamenti per le imprese che dispongono della cassa integrazione ordinaria, mentre per le piccole imprese senza strumenti ordinari il blocco sarà fino al 31 ottobre. Doppio binario anche per la proroga della cassa integrazione: per le aziende che hanno la cig ordinaria sarà estesa di 13 settimane, utilizzabili entro la fine di giugno. Per le piccole e medie imprese, le imprese artigiane e quelle sprovviste di Cigo le settimane di cassa integrazione in deroga Covid gratuita potranno essere utilizzare tra il primo aprile e il 31 dicembre 2021. È stato rifinanziato per 1 miliardo, inoltre, il reddito di cittadinanza mentre sarà rinnovato per tre mensilità (marzo, aprile e maggio) il reddito d’emergenza per le famiglie in difficoltà (per quelle in affitto si alza la soglia di reddito).

Confcommercio: “I ristori siano più adeguati, più inclusivi, più tempestivi”

Bisogna “rafforzare decisamente” le risorse destinate ai ristori per imprese e partite Iva, anche al di là di quanto previsto dal decreto. Questa, in sostanza, la posizione di Confcommercio, che sottolinea che gli 11 miliardi previsti vanno divisi tra circa tre milioni di soggetti e che “le imprese si trovano a fronteggiare l’impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro”. I ristori, insomma, devono essere “più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d’accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi”.

La posizione della Confederazione è esattamente la stessa per le misure circa turismo, montagna e cultura, mentre le misure per i trasporti “non dovrebbero riguardare il solo trasporto pubblico locale, fornendo invece un sostegno efficace all’intero sistema dell’accessibilità”. Continuano a essere poi “urgentissimi gli interventi in materia di moratorie creditizie e di sostegno della liquidità delle imprese”.

Per il capitolo lavoro, Piazza Belli apprezza le proroghe della Cassa Covid (“ferma restando la necessità di assicurare la copertura anche per tutti i periodi antecedenti al primo aprile”) e delle deroghe per i contratti a termine sino a fine anno, nonché il finanziamento ulteriore del fondo per il parziale esonero contributivo di lavoratori autonomi e professionisti istituito nella legge di Bilancio. Infine, parlando delle misure fiscali Confcommercio sottolinea di essere “in attesa della riforma della riscossione”.

Sangalli: “il decreto ha ancora forti limiti”

Il decreto sostegni ha ancora forti limiti. I parametri per ottenere gli indennizzi sono troppo selettivi e le risorse sono insufficienti. Le speranze sono appese ai vaccini, ma intanto le imprese non hanno più riserve per andare avanti. È  vitale “fare tutto ciò che è necessario”, come ha detto il presidente Draghi per salvare l’Unione europea, ma farlo in chiave italiana.

Federalberghi: “Ci rincuora l’esonero del canone rai per hotel e pubblici esercizi”

Infine, strutture ricettive e pubblici esercizi non pagheranno il canone Rai per il 2021: una norma molto apprezzata da Federalberghi. Il presidente, Bernabò Bocca, sottolinea infatti che si tratta di “una misura che Federalberghi chiedeva da mesi e che era contenuta anche nella petizione approvata dall’assemblea generale il 26 gennaio”. “E’ un piccolo ma importante segnale di attenzione verso imprese che sono state duramente colpite dall’emergenza epidemiologica da Covid 19 – ha sottolineato Bocca – e che nel 2020 hanno versato il canone nella misura intera, pagando per un servizio che non è stato utilizzato o è stato utilizzato solo in minima parte”.

 




La paura per il vaccino AstraZeneca è l’alibi perfetto per la politica. Sarebbe meglio parlare meno e agire di più

Mentre si discute se il siero sia sicuro la campagna vaccinale prosegue a singhiozzo e in ritardo rispetto ai proclami trionfalistici di Regione Lombardia e Ministero della Salute.

La paura per il vaccino AstraZeneca è l’alibi perfetto per la politica italiana. Mentre si discute se il siero sia sicuro, alcune cose ci balzano all’occhio. La prima è che la campagna vaccinale prosegue a singhiozzo e in ritardo rispetto ai proclami trionfalistici di Regione Lombardia e Ministero della Salute.

Tutti vaccinati entro giugno, no entro luglio. Ci accontenteremmo di molto meno ma con più certezza. Gli inconvenienti possono succedere, come il fermo di AstraZeneca, perché con la salute non si scherza. Gli errori, molti, commessi invece dalla macchina organizzativa andrebbero limitati. Forse sarebbe meglio parlare meno e agire molto di più.

L’altro aspetto su cui riflettere è che anche nella campagna vaccinale l’ideologia la fa da padrona. Dietro l’alibi di non togliere il vaccino “ai fragili” per riservarli ai “ricchi”, che poi dopo questa pandemia tanto ricchi non sono, si nascondono pregiudizi e culture ottocentesche.

Si vaccina prima il personale delle scuole perché la scuola è un’istituzione ed è importante che riprenda il prima possibile. Peccato che gli studenti siano a casa da qualche settimana e forse che non torneranno nemmeno più a scuola quest’anno. I professori, senza studenti, possono lavorare a un chilometro di distanza l’uno dall’altro. La cosa più imbarazzante è che della scuola si vaccinano tutti, proprio tutti, anche il personale amministrativo e non docente, alcuni a casa in smart working da mesi.

In piena terza ondata non sarebbe meglio vaccinare il personale dei negozi che giornalmente affrontano la pandemia in prima linea? Commesse, cassiere, banconieri, magazzinieri, gente umile, né ricchi né “padroni”. Persone che lavorano tutto il giorno a contatto con il pubblico e che la sera tornano a casa dai propri familiari.

Forse li si ritiene non fragili perché per malattia si assentano di rado.

 

Dino l’acidino




Bergamo, l’omaggio del premier Draghi in occasione della Giornata nazionale per le vittime del Covid

Giovedì il premier in città: dal Monumentale all’inaugurazione del Bosco della Memoria. Ecco il programma della giornata e delle commemorazioni 

 

Giovedì 18 marzo Bergamo commemorerà le vittime dell’emergenza coronavirus, che ha colpito duramente la città e il territorio provinciale, nella prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus istituita dal Parlamento prendendo come riferimento la data-simbolo del 2020, quando la città venne attraversata dai camion dell’Esercito con le bare che il cimitero non riusciva più ad accogliere. Il programma, definitivo, che sta prendendo corpo in queste ore in un fitto scambio tra Palazzo Chigi e Palafrizzoni, prevede due tappe (al cimitero Monumentale e al Bosco della memoria alla Trucca), dalle 11 alle 12. L’evento sarà in diretta su Ra1, visto che il pubblico non potrà partecipare per le norme anti Covid da zona rossa.

 

La visita al cimitero Monumentale e l’inaugurazione del Bosco della Memoria

La visita del presidente del Consiglio partirà dal Monumentale, verso le 11, per rendere omaggio agli oltre 6 mila bergamaschi strappati ai loro cari dal virus. Secondo le stime ufficiali, il bilancio della prima ondata fu di 3.400 morti, che diventano quasi il doppio se si va oltre i dati «certificati» e se si guarda invece alle crude e reali rendicontazioni delle anagrafi comunali.
Giovedì, invece, la cerimonia sarà super blindata. Rigide le indicazioni date da Palazzo Chigi per evitare gli assembramenti e del resto il rispetto della zona rossa impone un protocollo che restringe le maglie della partecipazione. Al massimo una decina le autorità invitate, tra cui il vescovo Francesco Beschi, il sindaco Giorgio Gori, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli e il prefetto Enrico Ricci.

Il piccolo corteo si sposterà quindi alla Trucca, dove verrà inaugurato il Bosco della Memoria. Qui è previsto un breve discorso del premier Draghi, che parteciperà alla posa dei primi alberi dei 750 previsti, scandita dalla tromba di Paolo Fresu. La campagna di raccolta fondi per realizzare il progetto sta andando avanti con successo: mancano ancora sei giorni alla chiusura del crowdfunding e i 410 sostenitori (tra cui nomi illustri, da Francesco Guccini ai Nomadi) hanno già donato oltre 88 mila euro, superando l’obiettivo dei 50 mila. Il bosco dedicato alle vittime del Covid «guarda» l’ospedale Papa Giovanni e da qui il premier dedicherà un pensiero a tutti gli operatori in prima linea. Non è però stata confermata la visita all’ospedale.

Il programma della giornata, coordinato dal Comune e dalla Diocesi di Bergamo, in collaborazione con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e Humanitas Gavazzeni, è molto fitto e variegato e si dispiega in diversi luoghi della città di Bergamo. I cittadini bergamaschi, impossibilitati ad assistere alla commemorazione per via delle vigenti regole sul contenimento del coronavirus (con la Lombardia in zona rossa), potranno assistere agli eventi della giornata attraverso le dirette organizzate via tv (Rai) e/o social network. Nelle prossime ore seguiranno i dettagli circa il programma del mattino, durante il quale è prevista la presenza del Presidente del Consiglio Dei Ministri Mario Draghi.

 

Il calendario delle commemorazioni:

 

Mercoledì 17 marzo – Piazza Vecchia, Bergamo Città Alta

CUORE TRICOLORE

Un cuore tricolore fatto a maglia del diametro di 20 metri sarà fissato sulla facciata del Palazzo della Ragione di Piazza Vecchia e vi rimarrà fino a domenica 21 marzo. A realizzare materialmente il cuore sono state 14 donne del Laboratorio Creativo dell’Associazione De Leo Fund Onlus, donne che hanno lavorato per 1.200 ore all’uncinetto, confezionando il cuore con 26 mila metri di filo.

A cura di De Leo Fund Onlus

 

ORE 21.00 – Basilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo Città Alta

PREGHIERA PER L’ITALIA

Il Vescovo di Bergamo Francesco Beschi presiede il Santo Rosario, affidando al Signore la situazione che stiamo vivendo, le persone che soffrono e tutti coloro che nei diversi campi della società sono impegnati sia nella lotta al virus, che nella cura e tutela reciproca. La diretta è trasmessa da TV2000 e da Bergamo TV.

 

Giovedì 18 marzo

ORE 14.00 – Esterno ASST Papa Giovanni XXIII

LA FIACCOLA BENEDETTINA COME SIMBOLO DI RINASCITA E SPERANZA, PER TUTTO IL PAESE

(trasmessa in diretta da Ospedale Papa Giovanni XXIII)

La fiaccola, detta anche Torcia della Pace, ogni anno tocca una città d’Europa, quest’anno arriverà a Bergamo come simbolo di luce di speranza e di rinascita. La fiaccola sarà accesa con una cerimonia in forma statica e ridotta alla presenza dei Sindaci di Cassino, Norcia e Subiaco e di una rappresentanza di medici, ricercatori, infermieri e operatori sanitari dell’Ospedale. Dopo i saluti istituzionali la lettura del “Messaggio di Pace” del Santo Padre Francesco

A cura del Comune di Bergamo e dell’ASST Papa Giovanni XXIII

 

ORE 16.00 – Cimitero monumentale di Bergamo

CERIMONIA INTERCOFESSIONALE E INTERRELIGIOSA DI COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DELL’EPIDEMIA

(trasmessa da BergamoTV alle ore 20.30)

Preghiera interreligiosa e interconfessionale alla presenza dei rappresentanti di diverse fedi e comunità religiose della città.
A cura del Comune di Bergamo in collaborazione con la Curia Diocesana di Bergamo

 

PRIMAVERA-Mostra fotografica

La mostra si compone di immagini di alcuni scorci della città che il fotografo Lorenzo Zelaschi ha scattato durante il lockdown, in contrapposizione a un’inedita documentazione fotografica, conservata negli archivi dell’Amministrazione comunale e che il personale del Cimitero Monumentale ha realizzato a testimonianza di quei giorni dolorosi.
A cura del Comune di Bergamo

 

ORE 17.30 – Humanitas Gavazzeni

IL CORAGGIO E LA MEMORIA

Trasmessa in diretta da Humanitas Gavazzeni

Inaugurazione di un’installazione sonora temporanea e di un libro (distribuzione interna) che raccoglie le storie di uomini e donne dell’ospedale durante la pandemia Covid-19 a Bergamo. L’installazione, dal 18 marzo al 4 maggio 2021 in un’area centrale del parco dell’ospedale, racconta emozioni e speranze vissute durante i primi mesi della pandemia a Bergamo, attraverso la riproduzione, da 20 casse posizionate ad altezza orecchio, di tracce audio selezionate dal libro “Il coraggio e la memoria” e lette da coloro che sono stati in prima linea nell’assistere i malati. La registrazione audio ha una durata di 20 minuti. La disposizione a cerchio invita ad un momento di raccoglimento e vuole essere metafora della comunità, del potere della vicinanza e della memoria collettiva.

A cura di Humanitas Gavazzeni

 

ORE 20.00 – In ogni parrocchia della diocesi

LA CAMPANA DEL RICORDO

Il Vescovo Francesco desidera che tutte le comunità si uniscano in preghiera, affidando al Signore i molti defunti e chiedendo il conforto della fede per i loro familiari. Ogni parrocchia è invitata a suonare le campane “a morto” così che i rintocchi raggiungano tutti ovunque si trovino, nelle case, negli ospedali, nei luoghi di lavoro e sarà un invito a sostare in un breve momento di silenzio e raccoglimento.

 

ORE 20.30 – Cattedrale Sant’Alessandro, Bergamo Città Alta

MEMORIALE PER UNA RINASCITA
MEDITAZIONE IN MUSICA

Trasmessa in diretta da BergamoTV dalle 20.30

La sinfonia dell’unità di riflessione e preghiera delle diverse fedi, religioni, comunità (celebrata nel pomeriggio) si completa idealmente in una seconda parte con il linguaggio universale della musica, simbolicamente nella composizione “Dona pacem” offerta alla città in questa circostanza dal direttore d’orchestra Maestro Damiana Natali, di origine bergamasca. L’opera vuole essere non solo ricordo ma augurio di rinascita e di collaborazione tra nazioni e generazioni. Con l’Orchestra Ars Armonica, il coro Città Piazzola sul Brenta e i solisti (nomi internazionali della lirica) Soprano Federica Vitali, Contralto Anna Maria Chiuri, Tenore Ivan Defabiani, Basso Marco Spotti, verranno eseguiti anche brani di Vivaldi, Mozart ed Händel.

A cura della Curia Diocesana di Bergamo.




9 marzo, un anno dopo. Siamo tornati al punto di partenza o vediamo la luce?

È passato un anno dal lockdown del 9 marzo 2020. Sembra ieri, eppure è trascorso tanto tempo e siamo ancora qui. Abbiamo sofferto molto e questo non è bastato perché ci sentiamo nella stessa situazione di dodici mesi fa.

La paura della malattia resta forte, come l’incertezza di quello che sarà del futuro della nostra società. Cosa sarà del nostro lavoro, della nostra impresa e dei nostri figli? Domande forti e ingombranti, che ci accompagnano da un anno a questa parte. Ciò nonostante, i sentimenti sono distinti. Un anno fa non sapevamo cosa avremmo affrontato, ma pensavamo che si sarebbe risolto in fretta. Ora, invece, siamo consapevoli di quanto è lungo e pesante questo percorso. Ma vediamo la fine.

Non so cosa sia peggio: essere forte all’inizio di un tunnel senza vederne la fine oppure sentirsi stremato, forse in fondo, e vederne la luce? Speriamo sia l’ultimo miglio e quindi realmente l’uscita, perché oltre non riusciremo a procedere.

Un commerciante come tanti altri

 




Dl Sostegni, dubbi sulla bozza. Meno tetti sui fatturati e platea di destinatari più ampia

Confcommercio auspica misure di ristoro adeguate alle esigenze di diversi settori, professioni comprese, mentre per la Fipe serve un calcolo delle perdite su base annua

“La priorità del decreto Sostegni deve essere quella di aiutare per prime le imprese che sono state costrette a chiudere per lungo tempo a causa delle misure di contenimento del Covid. Poi quelle che hanno potuto lavorare a ranghi ridotti e infine chi ha dovuto fare i conti con i cali dei fatturati. Se non si utilizza questo approccio progressivo, il rischio è quello di lasciar morire chi è in maggior difficoltà”. Così Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, commenta le prime bozze in circolazione del dl Sostegni che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì.
Confcommercio ribadisce l’esigenza di misure di ristoro adeguate e tempestive perché il provvedimento è articolato e sono ancora molte le tessere del puzzle da ordinare. A pochi giorni dal via libera resta infatti il nodo del limite dei cinque milioni di euro di fatturato per ricevere il contributo da parte delle aziende in difficoltà. Anche qui la richiesta di cambiare passo innalzando il tetto è trasversale. La Lega fa sapere di star lavorando per alzare l’asticella: il rischio è infatti che molte imprese rimangano tagliate fuori, soprattutto nel settore del turismo.

Quanto ai criteri, “resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi. Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”.

Per la Fipe serve un calcolo su base annua

“Con il giusto superamento del sistema dei codici Ateco, – sottolinea la Fipe – la coperta è diventata corta e sono necessari correttivi puntuali, senza l’introduzione di limiti rigidi sui ricavi. Il calcolo sulle perdite va spalmato su un intero anno, altrimenti si creano iniquità e disparità che rischiano di aggiungere danno ai danni, in particolare alle attività caratterizzate da una forte componente di stagionalità del lavoro”.
“L’altro problema è quello dei tempi – conclude Fipe –. Mentre i nostri imprenditori continuano ad indebitarsi, i ristori attesi con i 32 miliardi di scostamento decisi a gennaio sono ancora in un cassetto. Aspettare ancora potrebbe significare la morte di altre migliaia di imprese”.

Più difficile trovare una sintesi sul capitolo fiscale: l’intenzione di abbonare le cartelle affidate fra il 2000 e il 2015 non convince gran parte del Pd e LeU. Tutti concordano sulla necessità di liberare il cosiddetto “magazzino” dai crediti considerati inesigibili e che impiegano inutilmente risorse dell’Agenzie della riscossione. Da una parte, sul tavolo della discussione ci sono le soglie da applicare: l’ipotesi più probabile è di fissare a 5mila euro il tetto e che costerebbe secondo i calcoli del Tesoro circa 2 miliardi.
Appare certo invece il rinnovato “congelamento” dei versamenti fiscali e delle rate della rottamazione fino a fine aprile, con contestuale ripresa delle notifiche delle nuove cartelle. Dieci degli oltre 30 miliardi del nuovo pacchetto andranno poi a sostenere più direttamente il mondo del lavoro.

Il blocco dei licenziamenti sarà prorogato a fine giugno mentre la cig Covid dovrebbe essere prolungata per tutto l’anno. Allo studio anche il finanziamento con 500 milioni del fondo occupazione e una risposta alle crisi aziendali, tema quest’ultimo su cui è in agenda un incontro tra i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia. Sempre legata alle ricadute dell’emergenza covid, in arrivo il rinnovo dei congedi parentali per chi ha figli in Dad (200 milioni), la possibilità di scegliere lo smart working sempre laddove vi siano necessità di cura, e i voucher baby sitter. Misure che puntano a garantire una maggiore equità nella suddivisione dei compiti familiari e quindi a sostenere la parità di genere.

Federalberghi chiede di cambiare il provvedimento

“La scorsa settimana, l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30mila imprese e 350mila lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette”. Così Federalberghi, secondo la quale “per realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi” è necessario che “il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 – febbraio 2021)”.

“Inoltre – conclude la Federazione degli albergatori – chiediamo che venga eliminato il tetto di 5 milioni di euro, che taglia fuori molte imprese alberghiere di dimensioni medie e grandi, e che il limite di 150.000 euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva (e non per impresa”.

Federmoda: “Il retail della moda al collasso”

Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020. “Ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria – afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli”.

“Al nostro settore – prosegue Borghi – serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato. Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store. Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%”.
“Resta indispensabile – conclude Borghi – un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione”.

Il commercio alle prese con la lotteria degli scontrini

In attesa di ricevere i nuovi sostegni, i commercianti si stanno intanto adeguando alla novità della lotteria degli scontrini: circa in 300mila, sul milione e mezzo che ha installato il registratore telematico, hanno inviato i dati per partecipare alla prima estrazione mensile, cui concorrono quasi  17 milioni di transazioni valide e circa 4 milioni di cittadini che hanno attivato il codice. E numeri sempre in crescita registra anche il Cashback su cui Pago Pa, ha spiegato il sottosegretario al Mef Cecilia Guerra, sta portando avanti un monitoraggio per arrivare alla correzione delle anomalie (come i micro-pagamenti a raffica segnalati ai distributori di carburanti per ‘scalare’ le classifiche e accaparrarsi i 1.500 euro di supercashback). Ma sarà possibile anche “valutare eventuali modifiche al programma stesso”. Nessuno però, ha assicurato il viceministro Laura Castelli dice “di farlo saltare”.




A Sanremo l’Italia se la canta e se la balla. Ma anche fuori dall’Ariston serve un lavoro d’orchestra

Tutti a casa a vedere Sanremo. L’Italia se la canta e se la balla tra canzonette e colori vecchi e nuovi.

Tutti a casa a vedere Sanremo. L’Italia se la canta e se la balla tra canzonette e colori vecchi e nuovi. L’arancio scuro preludio del rosso che sta per arrivare. Ci manca il blu dipinto di blu simbolo della canzone italiana e di Sanremo.

È tutto così surreale che sembrerebbe un film ma è vero. Il festival della canzone italiana come il campionato a porte chiuse. L’oppio per i popoli che non ce la fanno più ma devono rasserenarsi e sopravvivere fino all’estate. Ormai l’hanno capito anche i sordi (non ce ne vogliano gli siamo vicini).

Dobbiamo cantare in coro. C’è luce in fondo al tunnel ed è l’uscita.

Canteremo per ingranare la marcia. Avanti con i vaccini, serve un lavoro d’orchestra dietro un grande maestro. Un drago!

Un nostalgico di Nilla Pizzi




La chiusura lampo dello sci? Una mancanza di rispetto di chi pontifica dall’alto

Schifo!!!!

Ecco quello che si prova dopo aver lavorato per settimane a preparare piste e impianti, aver assunto persone, cercato di dare un po’ di slancio alla nostra asfittica economia di montagna, predisposto prenotazioni online di skypass e metodi di distanziamento sociale per poter lavorare…. e, a poche ore dall’ apertura, un “luminare” ci viene a dire che abbiamo scherzato e non se ne fa più nulla.

No, questa è mancanza di rispetto verso gli altri. Questo è pontificare dall’alto completamente distaccati dalla vita reale. Certo, fare il consulente di un Ministro della salute che a febbraio asseriva che se il Covid fosse arrivato in Italia saremmo stati preparati – e i risultati li abbiamo visti – non può che portare a questi risultati.

Voglio sperare che questo sia il colpo di coda del governo Conte e nulla abbia a che fare con il nuovo Governo Draghi, altrimenti non ci resta che piangere e ricordarci quando andremo a votare.

Lo Yeti




Ristorazione in profondo rosso Frosio: “Ci sentiamo vittime sacrificali”

La presidenza del Gruppo Ristoratori di Ascom fa il punto sulla crisi in atto tra restrizioni e prospettive incerte: delivery, asporto e ristori del Governo salvagenti di una categoria messa in ginocchio

 

Nel 2020 il mondo della ristorazione è rimasto chiuso in media 160 giorni, mentre le imprese di catering e i locali di intrattenimento hanno di fatto perduto l’intero anno. Secondo la Federazione italiana dei pubblici esercizi nei primi nove mesi del 2020 la ristorazione ha perso 23,4 miliardi di euro. E solo nell’ultimo trimestre dell’anno la contrazione del fatturato è stata del 16,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un profondo rosso ben visibile nelle strade delle città con saracinesche abbassate, ingressi sbarrati, tavolini impilati e sedie accatastate.
A fare il punto sul mondo della ristorazione tra crisi, restrizioni e prospettive incerte, e delivery, consegne a domicilio e ristori del Governo come unici salvagenti di una categoria messa in ginocchio è Petronilla Frosio, presidente del Gruppo Ristoratori di Ascom Confcommercio Bergamo, e chef del ristorante Posta di Sant’Omobono Terme.

Tra riaperture a singhiozzo proposte dai diversi decreti come giudica le decisioni del Governo prese finora?
“Il mio giudizio non è del tutto negativo perché Conte non ha fatto peggio di altri Paesi. Quello che è accaduto è stato di una gravità immane che non aveva precedenti nella nostra storia recente. La comunicazione è stata il punto carente tanto da generare confusione nei cittadini ma soprattutto nel nostro settore che dalle chiusure è stato maggiormente penalizzato: conferenze stampa notturne, comunicati dei vari organi  (comitato tecnico scientifico, presidenti di regioni, virologi, infettivologi) che si sovrapponevano e a volte erano contraddittori, bozze di Dpcm anticipate dai media, decisioni stop and go sui congiunti, decreti scritti in politichese difficili da interpretare tanto da richiedere migliaia di Faq, illusioni date ma difficili da mantenere data l’imprevedibilità e la non conoscenza del virus”.

Ristoranti sempre chiusi nonostante gli investimenti fatti nei mesi scorsi, mentre molte altre attività aperte: è il caso di dire due pesi due misure?
“Durante il primo lockdown, vista la drammatica situazione, soprattutto nella nostra provincia ce ne siamo fatti una ragione. Le successive chiusure avrebbero dovuto essere meglio spiegate. Ad esempio, ci chiediamo perché è consentito andare nei supermercati superaffollati e non nei ristoranti dove la situazione è più sotto controllo anche grazie alla messa in atto di tutti i protocolli che ci erano stati richiesti, oppure perché in zona gialla si può aprire a pranzo e non a cena. La possibilità di contagio dovrebbe essere la stessa. L’unica spiegazione che mi sono data è che i ristoranti sono l’unico luogo in cui le persone sono senza mascherine. Per questi motivi e per il prolungarsi delle chiusure oggi ci sentiamo ‘vittime sacrificali’”.

Quali sono i costi di un ristorante e del suo indotto? È possibile fare una stima?
“Lo stop and go e le chiusure prolungate hanno generato notevoli perdite nella gestione delle materie prime ma soprattutto in tutta la filiera che lavora con i ristoranti. Inoltre, ogni ristorante è una realtà a sé perché ognuno è diverso dall’altro. Non stiamo parlando di catene standardizzate perché gestire una pizzeria è diverso che gestire una mensa o un ristorante gourmet. Di certo, in questo periodo molti sono stati i costi sostenuti in assenza totale o riduzione sostanziale di entrate. Viviamo nella società degli abbonamenti: contratti annuali di manutenzione, revisione annuale del registratore di cassa che ora dobbiamo aggiornare o cambiare per l’invenzione della lotteria degli scontrini, revisione della caldaia, abbonamento Rai e Siae (piccolo sconto iniziale poi più nulla), per non parlare di energia, gas, telefono, Tari, corsi di aggiornamento obbligatori per titolari e di dipendenti, quota associativa ad associazioni di categoria. La voce più importante rimane comunque l’affitto dei locali, e per molti colleghi l’affitto del ramo d’azienda. A riguardo il governo è intervenuto con specifici aiuti che non hanno soddisfatto appieno visto il malumore che si è venuto a creare”.

 

 I ristori erogati nel 2020 e quelli già approvati per il 2021 sono sufficienti?
“I ristori sono arrivati abbastanza puntuali anche se inizialmente alcuni codici Ateco legati alla ristorazione sono stati ignorati. Se sono congrui è difficile dirlo perché ogni realtà ha caratteristiche diverse dall’altra. Del resto, quando si prendono decisioni in fretta che riguardano una vasta platea di situazioni raggiungere l’equità è difficile. Per il 2021 pare che i ristori saranno calcolati sulla perdita di fatturato del secondo semestre 2020 tenuto conto di quelli già erogati ma non si conosce ancora la percentuale applicata. Banale affermare che più sostanziosi saranno meglio sarà per tutti”.

Che aria tira in questi giorni?
“Il sentimento dei ristoratori è nella voglia che tutto ciò finisca il più presto possibile perché siamo al culmine della sopportazione. Oltre all’importantissimo fattore economico, questa situazione comincia a pesare anche psicologicamente e non solo su di noi ma anche sui nostri dipendenti. Mi riferisco alle incertezze per il loro futuro e all’esasperante e non sostenibile lentezza della cassa integrazione al punto che alcuni ristoratori hanno dovuto anticipare la cassa o addirittura parte del Tfr per aiutarli”.

Da mesi il delivery pare essere l’unica valvola di sfogo: come si sono organizzati i ristoratori bergamaschi e ritiene possa aprire nuovi scenari per la ristorazione?
“Molti ristoranti, visto il prolungarsi della prima chiusura, si sono organizzati per asporto e delivery. Quando torneremo alla normalità alcuni continueranno a proporre il servizio perché se ben organizzato può essere un’ulteriore opportunità. Certo, l’asporto è tutt’altra cosa rispetto all’esperienza del ristorante: buon cibo cucinato al momento, accoglienza e socialità mancano tanto a tutti noi quanto ai nostri ospiti per non dire che i margini sono diversi”.

Nei giorni scorsi c’è stata la protesta di “Io apro”: come giudica un’iniziativa di questo tipo?
“È stata un’iniziativa dalla quale, in linea con la nostra associazione, mi sono dissociata pur condividendo i validi motivi che l’hanno ispirata. La scarsa adesione alla protesta si commenta da sola. Abbiamo dimostrato senso civico senza rinunciare a far conoscere il nostro disagio e le nostre ragioni. E, di fatto, le associazioni che ci rappresentano sul territorio il giorno precedente alla protesta hanno organizzato un incontro con i politici bergamaschi per presentare una serie di proposte concrete per superare questo momento ma soprattutto per aiutarci a ripartire”.

A proposito quale è la strada da seguire per risollevare le sorti di una delle categorie più colpite dai decreti?
Staremo a vedere I l mondo della ristorazione e tutta la filiera hanno bisogno di programmazione, certezze e investimenti continui. Le aziende del settore non possono strutturalmente accendersi a singhiozzo e, se non possono lavorare, hanno bisogno di essere aiutate a stare in vita. Nel manifesto promosso da Ascom Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo vengono messe in evidenza tutte le richieste del settore da sottoporre al Governo, compatibilmente con la crisi in atto.  Tra i punti chiave spicca la richiesta di ammettere ai ristori, come già accaduto a novembre, anche le imprese con fatturato superiore ai 5 milioni, paradossalmente trascurate dal primo decreto bilancio. Chiediamo anche di mantenere i crediti d’imposta per gli affitti, per le spese di adeguamento di sanificazione dei locali e di trasformazione digitale dell’impresa che consentono, tra l’altro, di investire nel delivery, e di allungare il periodo della cassa integrazione o consentire i licenziamenti prevedendo indennizzi di disoccupazione”.

 




Lombardia di nuovo rossa: un dramma per la moda nel bel mezzo dei saldi

Nel primo giorno di una Milano Fashion Week in edizione virtuale, le notizie di un ritorno in fascia rossa per la Lombardia scuotono la capitale della moda. Notizie che si sono poi confermate con l’Ordinanza del Ministro della Salute del 16 gennaio che ha collocato la Lombardia in “zona rossa” per 15 giorni. Tradotto: tutto chiuso tranne i rivenditori di generi alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole, parrucchieri, barbieri, lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, negozi di abbigliamento per bambini e di giocattoli, profumerie, pompe funebri e distributori automatici.

Tra le tante categorie messe in ginocchio dalle restrizioni per il Covid anche il comparto moda e abbigliamento non è da meno. A opporsi all’Ordinanza che colora di rosso la Lombardia è Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio: “Una scelta che rischia di affondare l’intera filiera, in un momento cruciale per il settore. I saldi sono partiti con il freno tirato per le forti apprensioni degli operatori alle prese con uno slalom di paletti e aperture a geometria variabile e la dilagante confusione generata dai decreti anche nei consumatori. Il 91% delle imprese intervistate evidenzia un preoccupante decremento delle vendite, con sei imprese su dieci che dichiarano un calo tra il 50 e il 90%. Dopo aver perso quella marginalità di sussistenza nel pieno della stagione per cause dovute certamente al minor reddito disponibile dei consumatori; all’eccessivo utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato; alla totale assenza dello shopping tourism; al venir meno delle occasioni d’incontro di lavoro e nel privato (pranzi, cene, feste, cerimonie, cinema, teatri, musei, “Prima della Scala”, piscine, palestre, ecc…), perdiamo ora anche la liquidità dei saldi che permette ai negozi di effettuare gli ordini alla produzione per le collezioni autunno/inverno 2021/2022, con ovvie ripercussioni sulla manifattura e sul made in Italy”.
“Per evitare l’apocalisse del retail della moda – conclude Borghi – servono misure shock per sostenere in modo concreto la continuità dei negozi attraverso un contributo sull’effettiva perdita di fatturato e per la rottamazione dei magazzini con un credito di imposta pari al 60% del valore di acquisto delle merci invendute”.

L’indagine sull’andamento delle vendite

Premessa l’assoluta incomparabilità tra l’andamento delle vendite nei primi dieci giorni del 2021 con lo stesso periodo del 2020 a causa della complessità e dell’eterogeneità delle variabili generate dall’emergenza da Covid-19, il monitoraggio di Federazione Moda Italia-Confcommercio evidenzia un un decremento delle vendite per il 91% delle imprese che hanno risposto in maniera importante ai questionari diffusi dalle Associazioni del settore moda delle Confcommercio provinciali.

Il 56,7% delle imprese ha dichiarato un calo tra il 50 e il 90%. L’80,8% delle imprese ha proposto sconti tra il 20 e il 40% (la maggior parte, pari al 52% delle aziende ha scelto una percentuale di sconto del 30%). Un’impresa su dieci sta praticando sconti medi del 50%.
Il 95% delle transazioni è avvenuto cashless con la preferenza di Pagobancomat e Carte di debito (63,4%) seguita dalle Carte di credito (32,3%). Residuale il pagamento in contanti (4,3%).
Tra i prodotti più vendutimaglieria (46,8%); pantaloni (24,7%); scarpe donna (21,5%); giubbotti, cappotti e piumini (21,2%); abiti donna (18,6%); accessori (14,5%). In sofferenza le vendite di abiti da uomo e di valige.

Lombardia zona rossa dal 17 gennaio: il vademecum 

NEGOZI APERTI

Supermercati e alimentari

Rimangono aperti ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimenti vari, compresi i negozi che vendono surgelati.

Profumerie e articoli igienico-sanitari

Rimangono aperte le profumerie, le erboristerie e i negozi di cosmetica. Ma anche gli esercizi che vendono articoli igienico-sanitari.

Negozi di giocattoli e per bambini

Sono aperti i negozi di giocattoli, così come quelli di vestiti e calzature per bambini e neonati.

Articoli sportivi

Sono aperti i negozi di articoli sportivi, biciclette e articoli per il tempo libero.

Biancheria personale

Rimangono aperti anche gli esercizi commerciali che vendono biancheria personale

Computer, elettronica ed elettrodomestici

Tra le attività aperte ci sono i negozi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici.

Ferramenta

Rimangono aperti i negozi di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione (incluse ceramiche e piastrelle).

Agricoltura, giardinaggio e fioristi

Tra le attività che non chiudono, ci sono gli esercizi commerciali che si occupano di vendita di macchine, attrezzature e prodotti per l’agricoltura e per il giardinaggio. Ma anche i fioristi e i negozi che vendono piante, bulbi, semi e fertilizzanti

Farmacie  articoli medicali

Restano aperte le farmacie e altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica. Sono aperti anche i negozi di articoli medicali e ortopedici.

Tabaccai

Sono aperti anche i tabaccai e gli esercizi specializzati nella vendita di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione.

Librerie ed edicole

Restano aperte le librerie e le edicole.

Ottici e negozi di fotografia

Tra le attività che restano aperte ci sono gli ottici e i negozi di fotografia.

Cartolerie

Sono aperte anche le cartolerie e i negozi che vendono articoli da ufficio.

Negozi per animali

Restano aperti i negozi che vendono animali domestici e alimenti per animali domestici.

Parrucchieri e barbieri

Sono aperti i parrucchieri e i barbieri, mentre rimangono chiusi i centri estetici.

Lavanderie

Restano aperte le lavanderia

Distributori di benzina

Restano aperti i distributori di benzina

 

NEGOZI CHIUSI

Negozi di calzature, abbigliamento e gioielli

Serrande abbassate, invece, per i negozi di calzature, abbigliamento e gioielli.

Bar e ristoranti

Tutto il reparto ristorazione, dai bar ai ristoranti, deve rimanere chiuso, ma può continuare ad effettuare servizio d’asporto fino alle 18 (i bar) e fino alle 22 (ristoranti e pizzerie). È sempre consentita, invece, la consegna a domicilio