Regioni “gastro-alimentari”, la Lombardia tra i fondatori della rete europea

La Lombardia è tra i fondatori della Rete delle Regioni gastro-alimentari d’Europa, il cui iter ha preso il via nei giorni scorsi a Bilbao, nei Paesi Baschi, a margine della fiera enogastronomica di alto livello “Gustoko”, manifestazione che ha visto proprio la Lombardia come regione ospite.

«La rete mira a riunire – spiega l’assessore all’Agricoltura con delega all’Agroalimentare, Gianni Fava – Regioni che abbiano prodotti tipici, sviluppati a livello locale, con lavorazioni sostenibili e tradizionali o biologiche, ma anche territori regionali che siano aperti all’innovazione e alla sperimentazione in una gastronomia di alta qualità, capace di attrarre turismo».

Il nome della rete, proposto dalla Lombardia, è Regal, Re’seau des Re’gions gastro-alimentaires, che si adatta alla pronuncia dei diversi fondatori, tra i quali Paesi Baschi e Aquitania (Francia).

«Un’Europa delle Regioni enogastronomiche è possibile – ha evidenziato Fava – e sono orgoglioso che la Lombardia sia tra i fondatori, in particolare per la storia della cucina del nostro territorio, che da sempre ha saputo valorizzare i prodotti locali, integrandoli in una sapiente e secolare globalizzazione e che oggi conta 33 prodotti a marchio Dop e Igp e che, con 58 ristoranti stellati nel 2016, si colloca al primo posto a livello nazionale».




Cacciagione, un mese di proposte nei ristoranti bergamaschi

Per gli amanti della selvaggina e dei sapori di terra torna la rassegna “Caccia in cucina”, organizzata dall’Ascom di Bergamo e dall’Anuu (associazione di cacciatori che a livello provinciale conta più di 5.000 iscritti) in collaborazione con il Consorzio di Tutela del Valcalepio e giunta alle 14esima edizione. Per un mese, dal 20 febbraio al 20 marzo, 26 ristoranti (2 in città e 24 in provincia) propongono nel proprio menù piatti a base di cacciagione con l’obiettivo di valorizzare una tradizione culinaria diffusa sul territorio.

La manifestazioncaccia in cucina - logoe, che negli anni scorsi aveva respiro regionale e si svolgeva in diverse province lombarde, quest’anno, complici le difficoltà delle Amministrazioni provinciali nel garantire il sostegno, viene portata avanti solo in Bergamasca, dove ha sempre riscosso grande successo in termini di adesioni e gradimento.

Rispetto al passato ci sarà più tempo per gustare le diverse proposte, l’iniziativa dura infatti un mese, anziché una settimana, in tutti i locali. La mappa è ampia e va dalla montagna alla pianura al lago, senza dimenticare la città e l’hinterland. Anche i piatti spaziano e interpretano le diverse carni in abbinamenti e cotture classiche o innovative. Alcuni ristoratori hanno anche scelto di condividere le proprie ricette con gli appassionati, che potranno trovarle pubblicate sulla rivista dell’Anuu.

I locali aderenti

  • BERGAMO
Ristorante Il Circolino – vicolo S. Agata 19 – tel. 035 218568

Pasta fresca al ragù di lepre; Stufato di cinghiale con polenta (fino all’8 marzo)

Ristorante Ol Giopì e la Margì – via Borgo Palazzo 25/g – tel. 035 242366 (chiuso il lunedì)

Trofiette alla lepre tartufate; Cosciotti di cervo al Valcalepio

  • ALBINO
Ristorante Isola Zio Bruno – via Serio 24 – tel. 035 751687 (chiuso il lunedì)

Risotto con pernice al profumo di tartufo; Stufato di capriolo al Valcalepio

  • ALZANO LOMBARDO
Trattoria del Brugo – località Burro snc – tel. 327 503032

Tortelli al cinghiale in salsa di verdure brasate; Bocconcini di cervo in salmì con polenta “rustida”

  • AMBIVERE
Trattoria Visconti – via A. De Gasperi 12 – tel. 035 908153 (chiuso il martedì e mercoledì)

Pappardelle al ragù di fagiano; Polenta con cinghiale

  • BOTTANUCO
Ristorante Villa Cavour – via Cavour 49 – tel. 035 907242 (chiuso la domenica sera)

Terrina di fagiano con misticanza e aceto di mele; Lepre in salmì con polenta

  • BRANZI
Ristorante Corona – via San Rocco 8 – tel. 0345 71042 (chiuso il martedì e mercoledì)

Tortelli di selvaggina ai mirtilli; Polenta taragna con capriolo in salmì e cervo alle erbe alpine

  • CAPRIATE SAN GERVASIO
Osteria Da Mualdo – via Privata Crespi 6 – Frazione Crespi – tel. 02 90937077 (chiuso la domenica sera e il lunedì)

Bottoni di pasta fresca ripieni al cinghiale selvatico, bietola appassita, Strachitunt fondente e melograno; La quaglia: coscette brasate lentamente con polenta rustica e petto arrostito, servito con zucca e sedano appena cotto allo zafferano

  • CASTIONE DELLA PRESOLANA
Ristorante La Teglia – via Papa Giovanni XXIII 20 (chiuso il martedì)

Capriolo in salmì; Filetto di cervo al vino rosso; Cinghiale in umido

  • FINO DEL MONTE
Ristorante Garden Hotel – via Papa Giovanni XXIII 1 – tel. 0346 72369 (chiuso il lunedì)

Lasagnette al salmì di lepre con formaggio piccante; Petto d’anatra con mele caramellate e uvetta

  • FORESTO SPARSO
Ristorante Il Platano da Gira – via Franzi 5 – tel. 035 930118 (chiuso martedì sera e mercoledì)

Farfalle al ragù di lepre

  • GAVERINA
Ristorante K2 – Località Moletti 1 – tel. 035 814262 (chiuso il lunedì)

Cucina casereccia e pasta fresca con cacciagione

  • GRUMELLO DEL MONTE
Ristorante da Ubaldo – via Fontana Santa snc –tel. 035 830243 (chiuso il sabato a pranzo)

Gnocchi di polenta con ragù di selvaggina; Stracotto di cinghiale con polenta di Rovetta

  • MAPELLO
Trattoria Bolognini – via Divisione Alpina Tridentina 11 – tel. 035 908173 (chiuso il martedì)

Tagliatelle con la lepre; Bocconi di cinghiale al rosmarino

  • PIAZZATORRE
Albergo Ristorante Piazzatorre – via Centro 21 – tel. 0345 85033 (chiuso il mercoledì)

Pappardella fresca all’uovo con ragù di camoscio; Sminuzzato di cervo alle erbe di montagna

  • PONTERANICA
Ristorante da Tandy – via 8 marzo 15 – tel. 035 5292072 (chiuso il mercoledì)

Risotto alla fagianella e timo limonato; Bocconcini di capriolo al cioccolato amaro e composta di mirtilli

Trattoria Del Moro – via Castello 42 – tel. 035 573383 (chiuso il lunedì)

Foiade al sugo di lepre; Polentina con cinghiale e verdurine

  • RIVA DI SOLTO
Ristorante Bellavista – via Gargarino 23 – tel. 035 986034 (chiuso il martedì)

Cinghiale con polenta

  • SCHILPARIO
Hotel Ristorante S. Marco – via Pradella 3 – tel. 0346 55024 (chiuso il lunedì)

Le Pappardelle fresche al nostro ragù di cinghiale al coltello; I Bocconcini di cervo stufati alle bacche di ginepro e polenta grezza

  • SERIATE
Ristorante Al Centro – corso Roma 1 – tel. 035 4235467 (aperto venerdì, sabato e domenica sera)

Tagliatelle di castagne e ragù di cinghiale; Polenta taragna con bocconcino di cervo

  • SERINA
Ristorante La Fenice – via Dante Alighieri, 14 – tel. 0345.66315

Bocconcini di cervo panna e noci; Ravioli di cinghiale con stufato di cipolle

  • SPINONE AL LAGO
Ristorante Da Pacio – via G. Verdi 5 – tel. 035 810037 (chiuso le sere di martedì e mercoledì)

Tris di selvaggina con polenta taragna; Cervo, canguro, antilope, cinghiale

  • TRESCORE BALNEARIO
Ristorante della Torre – piazza Cavour 26/28 – tel. 035 941365 (chiuso domenica sera e lunedì)

Terrina di fagianella ai profumi del bosco in pasta sfoglia su Porto rosso ristretto; Costoletta di cervo alla Maria Stuarda con spuma di castagne e topinambur

  • URGNANO
Ristorante Quadrifoglio – via D. Alighieri 780 – Fraz. Basella tel. 035 894696

Tagliatelle di pasta fresca al salmì di lepre; Polpa scelta di cinghiale con funghi porcini e polenta

  • VILLONGO
Ristorante Cadei – via Roma 9 – tel. 035 927565 (chiuso il lunedì e martedì sera)

Brasato di cinghiale con polenta; Bocconcini di cervo alla boscaiola

  • ZOGNO
Ristorante Da Gianni – via Tiolo 37 – tel. 0345 91093 (chiuso il lunedì)

Polenta taragna con bocconcini di cervo




Bergamo “capitale” europea della gastronomia, alla Bit la presentazione

L’intervento del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori

La Lombardia Orientale sotto i riflettori alla Bit, la Borsa internazionale del turismo di Milano, per il titolo di Regione Europea della Gastronomia che sfoggerà nel 2017.

Il sistema che riunisce i territori di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova nella promozione del patrimonio enogastronomico e delle bellezze naturali, storiche e artistiche ha messo sul piatto le proprie carte nel corso di una conferenza stampa allo stand delle Regione Lombardia alla quale hanno partecipato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, di Brescia Emilio Del Bono, di Cremona Gianluca Galimberti, il vicesindaco di Mantova Giovanni Buvoli, insieme con Danilo Maiocchi, direttore generale della Direzione Commercio Turismo e Terziario della Regione, e Roberta Garibaldi dell’Università di Bergamo, direttrice scientifica del progetto

La proposta è di scoprire e gustare – lentamente, facendo esperienza – l’eccellenza del food and drink in un contesto che va dal lago di Garda al fiume Po, dalle Alpi alle colline, con città d’arte, di storia e di tradizione e sei siti patrimonio dell’Umanità.

conferenza stampa Bit regione europea gastronomiaIl “pacchetto”, che ora può contare anche sul sito dedicato www.eastlombardy.it, è forte di 22 ristoranti stellati (di cui due 3 stelle), 10 tra i migliori ristoranti nella guida Gambero Rosso, 22 ristoranti Identità Golose. E poi vini (con 2 Docg, 13 Doc e Igt), acque minerali, come la S. Pellegrino, 16 prodotti Dop, 9 Igp, 11 Presìdi Slow Food e tanti prodotti artigianali di qualità, valorizzati anche attraverso l’importante presenza delle 8 Strade del Vino e dei Sapori. Ci sono inoltre 753 agriturismi e 115 fattorie didattiche e, per quanto riguarda l’innovazione e la ricerca della qualità nella produzione, migliaia di aziende con coltivazioni o allevamenti Dop e Igp. Numeri e realtà che posizionano la Lombardia Orientale ai vertici delle classifiche relative alla gastronomia.

Completano l’offerta turistica oltre 143mila posti letto, una fitta rete di trasporti, due grandi aeroporti, l’alta velocità ferroviaria, una forte presenza di strutture ricettive complementari quali campeggi e B&B.

Con questo progetto la Lombardia Orientale valorizza il patrimonio enogastronomico, arricchendo in modo innovativo l’offerta turistica con l’integrazione delle filiere e, in particolare, di tre target tematici:

  • turista enogastronomico: un target prettamente attento al food&wine, quindi con un’offerta dedicata ai principali profili. I gourmet, appassionati e raffinati; i foodies, attivi sperimentatori; gli enogastroculturali, attenti alla dimensione culturale del cibo; i lifestyle enogastronomici, buon cibo se in un locale trendy; attenti alla cucina sana, ma anche responsabile; con bisogni speciali, ed in ultimo turisti enologici
  • turista culturale e leisure: potrà scoprire le città d’arte, il ricco patrimonio artistico e i numerosi siti Unesco, i paesaggi collinari del Garda, in connubio con una offerta culinaria di tutto rilievo
  • turista sportivo, attivo: legato alla montagna, alla tradizione alpina, al cicloturismo e agli sport di acqua dolce nei laghi o negli importanti fiumi, dove potrà godere nel 2017 di insoliti break fra salute e gusto.

L’offerta contempla percorsi del gusto inediti firmati da grandi cuochi e numerosi eventi enogastronomici, distribuiti durante il corso dell’anno: dalle piccole sagre alle grandi manifestazione internazionali, come il Festival del Franciacorta, Pianeta Gourmarte o la Festa del Torrone, incluso un grande evento di apertura e di chiusura del 2017, che offriranno opportunità ludiche e di degustazione dei numerosi prodotti tipici locali. Il 2016, che vedrà Mantova Capitale Italiana della Cultura, è considerato un importante momento di lancio per un 2017 dedicato al cibo e al saper fare cibo. Senza dimenticare il Monteverdi Festival, che nel 2017 celebra i 450 anni della nascita del compositore cremonese, o il conosciutissimo Festival della Letteratura di Mantova.

«Essere Regione Europea della Gastronomia  – hanno spiegato i promotori – è anche una strategia basata sulla collaborazione, per favorire lo sviluppo locale socio-economico, attraverso un approccio di rete a filiera corta, che includa in una rete di impresa i numerosi attori locali, affinché si promuovano attraverso azioni congiunte promozionali. Attività di sensibilizzazione per la cittadinanza, progetti ad hoc per le scuole, convegni, presentazioni pubbliche e workshop con l’obiettivo di informare e sensibilizzare alla sostenibilità, alla cultura del cibo, alla qualità, alla riscoperta delle tradizioni e all’innovazione. Nella certezza che la cultura passa anche da ciò che mangiamo».

Ben chiari gli obiettivi finali. Se oggi sono 11,5 milioni le presenze nella Lombardia Orientale, di cui il 62% stranieri, con una permanenza media di 3,1 giorni. La sfida raccolta dai territori è quella di ampliare, mettendosi insieme, la propria attrattività con una strategia che punta a creare un’offerta che sia maggiormente targetizzata, più vicina alle esigenze del visitatore, più esperienziale ed emozionale, in grado di toccare il cuore e la mente dell’ospite prendendolo per la gola, più sostenibile ed eticamente accettabile, più innovativa e più attrattiva con numerosi prodotti.

 

 




Quella volta che Caravaggio quasi accoppò un garzone d’osteria

CARAVAGGIO-AUTORITRATTO“Faccio un salto al bar”. È nozione comune che tale pronunciamento di intenti, oggidì del tutto innocente, non manchi di essere accolto dalle più arcigne tra madri e consorti con almeno un’occhiataccia di riprovazione. Ciò di cui coniugi e genitrici non sono forse al corrente è che le ragioni dell’anacronistico biasimo sono ormai vecchie di un paio di millenni. Ancor ai nostri giorni i locali dove prendere un cicchetto o un caffè pagano infatti lo scotto della pessima fama che, invero non senza fondamento, all’epoca della Roma imperiale bollava le tabernae.

A quei tempi, a dar retta a Giovenale, le frequentazioni delle bettole di cui traboccavano i bassifondi della Città Eterna erano tutto fuorché raccomandabili: malfattori, marinai, schiavi fuggitivi, boia e – sic – fabbricanti di catafalchi. Una siffatta ghenga di avventori finiva inevitabilmente per attirare anche qualche entraîneuse, spesso appartenente alla più stretta cerchia familiare del titolare della mescita. Alle lucciole della casa il diritto latino accordava peraltro singolari liberatorie professionali: ancora nel VII secolo, secondo i disposti della Lex Romana Curiensis, appartarsi con la moglie del tabernario non costituiva infatti adulterio. Non sorprende dunque che ai membri della casta senatoriale fosse elevato divieto di convolare a nozze con le figlie degli osti.

Se nelle bottiglierie più malfamate libagioni smodate e meretricio la facevano da padrone, non mancavano altresì locali di profilo meno ambiguo nei quali il vino era accompagnato da una più ortodossa offerta di cibo ed alloggio. Questa bipartizione tra taverne di equivoca nomea e più rispettabili hostarie venne di fatto mantenuta anche nel corso del medioevo, nel quadro di un generale impulso a regolamentare e moralizzare l’attività dei pubblici esercizi. Risale ad esempio al 1270 il bando con il quale la Repubblica di Venezia vietava ai locandieri di fornire ospitalità a donne di malaffare, inibendo inoltre la vendita di bevande che non fossero distribuite dai grossisti incaricati dall’amministrazione.

Le frodi alla mescita erano in effetti tutt’altro che inusuali, perpetrate soprattutto somministrando intrugli ottenuti dalla rifermentazione di vinacce esauste, o brode in via di acetificazione. A copertura dei raggiri, i gestori solevano confondere la bocca della clientela addolcendola con spicchi di finocchio offerti a guisa di amuse-guele. Da tale malvezzo è derivata la singolare voce “infinocchiare”, ancor oggi in uso per designare l’adozione di condotte levantine. Un ulteriore filone di imbroglio atteneva inevitabilmente ai quantitativi serviti. Ecco dunque che lo scarno corpo degli statuti cinquecenteschi della valle di Scalve, nel disciplinare il complesso dominio delle vettovaglie, aveva come unica previsione l’assoggettamento delle vinerie all’obbligo di avvalersi esclusivamente dei boccali bollati dalle autorità, per evitare che, nello spillare dalle botti, gli osti finissero per essere di mano troppo parca.

Che le libagioni propinate nelle bettole non potessero certo essere ascritte alla categoria dei grandi cru risulta evidente da innumerevoli testimonianze. Spicca in particolare il celebre sonetto di Cecco Angiolieri – amico di Dante Alighieri ed impenitente cantore degli ozi da taverna – nel quale il poeta giungeva ad affermare che persino la sua consorte in preda all’ira gli facesse meno uggia del vino servito nelle fiaschetterie. Emblematica è poi la sentenza di Alvise da Cà da Mosto, esploratore veneziano che verso la metà del quattrocento guidò un paio di spedizioni lungo le coste atlantiche dell’Africa: al succo delle patrie uve il pioniere della Serenissima dichiarava di preferire addirittura la linfa fermentata stillata dalle palme dai selvaggi del Senegal.

Se truffe e sofisticazioni erano all’ordine del giorno, non mancano comunque le attestazioni d’esistenza di locali condotti con perizia e probità. Colpisce in special modo quella di Jacques La Saige, mercante di seta della Fiandra francese che il 12 aprile del 1518, sulla via verso la Terrasanta, si trovava alle porte di Torino. Fermatosi per rifocillarsi all’Osteria della Croce Bianca di Rivoli, nei suoi appunti di viaggio il pellegrino riporta con stupore che, in abbinamento all’ottimo pasto, gli venne proposta una selezione di ben dieci diversi vini alla mescita, tutti di eccellente livello.

Un altro paio di aneddoti, stavolta di più chiaro marchio bergamasco, contribuisce infine a far luce sulle condizioni di lavoro nelle locande del XVI secolo. Del primo, invero a tinte piuttosto fosche, siamo debitori alla penna dell’infaticabile zibaldonista Donato Calvi. Nell’Effemeride si narra infatti di un cruento incidente consumatosi il 14 ottobre 1583 presso l’Osteria delle Due Ganasse, ubicata lungo l’attuale via XX Settembre. Nell’esercizio prestava opera un giovane garzone meneghino – all’epoca il nostro capoluogo era in assai più floride condizioni di Milano –  di nome Gasparo Gariboldi. L’inserviente, giunto prima dell’alba a riassettare i locali dal servizio della sera precedente, dopo aver compiuto le proprie incombenze si era appisolato su una sedia accanto al focolare. Per colmo della sventura, proprio sopra il suo capo erano appesi degli spiedi utilizzati per arrostire carni ed uccelletti. D’improvviso la fibbia che reggeva una delle acuminate aste si allentò, e quest’ultima nel cadere trafisse il collo del malcapitato trapassandolo da lato a lato. Richiamati dalle urla del poveretto – appunta laconicamente il cronista – i maldestri soccorritori, “volendoli strappare il ferro dalla gola, li strapparono in vero l’anima dal corpo”.

Il secondo episodio, ancorché di ambientazione romana, ha come protagonista nientemeno che Michelangelo Merisi da Caravaggio. Lo stizzoso artista, già nelle peste con la giustizia papalina per innumerevoli precedenti, si ficcò vieppiù nei guai malmenando e tentando addirittura di uccidere un povero cameriere dell’Osteria del Moro, reo di non aver saputo rispondere se i carciofi che stava servendo al pittore fossero stati cucinati nell’olio anziché nel burro. Tra arnesi di cucina che si trasformavano in armi letali ed avventori pronti a sguainare la sciabola per delle quisquilie, è dunque arduo definire quanto dura potesse essere la vita di uno sguattero di cinque secoli fa.




Sovere, la cena solidale si gusta al buio

cena al buioPer scoprire il gusto del cibo in modo diverso e avvicinare il mondo delle persone non vedenti, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, associazione Genitoriacca e A.S.D. Omero Bergamo propongono una cena al buio.

L’appuntamento è in programma sabato 6 febbraio alle ore 19.30, nei locali della scuola materna di Sovere, in via San Gregorio e si svolgerà in una sala completamente oscurata.

Il menù sarà servito da persone non vedenti. Un breve e intenso percorso in cui si imparerà a toccare per conoscere, ad ascoltare per capire, a gustare il cibo per riconoscerne i sapori, a vedere nelle proprie difficoltà, le potenzialità dell’ “altro”. Il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto all’associazione ASD-Omero Bergamo e all’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

Per informazioni 347 3326774.




Ai Piani dell’Avaro la ciaspolata si fa golosa

ciaspolando con gustoSono ormai un classico per una domenica che unisce alla sana sgambata in montagna e a splendidi panorami la scoperta dei prodotti tipici. Anche quest’anno i giovani di Kairos Brembo Emotion propongono ai Piani dell’Avaro, nel comune di Cusio, Alta Val Brembana, “Ciaspolando con gusto”,  tour a tappe alla scoperta delle baite che durante la stagione estiva sono dedicate all’alpeggio e che per l’occasione, invece, accolgono alcuni produttori con le loro specialità. Durante l’escursione con le ciaspole ai piedi, le speciali racchette per camminare nella neve facili da indossare e utilizzare da chiunque, si possono quindi conoscere le aziende, gustare i prodotti e acquistarli. Il percorso (di circa 4 km adatto anche ai bambini e ai principianti, con brevi salite e discese) comprende formaggi, salumi polenta, marmellate, un buon dolce e per finire un amaro.

Gli appuntamenti sono il 24 gennaio, il 21 febbraio e il 13 marzo, con partenza libera tra le 10 e le 13. La prenotazione è obbligatoria.

Il costo è di 20 euro per gli adulti, 15 per i ragazzi (6-15 anni), mentre la partecipazione è gratuita per i bambini fino a 5 anni. È possibile noleggiare le ciaspole al costo di 5 euro. La partenza è possibile dalle 10 alle 13, essendo il percorso segnalato, ognuno può percorrerlo in autonomia al proprio passo.

www.kairosemotion.it




Claudia, la regina delle formaggelle col computer in stalla

C’è la tradizione e c’è l’innovazione: non sempre queste due componenti fondamentali riescono ad andare d’accordo, specie in agricoltura: Claudia Riccardi di Gromo non solo è riuscita in questa quadratura del cerchio, ma l’aiuto della tecnologia ha contribuito ad elevare la qualità dei suoi formaggi.

Ormai nel paese seriano dove è nata e dove ha sede l’azienda agricola che porta avanti con i fratelli Angelo e Giovanni, Claudia tutti la riconoscono come colei che “ha portato il computer in stalla”. In effetti, pur non amando questa etichetta-tecno, Claudia mostra di saper stare al passo con i tempi e non si sposta mai senza il suo pc, anche quando produce le sue quattro tipologie di formaggio molto richieste («Meglio farne poche, ma bene, mi ha insegnato un vecchio casaro»): la formaggella che l’ha resa famosa per i premi vinti (con pasta semicotta da latte crudo di due mungiture); lo stracchino a pasta cruda d’alpeggio tipico della Bergamasca; il formaggio di monte a pasta semicotta e il primosale, fresco, leggerissimo, all’occorrenza anche erborinato.

Claudia, quando è nata la sua passione per il formaggio?

Claudia Riccardi - casara - Gromo«Essendo nata in una famiglia di agricoltori di montagna, dove l’amore, la dedizione e lo spirito disacrificio per il proprio lavoro sono i valori fondamentali, fare il formaggio è stato uno sbocco naturale. Produrlo in montagna e venderlo direttamente al consumatore è l’unico modo per mantenere in vita micro-imprese come la mia in un contesto avverso, sia per la globalizzazione dei mercati sia per le condizioni molto svantaggiate rispetto a chi lavora in pianura».

La vita di una casara è diversa da quella dei suoi coetanei? Trova il tempo per divertirsi, andare in giro con amici, in vacanza?

«Prima di essere casara sono un’imprenditrice agricola: essere titolare di una piccola impresa comporta tanti impegni e responsabilità. Essere bravi casari non basta in una azienda come la mia, bisogna saper far quadrare i conti, essere dei buoni venditori del proprio prodotto e avere competenze su materie burocratiche e fiscali. Ciò non toglie che si possa avere una vita sociale simile a quella dei propri coetanei».

La definiscono un po’ casara hi-tech, perché si fa aiutare dalla tecnologia. Come questa può incidere nel suo lavoro?

«Essere definita così è un po’ strano, perché il mio lavoro richiede soprattutto manualità ed esperienza: è un’arte antica e cerco di farlo rispettandone le tradizioni. Certo, poi c’è la tecnologia moderna e io utilizzo sempre il Pc, per la gestione economica ed amministrativa della mia azienda. La rete offre opportunità di conoscenze ed informazioni indispensabili per qualsiasi realtà; inoltre consente di aprire nuovi orizzonti, conoscere realtà diverse e potersi confrontare».

Ci racconta la sua giornata tipo?

«Sveglia alle 6,30, alle 7 sono in caseificio dove arriva il latte appena munto direttamente dalla stalla (gli animali sono seguiti da due miei fratelli, contitolari dell’azienda). Il latte viene messo nella caldaia e incomincia la caseificazione. Finita la lavorazione del latte, pulizia delle attrezzature e dei locali; prosegue poi con il locale di stagionatura, salatura, con rivoltamento delle forme. Cambio i teli di asciugatura, spazzolatura dei formaggi già stagionati, pulizia locale e bucato. Alle 8 apro lo spaccio attiguo al caseificio per la vendita diretta al consumatore dei miei prodotti. Settimanalmente trascorro una buona parte del mio tempo negli uffici Coldiretti, Asl, posta, banca, per pratiche burocratiche. Quando produco lo stracchino, la caseificazione avviene anche la sera, perché è un formaggio fatto con il latte appena munto. Questo impiega almeno due ore, dalle 18 alle 20. Poi finalmente posso rilassarmi».

Lei è ritenuta soprattutto la “regina delle formaggelle”, peraltro un prodotto molto inflazionato, presente quasi in ogni valle: cos’è che può distinguerla e farle veramente fare il salto di qualità?

«La differenza la fanno la capacità del produttore e la volontà del consumatore di non fermarsi al primo prodotto che trova. Se quest’ultimo non si accontenta e vuole conoscere la provenienza del prodotto, chi lo produce, come lo produce, come vengono nutriti e trattati gli animali, avrà tutti gli elementi necessari a valutarne le qualità. Il produttore, da parte sua, deve garantire la salubrità e la genuinità del prodotto venduto».

Di quali premi vinti lei va più orgogliosa?

«Un po’ tutti. Nel paese in cui vivo, a inizio estate viene organizzata la sagra “Gromo sempre in forma” con il concorso per la miglior formaggella. Diciamo che una grande emozione l’ho provata nella prima edizione del 2011 quando ho vinto il secondo e terzo premio con due formaggelle di diversa stagionatura. Nel 2012 ho migliorato ancora, vincendo il primo e il secondo premio sempre con due formaggelle, una di 30 giorni e una di 90. Nel 2014 ho vinto il primo premio con una formaggella di 30 giorni. Nel 2015 ho vinto il secondo premio per la formaggella e il secondo per lo stracchino».

Quando i produttori uomini si vedono superare nei concorsi da una giovane casara donna, cosa nutrono: invidia o ammirazione?

«Spero ammirazione. Personalmente non ho mai nutrito invidia verso bravi casari: anzi, ho sempre cercato di imparare soprattutto dagli anziani con tanta esperienza e tradizione. Peraltro, quando frequentavo il corso di casaro, il mio insegnante mi consigliò di imparare a fare pochi prodotti, ma di farli bene, soprattutto prodotti locali. Ho sempre seguito questo consiglio e mi sono resa conto che aveva perfettamente ragione: oggi in tanti richiedono i miei prodotto e questo mi riempie di soddisfazione».




Turismo enogastronomico, Marchesi firma sette itinerari in Lombardia

marchesiLa buona tavola è un fattore di attrazione turistica sempre più importante. Lo dicono gli studi e le ricerche, che indicano nella possibilità di vivere la vacanza come esperienza, conoscenza e contatto diretto con il territorio uno dei maggiori interessi dei viaggiatori. Ed è una carta che ha deciso di valorizzare anche la Regione Lombardia che, nell’ambito del progetto “Da Expo al Giubileo” finanziato con 20 milioni di euro, ha previsto una linea di intervento dedicata al “Turismo legato alla food&wine experience”.  L’obiettivo è promuovere, attraverso la costituzione di partenariati locali, l’attrattività del territorio mediante la valorizzazione degli itinerari del turismo esperienziale enogastronomico e l’integrazione tra i soggetti della produzione, distribuzione, somministrazione e ristorazione.

In quest’ambito si inserisce “Wonderfood (and wine) Premium”, che si avvale della collaborazione tecnica della Accademia G. Marchesi e del maestro Gualtiero Marchesi in qualità di testimonial di sette itinerari turistici a tema enogastronomico, che valorizzeranno il territorio in chiave turistica guidando il visitatore alla scoperta delle eccellenze vinicole e gastronomiche lombarde.




Un brindisi natalizio? Con le birre bergamasche

birre coi fiocchiLe bollicine delle feste non sono solo quelle di spumanti e champagne. Sono anche quelle delle birre artigianali bergamasche. Al palafeste di Grumello del Monte il Birrificio Kaos, padrone di casa, e il Via Priula di San Pellegrino, con il patrocinio del Comune, organizzano da venerdì 18 a domenica 20 dicembre la seconda edizione di “Birre coi fiocchi”, evento natalizio che vede la presenza anche di altri due produttori orobici, il Birrificio Hop Skin di Curno e il Valcavallina di Endine Gaiano.

Dalle 18 alle 24 e la domenica dalle 11 alle 24 ci sarà la possibilità di assaggiare le varie tipologie alla spina e di abbinarle ai piatti della cucina regionale a base di birra, la cosiddetta zytho gastronomia, curati da Chicco Coria, chef e patron dell’One Restaurant di Dalmine. Sabato dalle 18 si terranno anche corsi di degustazione (su prenotazione), mentre per tutta la manifestazione saranno allestite bancarelle artigianali. Tutte le sere sono in programma concerti, mentre la domenica pomeriggio ci sarà l’esposizione e la possibilità di provare chitarre elettriche, mentre i più piccoli potranno divertirsi dalle 15 alle 18 con il truccabimbi e scattarsi un fotografia in compagnia niente di meno che di Babbo Natale.




CioccolanDossena, una domenica da leccarsi i baffi

Il Gruppo Giovani Dossena ci ha preso gusto e sforna un’altra iniziativa golosa per animare il proprio paese. Si chiama ‎CioccolanDossena‬, è organizzata in collaborazione con il Comune ed è la prima edizione di una giornata che ruota tutta attorno al cioccolato. Domenica 29 novembre, dalle ore 10 alle 19, sul sagrato della chiesa si concentreranno gli stand delle pasticcerie e caffetterie della Valle e delle città, pronte a far assaggiare le proprie creazioni e variazioni sul tema del cioccolato.

La manifestazione sarà accompagnata dai mercatini di Natale, aperti dalle 10, mentre la festa del cioccolato scatterà dalle 14 con cioccolatini, bicchierini di cioccolata, oggetti e creme al cioccolato, la presenza di uno scultore del cioccolato che realizzerà una scultura in giornata, laboratori per bambini, fontana di cioccolato e pure “Ciocco&Vinci”, giochi a base di cioccolato.

Ci sono anche aperitivi e cena a tema.

cioccoladossena