Andrea Moltrasio, ingegnere chimico, classe 1956 è il capolista della formazione cosiddetta ufficiale, che si pone in continuità – nel rinnovo dei vertici del CdS di Ubi – con l’attuale governance. Alla prossima assemblea del 20 aprile alla Fiera di Bergamo, in uno scenario “nuovo” proprio perché caratterizzato da più formazioni, sarà in lizza contro le altre due compagini. “Ubi Banca – Ci siamo” di Giorgio Jannone e “Ubi Banca Popolare!” capitanata dal professor Andrea Resti.
Ingegner Moltrasio, anche se Lei è il candidato alla Presidenza del CdS di Ubi, di fatto è la persona individuata da Zanetti, presidente del CdG, per succedergli. Perché Moltrasio e non altri?
“L’indicazione, in realtà, è del Comitato Nomine del Consiglio di Sorveglianza che ha presentato delle candidature bilanciate in termini di background professionale, di esperienze e di competenze, rispettando altresì il cosiddetto “equilibrio tra i generi” (le quote rosa). La mia persona rappresenta una discontinuità generazionale, un rinnovamento di idee e di energie, non certo una rinuncia ai valori fondanti della nostra banca popolare”.
Nel 1985 Zanetti prendeva il posto di un altro grande presidente, l’avvocato Suardi, una figura non facile da sostituire, ma tutto sommato in un periodo non paragonabile a quello attuale. Come vive il peso di questa responsabilità?
“La vivo sapendo il grande impegno che comporta, ma so anche di non essere solo ma parte di una squadra eccellente”.
Tre liste di candidati al rinnovo del Consiglio di Sorveglianza non si erano mai viste. L’impressione è quella di grande incertezza
“Non vedo incertezza. Confido nella razionalità e nella capacità di scelta dei Soci”.
Lei ha già molti impegni. Ha lasciato "Bergamo Scienza". Quanto inciderà questa nuova attività nella sfera dei suoi affetti famigliari?
“La sfera degli affetti non cambia di certo! Invece, gli impegni professionali sono stati sottoposti ad una revisione strutturale che mi permetterà di dedicare tutto il tempo necessario per svolgere adeguatamente, nel caso, l’incarico”.
I tre motivi per cui un Socio dubbioso dovrebbe votare per la sua compagine?
“Rinnovamento nella stabilità, qualità delle persone nella lista, credibilità per le esperienze di servizio del territorio, a Bergamo in primis”.
Nel caso in cui la lista minoritaria raggiungesse un’ importante rappresentanza nel Consiglio di Sorveglianza, ritiene ragionevole che collabori anche alla formazione del Consiglio di Gestione?
“Mi auguro in ogni caso una conduzione unitaria dei lavori del Consiglio, soprattutto per quanto riguarda le nomine e i controlli”.
Il sistema dualistico non sta riscuotendo i consensi manifestati all’inizio di questa scelta fatta da molti gruppi bancari. Il Banco Popolare è già tornato al tradizionale. Lei cosa ne pensa?
“Ho sperimentato molto bene il sistema duale essendo stato in Sorveglianza e Gestione e ho idee chiare su come affinare il modello, riducendo al minimo le ripetizioni e specializzando i ruoli. Può funzionare, ma richiede snellimenti importanti”.
Tutte e tre le liste di candidati insistono sul rinnovamento, parola troppo semplice e complicata da spiegare. Ma se nel gruppo Ubi tutto va bene, cosa c’è da rinnovare secondo Lei?
“E’ necessario aumentare la condivisione e la fiducia dei piccoli risparmiatori, dei Clienti e dei dipendenti della Banca promuovendo trasparenza e rapidità di risposta e precisione; il rigore nella gestione del credito richiede anche un atteggiamento più proattivo e di vicinanza a imprese e famiglie; un nuovo modo di fare banca richiede investimenti nelle nuove tecnologie, guardando al futuro”.
Sulla sua convinzione di banca cooperativa non ci dovrebbero essere dubbi…Jannone bluffa?
“Inizialmente Jannone si era detto favorevole alla trasformazione in Spa, ora difende il modello cooperativo, Resti della terza lista si è dichiarato invece “laico” sul tema”.
Dopo la presentazione delle firme a sostegno delle liste sono scoppiati gli esposti, quello di Giorgio Jannone denuncia 16 ore di controlli da parte di funzionari della banca nei confronti della propria lista, cosa è successo veramente?
“I funzionari della Banca preposti a questi controlli potranno rispondere nel merito, mi sembrano comunque problemi di natura formale”.
Quali sono, a suo avviso, i limiti del sistema bancario italiano?
“I limiti sono quelli del sistema Italia che sta vivendo il momento più difficile degli ultimi decenni: la mancanza di indirizzo politico porta alle difficoltà dell’economia reale e del sistema bancario. Essere il terzo gruppo italiano dovrebbe permetterci di resistere ed uscire dalla crisi grazie alla nostra solidità patrimoniale, alla liquidità e ai benefici che sono derivati dalla recente riorganizzazione della banca con relativo taglio di costi”.
Quando nel 2007 BPU si unì con Banca Lombarda, i rispettivi CdA negoziarono una governance che definiva “l’alternanza e l’alternatività” delle principali cariche, con una ripartizione paritaria tra bresciani e bergamaschi. Benché tale accordo non abbia mai rappresentato un vincolo giuridico, la lista presentata dal Consiglio di Sorveglianza uscente sembra continuare su questa impostazione “paritetica”. Non crede che sia proprio il rispetto di questo principio la prima causa dell’ “ingessamento” che molti additano come uno dei problemi di UBI ?
“Se l’avessi davvero trovato un ingessamento non avrei aderito all’invito rivoltomi di guidare la lista. In realtà la consuetudine dei rapporti tra esponenti ex BPU con esponenti che provengono da Banca Lombarda ha portato alla proposta di una lista di qualità, come dimostrano i curricula dei candidati”.
Si dice che proprio nello spirito dell’impostazione sopra descritta sia già stato deciso che il Presidente del Consiglio di Gestione sarà Franco Polotti. Può confermarlo ?
“Franco Polotti è designato a presiedere il nuovo Consiglio di Gestione della Banca. Il suo è un profilo di eccellenza, in linea con la politica di esprimere candidature di qualità. Faccio notare che gli altri candidati parlano di nuovo modo di far banca ma non sono in grado fino ad oggi di indicare il nome di chi sarà alla guida del Consiglio di gestione!”.
UBI sembra concentrarsi sempre più su un modello tradizionale di banca retail , una grande rete distributiva di prodotti standardizzati. In tale processo sembra fare più affidamento sulla riduzione dei costi che non sullo sviluppo dei ricavi. Avete qualche idee innovativa sul fronte dei ricavi ? Sul fronte dei costi è evidente che la principale area critica riguarda il personale: ritiene che nel prossimo futuro si dovrà procedere ad un nuovo piano esuberi?
“Il combinato e disposto dei vincoli EBA sulla patrimonializzazione delle banche e il perdurare della crisi non consente ottimismo sull’ammontare dei ricavi. Tuttavia sono già stati attivati, e andranno sviluppati e perfezionati, progetti che comprendano l’offerta di nuovi prodotti sfruttando l’evoluzione dei canali distributivi e delle nuove tecnologie. Inoltre, vogliamo inserire nell’organigramma i nuovi capi filiale, valorizzando le persone che lavorano nel Gruppo. Continuiamo a monitorare i costi ma la riorganizzazione è recente e non credo sia necessario parlare ancora di esuberi”.
Non ritiene giustificata la critica di chi lamenta un eccessiva riduzione degli impieghi, che nell’anno trascorso sono scesi di quasi il 7%?
“E’ stata una necessità per i motivi che ho illustrato precedentemente, ma ricordo che la riduzione ha riguardato il cosiddetto large corporate di gruppo (-8,9%) e di Centrobanca (-12,4%), privilegiando piccole imprese e famiglie. Spirito popolare nei fatti”.