Vivibilità, vivacità e prossimità. I risultati della prima mappatura Confcommercio Bergamo

Vivibilità, vivacità e prossimità. I risultati della prima mappatura Confcommercio Bergamo

Focus sul rapporto tra attività commerciali, pubblici esercizi e residentiUna fotografia della forza e della fragilità commerciale della Bergamasca che, in un ambito territoriale all’apparenza unitario, contiene tante realtà differenti. Confcommercio Bergamo presenta il primo lavoro di mappatura della tenuta del commercio, sulla base di tre indicatori: vivibilità (numero totale di esercizi ogni mille abitanti), vivacità (numero di bar e locali ogni mille abitanti) e prossimità (numero di esercizi commerciali di prodotti alimentari ogni mille abitanti). L’indagine fa il punto su tutto il territorio, con suddivisione per aree geografiche e bacini di riferimento (Elaborazione Confcommercio Bergamo su dati ISTAT e Camera di Commercio, al I semestre 2024).  Tra le zone indagate: la città e il suo hinterland, i centri sopra i 20.000 abitanti e i loro bacini di riferimento, le valli con le aree pedemontane, i fondovalle e le cime, zone turistiche e meno turistiche, le valli principali (Seriana e Brembana), le valli minori (Imagna, Brembilla, Taleggio, Scalve),  il Basso e l’Alto Sebino, l’Isola verso Lecco e Milano, la Val Calepio e la Val Cavallina, la pianura centrale, quella orientale verso Cremona e Brescia e quella occidentale ancora verso Milano.
In un contesto in cui gli ecosistemi commerciali sono molto più complessi rispetto a qualche decennio fa- tra una maggiore mobilità che ha accentuato gli spostamenti per lo shopping e il commercio elettronico che ormai raggiunge ogni località, anche remota-  è importante monitorare la tenuta dei territori e di ogni singolo centro storico, rapportato a chi li vive e vi risiede. L’equilibrio di sostenibilità dei negozi è basato sul bacino di utenza, sulla raggiungibilità e sull’accessibilità del negozio stesso. E se il turismo aiuta i territori, in particolare quelli montani e lacustri, a mantenere la  rete commerciale, la presenza massiccia di offerta esterna ai centri storici erode il tessuto storico commerciale. “La presenza di negozi, locali e attività impatta sulla qualità della vita di tutti- sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo- oltre al vantaggio immediato di mantenimento di sicurezza e vivacità di ogni località. Un presidio sociale e urbano da difendere, che pone l’urgenza di adottare scelte politiche coraggiose. Il sostegno della Regione ai distretti del commercio è fondamentale, ma non basta. Servono logiche sovracomunali e strategie comuni. E poi ci troviamo con leggi obsolete, vecchie 26 anni,  come il Decreto Bersani che non hanno fatto che impoverire il territorio, prima ancora del commercio elettronico. Servono strumenti adeguati e argini politici: va preso atto e coscienza del progressivo invecchiamento della popolazione e del valore della prossimità, anche in chiave di tutela e sostenibilità ambientale”. Non mancano esempi virtuosi, a partire dalla vicina Francia, che suggeriscono la possibilità di adottare politiche di sostegno concreto a salvaguardia del tessuto commerciale, che va di pari passo con la tenuta sociale: “Il modello francese prevede un fondo strutturale a sostegno del commercio di prossimità, grazie a una visione che mette in stretta correlazione la vivibilità e l’appeal di centri storici e quartieri con la rete di negozi esistente – sottolinea il direttore Confcommercio Bergamo Oscar Fusini– . Purtroppo ci troviamo davanti a soluzioni infelici, a partire dall’ennesima apertura di medie e grandi superfici in aree già sature, come l’ultima annunciata a Capriate: servono scelte a lungo termine, il meccanismo degli oneri di urbanizzazione porta con sè la miopia di scelte a breve termine, mentre attorno si impoverisce e prosciuga il commercio esistente. E si creano edifici destinati con forti probabilità a rimanere vuoti e da riqualificare in futuro, come sta avvenendo con i mall americani”. Il sistema va ripensato: “In gioco c’è la sopravvivenza dei centri storici e dei piccoli comuni- continua Zambonelli-. Balzò agli onori della cronaca il caso di Torre de Roveri, con assistenti sociali costretti a uscire dal comune per assicurare la spesa agli anziani e persone in carico”.

Vivibilità dei territori: in città e a Treviglio la maggior concentrazione di negozi. Clusone e il Basso Sebino tengono grazie al turismo. In montagna criticità nell’Asta del Serio, tiene la Val di Scalve, come la Val Brembana, Serina e l’Altopiano di Selvino. Nella  Bassa tessuto debole a Bonate e nell’area di Cologno al Serio e Martinengo

La città e il comune di Treviglio mantengono una concentrazione di negozi molto più alta e continuano a rappresentare un  richiamo commerciale per lavoratori, studenti e consumatori residenti anche in altre aree. La città di Bergamo con 33,7 negozi ogni 1.000 abitanti ha una densità doppia rispetto agli altri centri della provincia sopra i 20.000 abitanti. A presentare  l’indice più basso tra i centri principali – probabilmente  per l’immediata vicinanza alla città- è Seriate che, nonostante i 25.560 residenti presenta 14,7 attività ogni 1000 abitanti. Meglio, tra i comuni più grandi, Romano di Lombardia, con 346 attività per 20.755 residenti, 16,7 ogni 1000 abitanti; anche Caravaggio ha più di 16 negozi (16,1) per i 16.338 residenti.
Nel territori si evidenziano, grazie al turismo, la forza di Clusone e del suo circondario e il Basso Sebino, da Castelli Calepio fino a Sarnico. In montagna  non mancano le criticità, nel territorio del distretto commerciale “Asta del Serio” ( Villa d’Ogna, Ardesio e Valbondione) e in pianura, il distretto di “Lexena” (Bonate Sopra, Bonate Sotto e Presezzo) e  l’area afferente al distretto “Borghi e tradizioni della Bassa” ( Cividate al Piano, Palosco, Martinengo, Mornico al Serio) e il distretto del commercio “Castelli e fontanili della bassa” (Bariano, Castel Rozzone, Cologno al Serio, Fornovo San Giovanni, Lurano, Morengo, Mozzanica, Pagazzano,  Spirano e Urgnano).
Tengono come tessuto commerciale, pur con bacini modesti e quindi con grande resilienza la Valle di Scalve e il distretto “Fontium e Mercatorum” che comprende la Val Brembana  e l’Altopiano di Selvino e la Val Serina (con San Pellegrino Terme capofila, Algua, Aviatico, Bracca, Branzi, Camerata Cornello, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Isola di Fronda, Lenna, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Roncobello, San Giovanni Bianco, Selvino e Serina),  grazie al turismo e alla distanza dagli altri territori.

Prossimità dei territori: Bergamo, Treviglio e Romano tengono. Bene la Val Brembana e la Val di Scalve. Debole l’Asta del Serio.  Isola Bergamasca a rischio desertificazione. A Dalmine solo 1,4 negozi ogni 1.000 abitanti

Venendo all’indice di prossimità, ossia al numero di negozi alimentari ogni 1.000 abitanti, è ancora la città ad avere l’indice più alto pari a 3, un dato ancora molto vicino a quello di Treviglio, dove si attesta a  2,5. In questo aspetto tiene l’indice di Romano di Lombardia a 2,6 ( con 55 alimentari per 20.755 abitanti) e anche quello di Seriate, a 2,3 (58 alimentari per 25.560 abitanti). Il dato più basso, tra i centri maggiori, è quello di Caravaggio, con 2 negozi ogni 1.000 abitanti (33 negozi per 16.338 residenti).
In montagna sono forti le aree con maggiore distanza dalle grandi aree commerciali e grande distribuzione organizzata: la porta della Val Brembana (con Zogno Sedrina e la Val Brembilla), con un indice superiore a quello della città, con 3,8 alimentari ogni 1.000 abitanti (45 insegne per 11.872 residenti); bene il distretto “Fontium et mercatorum”  che comprende  la Val Brembana  e l’Altopiano di Selvino e la Val Serina (con San Pellegrino Terme capofila, Algua, Aviatico, Bracca, Branzi, Camerata Cornello, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Isola di Fronda, Lenna, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Roncobello, San Giovanni Bianco, Selvino e Serina), con un indice a 3,7 (77 negozi per 20.828 residenti). Tiene anche  la Valle di Scalve, dove i consumatori conservano ancora l’abitudine dell’acquisto nei negozi tradizionali e un po’ di turismo supporta ancora la tenuta dei negozi alimentari: l’indice è a 5, con ben 20 attività per 3.999 abitanti.  Deboli per la spesa di tutti i giorni è l’ “Asta del Serio” ( Villa d’Ogna, Ardesio e Valbondione), con  1,4 negozi ogni 1.000 abitanti. A rischio di desertificazione di market e punti vendita alimentari è tutta l’Isola bergamasca, sia nel distretto che comprende Sotto il Monte e Calusco, sia nella vasta area “Ville e torri dell’isola” (che comprende Ponte San Pietro, Brembate Sopra fino a Terno d’Isola) e nel distretto dei “Colli del Brembo” (da Curno ad Almé) e il mega distretto di Dalmine dove la presenza di gdo è massiccia. Proprio in questa grande area intorno alla città c’è il rischio di una forte desertificazione commerciale nei centri storici dei singoli comuni. Nel dettaglio, Dalmine ha 1,4 alimentari ogni 1.000 abitanti,

Vivacità dei territori: primato a sorpresa alla Val di Scalve. Bergamo, Treviglio e Romano i centri maggiori più vivaci. Spicca l’area con San Pellegrino e Selvino e la Val Brembana. Attraggono l’Alto Sebino e l’Alta Val Seriana e Clusone. Deboli le aree della Val San Martino e Bonate, Martinengo e Cologno

Il numero di pubblici esercizi, bar e ristoranti, segnala invece la vivacità e la socialità dei territori. La città, anche per il richiamo di lavoratori e turisti, mantiene il primato dei centri principali con 10,9 esercizi ogni mille abitanti. Seguono Treviglio con 7,1  e Romano di Lombardia con 6,5. Ma a sorprendere, surclassando ogni altra area, è la Valle di Scalve: con ben 49 insegne per 3.999 abitanti, presenta un indice di 12,3. E raggiunge quasi la città, con un indice a 10 (209 locali per 20.828 residenti)  l’area del Distretto “Fontium et mercatorum”, da San Pellegrino all’alta Val Brembana, all’Altopiano di Selvino e Val Serina (con San Pellegrino Terme capofila, Algua, Aviatico, Bracca, Branzi, Camerata Cornello, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Isola di Fronda, Lenna, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Roncobello, San Giovanni Bianco, Selvino e Serina). Nelle località turistiche e di villeggiatura i locali non mancano: il distretto “Lake &Hills Alto Sebino” (Lovere,  Sovere, Castro, Solto Collina e Pianico) ha 8,9 locali ogni 1.000 abitanti (131 per 14.752 residenti); in montagna  l’alta Val Seriana  con Clusone ha 7,1 insegne ogni 1.000 residenti.  Molto deboli sono invece le aree pedemontane della Val San Martino (Cisano Bergamasco e dintorni),  la zona di pianura del distretto di “Lexena” (Bonate Sopra, Bonate Sotto e Presezzo), l’area afferente al distretto “Borghi e tradizioni della bassa” (Cividate al Piano, Palosco, Martinengo, Mornico al Serio) e  “Castelli e fontanili della bassa” (Bariano, Castel Rozzone, Cologno al Serio, Fornovo San Giovanni, Lurano, Morengo, Mozzanica, Pagazzano,  Spirano e Urgnano). In questi territori è molto marcata la difficoltà del bar tradizionale e del suo ruolo di aggregazione e socialità.